Benessereblog Salute Malattie Cosa significa essere diabesi? Ecco i rischi della combinazione fra diabete e obesità

Cosa significa essere diabesi? Ecco i rischi della combinazione fra diabete e obesità

Grave sovrappeso e troppi zuccheri nel sangue sono un mix micidiale per la salute, ma l'attività fisica può aiutare a prevenire il problema in modo efficace

Cosa significa essere diabesi? Ecco i rischi della combinazione fra diabete e obesità

Cosa significa essere diabesi? A spiegarlo sono gli esperti riunitisi nei giorni scorsi a Roma in occasione della 1st Diabesity Prevention Conference, la prima conferenza dedicata alla prevenzione e alla cura dell’obesità e del diabete attraverso l’attività motoria e l’esercizio fisico, secondo cui in Italia i “veri diabesi”, ossia coloro che sono contemporaneamente obesi e diabetici, sono circa 2 milioni. Una condizione, questa, che minaccia gravemente la salute di chi ne soffre.

L’obesità è considerata l’anticamera del diabete e la combinazione tra le due malattie rappresenta una vera e propria epidemia dei nostri tempi, per la quale l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha persino coniato il termine diabesità

ha spiegato Paolo Sbraccia, presidente eletto Società Italiana dell’Obesità (SIO), che ha proseguito sottolineando che

il rischio di morte raddoppia ogni 5 punti di crescita dell’indice di massa corporea, il BMI: un diabetico sovrappeso raddoppia il proprio rischio di morire entro 10 anni rispetto a un diabetico di peso normale; per un diabetico obeso il rischio quadruplica.

La diabesità, quindi, rappresenta una grande minaccia per la salute. Per questo ognuno di noi dovrebbe fare tutto ciò che gli è possibile per prevenirla. Fortunatamente le armi a nostra disposizione non sono difficili da utilizzare. Per allontanare lo spettro di diabete e obesità sono infatti necessari esercizio fisico e attività motoria.

La conferma definitiva arriva probabilmente da uno studio pubblicato sul British Medical Journal del 1 ottobre 2013, condotto da Huseyin Naci, ricercatore alla London School of Economics and Political Science e alla Harvard University, e da John P. A. Ioannidis, professore alla Stanford School of Medicine

ha spiegato Sbraccia.

I risultati sono importanti a tal punto che allo studio è stato dedicato un editoriale anche dalla rivista Jama di novembre. Si tratta di una meta-analisi che ha riguardato oltre 300 mila persone; dimostra che l’esercizio fisico è efficace, in termini di riduzione della mortalità cardiovascolare o legata al diabete, quanto il trattamento farmacologico.

Anche in questo caso, quindi, non è necessario appoggiarsi solo all’aiuto offerto dai farmaci. Piuttosto, dovrebbero essere messe in atto strategie sanitarie, sociali ed economiche per promuovere l’esercizio fisico a scuola, nelle famiglie e tra i giovani.

Anche nel contesto urbano e nei luoghi di lavoro è fondamentale incentivare e creare le condizioni che favoriscono un maggior movimento

ha sottolineato Pierpaolo De Feo, presidente dell’Italian Wellness Alliance.

In ambiente sanitario, inoltre, è importante che l’attività fisica sia considerata uno strumento di cura e utilizzata per integrare dieta e terapia farmacologica.

Proprio dalla conferenza romana è scaturito un documento contenente le raccomandazioni degli esperti per promuovere in modo efficace l’attività fisica. Se siete interessati ai dettagli potete consultare qui il suo contenuto integrale.

Via | Comunicato stampa
Foto | da Flickr di thenext28days

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