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Cos’è l’allergia psicosomatica e come si riconosce

Che cosa si intende per allergia psicosomatica? Ecco il nostro esperto che risponde a tutte le nostre domande e ai nostri dubbi

Cos’è l’allergia psicosomatica e come si riconosce

Fonte immagine: Getty

Molte persone, in tutto il mondo, soffrono di reazioni allergiche, che si presentano con sintomi e per cause molto differenti. C’è un tipo di allergia che troppo spesso viene sottovalutato e stiamo parlando dell’allergia psicosomatica, che è bene conoscere per poter individuare prontamente i primi sintomi e rivolgersi allo specialista giusto per guarire o lenire eventuali disturbi.

L’allergia psicosomatica si presenta esattamente come le altre reazioni allergiche, spesso con gli stessi sintomi e le medesime modalità. La differenza, però, sta nella causa. Il corpo reagisce a un potenziale pericolo che in realtà non c’è, non esiste. Ma in cosa consiste esattamente questo disturbo e come fare per affrontarlo al meglio?

Abbiamo approfondito l’argomento insieme al Dottor Luciano Cirino, psicologo, di MioDottore, che ha aderito al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma, per poter capire cause, sintomi, cure e rimedi dell’allergia psicosomatica.

Cos’è l’allergia psicosomatica?

L’allergia psicosomatica è la reazione fisica al contatto con sostanze che la persona percepisce o ritiene dannose per il proprio organismo, ma che di fatto non lo sono.

asma allergica
Fonte: Pixabay

Quali sono i sintomi dell’allergia psicosomatica?

I sintomi sono gli stessi dell’allergia vera e propria:

  • reazioni cutanee (prurito, pomfi)
  • problemi respiratori (asma, raffreddore)
  • reazioni oculari (lacrimazione)
  • problemi digestivi (crampi allo stomaco, tensioni, meteorismo)

Quali le cause dell’allergia psicosomatica?

Le cause possono essere molte, ma hanno in comune la paura di venire a contatto con sostanze ritenute erroneamente pericolose o nocive o con elementi del mondo esterno simbolicamente rappresentate da esse.

Cause specifiche possono essere relazioni irrisolte o complicate, difficoltà sociali o in specifici ambiti di vita (famiglia o lavoro). Oppure una scorretta informazione su ciò che fa bene o fa male all’organismo.

Il meccanismo è quello dell’“effetto placebo”, ma all’inverso (effetto nocebo). Sse si pensa che una cosa faccia bene, farà effettivamente bene, anche se si tratta di semplice acqua zuccherata. Viceversa, se si pensa che una cosa farà male, si reagirà come se effettivamente si abbia assunto un veleno.

Quali i fattori di rischio?

I rischi cui è esposto chi in generale soffre di disturbi psicosomatici non sono eccessivi, proprio perché si tratta di problemi “autoprodotti” e dunque sarà possibile “disfarli”.

Tuttavia, i sintomi non sono immaginari. Il malessere vissuto è reale e il corpo è sottoposto a un effettivo stress. Pertanto, occorre intervenire non solo per alleviare i sintomi. Ma anche per evitare che le reazioni fisiche protratte nel tempo diventino croniche creando problemi maggiori (ad esempio gastrite o infiammazione intestinale).

Fonte: Pixabay

Come si diagnostica?

Si può parlare di allergia psicosomatica nel momento in cui dal punto di vista medico non vengono rilevate cause oggettive che giustifichino le reazioni manifestate.

Inoltre, il soggetto che ne soffre presenta di solito anche altri sintomi di disagio psicologico, che danno un quadro più completo della problematica e possono far pensare che l’allergia sia effettivamente una loro evidente manifestazione.

Come si cura?

Come lascia intuire la parola psico-somatica, occorre intervenire a livello fisico e psicologico. Occorre innanzitutto procedere con opportune indagini per escludere che vi siano cause oggettive dell’allergia. Se ad esempio da un test allergologico emergesse che la persona è allergica o intollerante a qualche sostanza (allergia alle graminacee, celiachia o intolleranza al glutine o al lattosio, allergia agli acari della polvere, ai peli di gatto ecc.), limitando o eliminando il contatto con esse il problema si risolverà.

Nel caso in cui invece dagli esami non si riscontrasse nulla di anomalo, questa può essere una preziosa informazione rispetto all’idea che quell’elemento faccia male. In tal caso non sarebbe necessario evitare il contatto con le sostanze ritenute dannose, anche se potrà essere momentaneamente utile per tranquillizzare il soggetto e non sottoporre il corpo a ulteriore stress.

Intanto occorre, con l’aiuto di uno psicologo (meglio se esperto in psicosomatica), cercare di capire che cosa rappresenta la sostanza “incriminata”. Attraverso un percorso psicologico sarà possibile “fare pace” interiormente, sentire di essere più forti dei problemi, non sentire il pericolo incombente derivante dall’ambiente circostante. Ciò permette di abbassare lo stato di allerta e di far tornare il corpo a funzionare normalmente, senza reazioni eccessive a stimoli particolari.

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