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Covid-19 e lattoferrina: dopo Roberto Burioni anche Enrico Bucci la reputa inutile

Nel giro di ventiquattr’ore la relazione tra Covid-19 e lattoferrina è diventata una telenovela. Da una parte l’Università di Tor Vergata che la reputa utile come prevenzione e cura per il Coronavirus, dall’altra i nomi altisonanti di immunologi e virologi in disaccordo. E se fino a ieri all’opposizione spiccava Roberto Burioni, oggi il carico da […]

Covid-19 e lattoferrina: dopo Roberto Burioni anche Enrico Bucci la reputa inutile

Nel giro di ventiquattr’ore la relazione tra Covid-19 e lattoferrina è diventata una telenovela. Da una parte l’Università di Tor Vergata che la reputa utile come prevenzione e cura per il Coronavirus, dall’altra i nomi altisonanti di immunologi e virologi in disaccordo. E se fino a ieri all’opposizione spiccava Roberto Burioni, oggi il carico da novanta ce lo ha messo Enrico Bucci, biologo e autore del sito Cattivi Scienziati.

Il profilo Facebook di quello che è considerato uno dei cani da guardia dell’etica scientifica e della corretta informazione medica, da qualche ora è una polveriera. Si leggono infatti parole forti ma molto chiare a proposito del caso lattoferrina, giudicata completamente inutile per accelerare la guarigione da Covid-19. Un totale dietrofront rispetto ai dati della ricerca della dottoressa Elena Campione.

Secondo Bucci, ad originare cattive interpretazioni sono stati una serie di studi confusionari, dati per buoni perché diventati pubblicazioni scientifiche. Ma non solo, perché sulla scia dei risultati illustrati in questa letteratura “malfatta”, le grandi aziende farmaceutiche, produttrici di integratori di lattoferrina, avrebbero macinato miliardi di dollari.

E arriviamo però alla ricerca italiana dell’Università di Tor Vergata, l’ultimo dei link inseriti nel post di Enrico Bucci sul suo profilo Facebook. Il commento? Non lascia spazio ad interpretazioni diverse da quelle in negativo:

Se si legge un preprint in cui gli stessi autori descrivono i risultati a loro dire positivi un “clinical trial” in cui utilizzano la lattoferrina su 32 pazienti COVID-19, ci si sente ancora peggio. Nei pazienti trattati, si osserva il declino del virus nel naso a 15 e a 30 giorni dal trattamento; ma questo, guarda caso, è ben descritta come la normale dinamica virale post-infezione. Manca qualunque paragone con un gruppo di controllo costituito da pazienti identici, non trattati

Nulla da aggiungere, se non che a dispetto dei titoli sensazionalistici visti in giro, qui su Benessereblog siamo lieti di essere rimasti scettici nel trattare il caso lattoferrina. Anche se ci avrebbe fatto un immenso piacere avere torto in merito.

Covid-19 e lattoferrina: news positive dall’Università Tor Vergata, ma Burioni dissente

29 ottobre 2020

Da qualche ora sta rimbalzando da un media all’altro una notizia medica proveniente dall’Università Tor Vergata di Roma. Da una ricerca condotta dalla dottoressa Elena Campione, ci sarebbero risposte immunologiche promettenti dall’assunzione di lattoferrina, una molecola che potrebbe contrastare il Covid-19.

Lo studio è stato effettuato su un campione di un centinaio di pazienti, risultati positivi al Coronavirus ma asintomatici o paucisintomatici. La somministrazione di lattoferrina in questi soggetti avrebbe mostrato una risposta positiva da parte del sistema immunitario, migliorando la reazione di quest’ultimo al virus.

Tuttavia, la ribattuta da parte di Roberto Burioni, l’immunologo più famoso di casa nostra, non solo non ha tardato ad arrivare, ma si è dimostrata in contrasto con Tor Vergata. Dal profilo Facebook Medical Facts di Roberto Burioni, appare un contenuto che non ammette diverse interpretazioni. Si legge infatti:

Ricevo molte richieste in merito, per cui rispondo collettivamente a tutti. Non esiste nessuna evidenza clinica che indichi l’utilità della lattoferrina nel prevenire o curare COVID-19.

Lattoferrina: cos’è e perché se ne parla a proposito di Covid-19

Covid-19 e allattamento al seno

La lattoferrina è una proteina globulare che svolge attività antimicrobica e battericida all’interno del nostro organismo. Si trova principalmente nel latte, soprattutto quello vaccino e materno, tanto che per i neonati rappresenta la prima fonte di ferro assunta, ma anche la prima protezione contro gli attacchi dei virus.

Lo studio condotto da parte della dottoressa Elena Campione mirava, tra le altre cose, anche a spiegare una situazione non ancora chiara. Ossia il perché la fascia infantile, durante questi mesi di pandemia, sia stata la meno colpita dagli effetti del Covid-19. In un’intervista dello scorso luglio al Tg3, la ricercatrice aveva detto:

I bambini hanno un sistema immunitario dotato di una proteina che fa parte dell’immunità naturale che è la lattofferina. Una sostanza che il bambino eredita già nell’allattamento dalla mamma

Andando più nello specifico, la dottoressa ha di recente parlato dei due effetti che questa molecola avrebbe sul corpo:

Il primo in chiave di prevenzione, rendendoci molto più forti e quindi meno vulnerabili al contagio; il secondo in chiave di cura, perché abbiamo dimostrato che rispetto ai tempi medi di guarigione che arrivano anche a 30, 32 giorni, i pazienti ai quali viene somministrata anche la lattoferrina si negativizzano dopo 12 giorni

Ma come ammesso dalla stessa Campione, la ricerca è solo all’inizio e per uscire dall’emergenza, serve comunque il vaccino. Tuttavia, è bastata questa imbeccata per far andare sold out gli integratori di lattoferrina nelle farmacie della capitale. Perché a qualcosa, per sentirci meno vittime della situazione, noi esseri umani dobbiamo per forza aggrapparci, giusto?

Foto | Getty; iStock

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