Allergia
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- Cos’è l’allergia
- Allergia e intolleranza: che differenza c’è?
- Allergia: cause
- Allergia: sintomi
- Fattori di rischio
- Classificazione delle allergie
- Allergia al grano
- Allergia al latte
- Allergia alle fragole
- Allergia al pomodoro
- Allergia all’uovo
- Allergia alla frutta a guscio
- Allergia alla soia
- Allergia ai crostacei
- Allergia ai molluschi
- Allergia alle graminacee
- Allergia agli acari della polvere
- Allergia al gatto
- Allergia al pelo dei cani
- Allergia da puntura di insetto
- Allergia al nichel
- Allergia al lattice
- Allergia al cloro
- Allergia ai farmaci
- Allergia al sole
- Allergia all’acqua
- Allergia alla mascherina
- Diagnosi: come capire se soffri di allergia
- Cure e rimedi
L’allergia è un disturbo molto comune che può colpire sia gli adulti che i bambini: l’Istituto Superiore di Sanità stima che in Italia ne soffra una persona su quattro.
Cibi, animali, piante, farmaci, persino l’acqua e il sole: sono tante le sostanze che possono scatenare un’allergia se le mangiamo, le inaliamo o le tocchiamo. Le allergie possono causare starnuti, lacrimazione e irritazione agli occhi, arrossamento cutaneo, ma anche arrivare a mettere a rischio la vita, come succede in caso di shock anafilattico.
Ecco perché è importante non prendere alla leggera un’allergia. È bene rivolgersi subito al medico e all’allergologo ai primi sospetti e intervenire, con le opportune misure preventive e i trattamenti più indicati, per tenere l’allergia sotto controllo.
Nella nostra guida ti spieghiamo tutto quello che devi sapere sulle allergie: i diversi tipi, i sintomi, le cause e i fattori di rischio, i test diagnostici per scoprire se ne soffri e i rimedi per affrontarle al meglio.

Cos’è l’allergia
L’allergia è una reazione del sistema immunitario a sostanze esterne considerate dannose, dette allergeni. Ne sono un esempio i pollini, il pelo di alcuni animali, determinati alimenti, la polvere, i farmaci, persino l’acqua o il sole.
L’ingestione, il contatto, l’inalazione di queste sostanze, che per la maggior parte delle persone sono innocue, provoca negli allergici una risposta anomala che si manifesta con la produzione di anticorpi.
I principali tessuti e organi coinvolti nelle reazioni allergiche sono le vie aeree inferiori, la pelle, le mucose nasali, gli occhi, l’apparato gastrointestinale.
La risposta allergica si scatena nell’arco di pochi minuti. Può causare disturbi di moderata o lieve entità, ma anche conseguenze gravi e potenzialmente fatali, come lo shock anafilattico.
Le allergie possono comparire a qualunque età, essere permanenti o transitorie e manifestarsi nei confronti di un solo allergene o di più allergeni contemporaneamente.
Allergia e intolleranza: che differenza c’è?
Qual è la differenza tra allergia e intolleranza? Il principale elemento discriminante è il ruolo del sistema immunitario.
Come abbiamo accennato, alla base dell’allergia c’è una reazione eccessiva del sistema di difesa dell’organismo che, quando entra in contatto o è esposto a determinate sostanze, produce anticorpi perché le considera nocive, quindi da contrastare.
Nel caso dell’intolleranza, invece, una sostanza provoca sintomi sgradevoli, ma senza coinvolgimento del sistema immunitario.
Da questa distinzione deriva un’altra differenza sostanziale tra allergia e intolleranza: nelle persone allergiche, la reazione può manifestarsi anche dopo un’esposizione minima alla sostanza allergizzante, mentre chi soffre di un’intolleranza, per esempio ad alcuni alimenti, può mangiarne piccole quantità senza avere disturbi.
Infine, mentre i sintomi di un’allergia sono in genere immediati e si manifestano subito dopo il contatto o l’ingestione dell’allergene, i disturbi causati da un’intolleranza possono presentarsi anche a distanza di ore. Questo rende spesso difficile individuare la sostanza responsabile dell’intolleranza.
Allergia: cause
Qual è il meccanismo che innesca un’allergia? Abbiamo detto che all’origine della reazione allergica c’è la produzione, da parte del sistema immunitario, di anticorpi contro le sostanze allergizzanti con cui entra in contatto. Si tratta di un particolare tipo di anticorpi, le immunoglobuline E (IgE), che interagiscono in modo specifico con l’allergene. Questa interazione scatena la reazione allergica e la liberazione di una serie di mediatori, primo fra tutti l’istamina. Questa molecola organica, che entra in gioco in diverse funzioni dell’organismo (processi digestivi, risposta infiammatoria, sistema nervoso), è responsabile dell’insorgenza dei sintomi dell’allergia.

Allergia: sintomi
Come riconoscere un’allergia? I sintomi variano a seconda della sostanza che li ha scatenati e possono interessare:
- le basse vie aeree: in questo caso si manifestano difficoltà respiratorie, tosse, comparsa o peggioramento dell’asma
- gli occhi: rossore, prurito, lacrimazione
- il naso: rinite (prurito, naso chiuso o che cola, starnuti)
- la cute: eritema, prurito, orticaria, desquamazione, eczema, angioedema (gonfiore di vaste aree di tessuto sottocutaneo, per esempio al volto)
- la bocca: labbra e lingua gonfie
- la gola: edema della glottide
- l’apparato gastrointestinale: prurito del cavo orale, vomito, diarrea, dolori addominali.
Nei casi più gravi, l’allergia può causare uno shock anafilattico, cioè una reazione molto seria e potenzialmente fatale che si manifesta con ipotensione, malessere, vertigini, svenimento e perdita di conoscenza.
Di norma, i sintomi delle reazioni allergiche IgE mediate sono immediati: i disturbi iniziano da pochi minuti a 1-2 ore dopo il contatto con l’allergene.
Solo la dermatite allergica da contatto, che ha all’origine un meccanismo non mediato dalle immunoglobuline E, compare in modo ritardato.
Vuoi saperne di più? Leggi il nostro articolo “Sintomi dell’allergia: i principali da riconoscere subito”.
Fattori di rischio
Alcuni fattori possono aumentare il rischio di sviluppare un’allergia. Tra questi ci sono:
- la predisposizione familiare: i figli di genitori allergici hanno maggiori probabilità di diventarlo a loro volta e il rischio cresce se entrambi i genitori soffrono di un’allergia.
- L’esposizione a sostanze allergizzanti nel corso della vita, per esempio a fumo di sigaretta e inquinanti, può favorire la sensibilizzazione allergica.
Classificazione delle allergie
I diversi tipi di allergie possono essere classificati sulla base degli allergeni che le provocano.
Tra le principali sostanze in grado di causare reazioni allergiche ci sono:
- allergeni presenti nell’aria, responsabili delle allergie respiratorie: l’esempio classico è l’allergia primaverile ai pollini, ma anche i peli di animali, gli acari della polvere e le muffe possono essere causare allergie.
- Allergeni presenti in alcuni cibi, che nei soggetti allergici provocano allergie agli alimenti. Tra gli alimenti più allergizzanti ci sono uova, latte, pesce, crostacei, frutta a guscio, grano, soia, fragole, pomodori.
- Principi attivi dei farmaci
- Componenti biologicamente attive inoculate attraverso le punture di insetti come api o vespe.
- Sostanze irritanti, come lattice, nichel, ma anche acqua.
L’esposizione all’allergene può avvenire:
- per inalazione (nel caso delle allergie respiratorie, come le allergie ai pollini)
- mediante ingestione (nelle allergie alimentari)
- per via iniettiva, nel caso delle punture di insetto
- attraverso il contatto con la cute o con le mucose (pelle, occhi), come nel caso dell’allergia all’acqua (orticaria acquagenica) o al nichel.
Dalle allergie agli alimenti alle allergie ai pollini, dall’allergia agli animali a quelle ai farmaci, esaminiamo più in dettaglio le allergie più comuni, gli allergeni che le causano e come riconoscerle, prevenirle e trattarle.

Allergia al grano
L’allergia al grano è provocata da una reazione IgE mediata del sistema immunitario, che riconosce come “nemiche” alcune proteine del frumento. Colpisce soprattutto neonati e bambini piccoli, tende a regredire con la crescita ed è piuttosto rara negli adulti.
I sintomi sono quelli tipici delle allergie alimentari: gonfiore o prurito a bocca e palato, disturbi digestivi e intestinali, eczema o orticaria. A volte possono manifestarsi anche asma e rinite e, nei casi più gravi, c’è il rischio di uno shock anafilattico. La reazione allergica è di solito immediata, ma può essere anche ritardata.
Esiste anche una forma di allergia al grano che si verifica solo se la sua assunzione avviene in concomitanza con l’esercizio fisico. Si tratta dell’anafilassi da sforzo grano-dipendente (WDEIA, dall’inglese wheat-dependent exercise-induced anaphylaxis). Anche questo tipo di allergia è dovuta alle proteine del grano, che sono tuttavia tollerate dall’organismo durante i periodi di inattività fisica.
Non c’è una cura farmacologica contro l’allergia al frumento, quindi l’unica soluzione per chi ne soffre è eliminare il grano e i derivati dalla propria alimentazione. L’esclusione deve avvenire in tutto o in parte a seconda della gravità dell’allergia. Questo significa evitare farine, fiocchi, pane, pasta, cracker, torte, ma anche insaccati, gelato, caramelle, salse, spezie, prodotti impanati pronti, che hanno il grano tra i loro ingredienti. Anche i farmaci possono occasionalmente contenere componenti del grano, quindi è bene fare un controllo prima di assumerli.
Allergia al grano e celiachia
Tra le proteine presenti nel grano c’è anche il glutine, ma è molto importante non confondere l’allergia al grano con un’altra malattia legata al glutine: la celiachia. Si tratta di due problematiche completamente diverse.
L’allergia al grano è provocata da una risposta del sistema immunitario all’allergene, a differenza della celiachia che è una malattia autoimmune in cui l’organismo non attacca le sostanze estranee ma le componenti stesse del corpo, in particolare l’intestino.
Inoltre, l’allergia al grano è scatenata da un complesso di molecole del grano diverse dal glutine (le proteine allergeniche sono di quattro tipi: globuline, gliadine, glutenine e albumine) e causa sintomi diversi.
Infine, a differenza della celiachia, l’allergia al grano è spesso transitoria e può manifestarsi non solo dopo l’ingestione del frumento, ma anche per via respiratoria e cutanea.

Allergia al latte
L’allergia al latte è una reazione causata da un’ipersensibilità immunomediata al latte e ai suoi derivati. Chi ne soffre tende a sviluppare anticorpi contro alcune proteine presenti in questo alimento.
L’assunzione anche minima del latte vaccino o dei prodotti che lo contengono causa negli allergici una serie di sintomi che possono comparire dopo pochi minuti, ma anche dopo alcune ore. Tra i disturbi che si manifestano subito ci sono problemi all’apparato gastrointestinale, come il vomito, ma anche orticaria e difficoltà respiratorie. I sintomi che fanno la loro comparsa più tardi comprendono diarrea, coliche addominali, sangue nelle feci, eruzioni cutanee pruriginose e tosse.
L’allergia al latte vaccino è l’allergia alimentare più diffusa nei primi anni di vita e tende a scomparire con la crescita. I bambini che ne soffrono sono più a rischio di sviluppare anche altre forme di allergia, come quella alle uova, alla soia, alle arachidi.
Il trattamento dell’allergia al latte prevede l’eliminazione dalla propria dieta di questo alimento e dei suoi derivati. Se l’allergia colpisce i neonati, si può fare ricorso a latti speciali, ovvero appositamente formulati per essere ipoallergenici.
L’allergia alle proteine del latte non va confusa con l’intolleranza al lattosio, che è un disturbo causato dalla carenza della lattasi, un enzima necessario per digerire questo zucchero. Come per tutte le intolleranze, anche nell’intolleranza al lattosio non entra in gioco il sistema immunitario. I sintomi, inoltre, interessano prevalentemente l’apparato gastrointestinale.

Allergia alle fragole
L’allergia alle fragole è piuttosto diffusa e colpisce soprattutto i bambini. Questi frutti primaverili, se mangiati da persone allergiche, possono scatenare disturbi sia di tipo cutaneo, sia a carico delle vie respiratorie e dell’apparato gastrointestinale.
I sintomi tipici dell’allergia alle fragole, che in genere compaiono pochi minuti dopo averle mangiate, includono rush cutanei, prurito e macchie rosse sulla pelle, orticaria, prurito alla gola e alla bocca, difficoltà respiratorie e tosse, diarrea, nausea e vomito. L’intensità dei disturbi varia da soggetto a soggetto. Nei casi più gravi l’allergia alle fragole può causare tachicardia, lingua e gola gonfie, calo di pressione e svenimento.
In chi è allergico alle fragole possono manifestarsi dei fenomeni di cross-reattività, ovvero delle reazioni allergiche ad alimenti che appartengono alla stessa famiglia, quella delle Rosacee: è il caso di mele, lamponi, pesche, more, ciliegie, pere.
Come per tutti i cibi che causano allergia, anche nel caso delle fragole il rimedio per evitare reazioni allergiche è evitare il consumo sia del frutto che dei prodotti che lo contengono, come gelati, marmellate, dolci e caramelle.
Scopri di più nel nostro articolo “Allergia alle fragole, i sintomi da riconoscere”.

Allergia al pomodoro
L’allergia al pomodoro si manifesta con una grande varietà di sintomi, più o meno gravi, che possono essere scatenati dall’ingestione, ma anche dal semplice contatto con questo ortaggio. In quest’ultimo caso, i disturbi sono più lievi, interessano la pelle e includono rush cutaneo, arrossamento, prurito e bruciore. L’ingestione del pomodoro, invece, provoca una reazione allergica più forte, con sintomi come orticaria, tumefazione di labbra e bocca, difficoltà respiratorie e asma, problemi gastrointestinali come nausea, vomito e dolori addominali. Dopo la diagnosi di allergia al pomodoro, dunque, per evitare disturbi è importante seguire una dieta che escluda completamente questo ortaggio e i prodotti derivati.

Allergia all’uovo
L’allergia all’uovo è una delle allergie alimentari più comuni tra i bambini: generalmente si manifesta durante la prima infanzia e tende a risolversi prima dell’adolescenza, anche se può accadere che perduri anche in età adulta.
È scatenata da alcune proteine presenti sia nel tuorlo che nell’albume dell’uovo, anche se l’allergia all’albume è più frequente. In risposta al contatto con queste proteine, che considera dannose, il sistema immunitario si difende rilasciando istamina e altre sostanze chimiche, che causano i sintomi dell’allergia.
I disturbi possono essere lievi ma anche gravi. Il più tipico è l’orticaria, ma l’allergia all’uovo può causare anche problemi alle vie aeree, come rinite allergica, tosse, difficoltà respiratorie e disturbi digestivi, per esempio nausea, vomito, crampi. L’unica cura, come per tutte le allergie, è l’esclusione delle uova e dei prodotti che le contengono dalla propria dieta.

Allergia alla frutta a guscio
La frutta a guscio è uno degli alimenti più a rischio di scatenare reazioni allergiche dagli esiti potenzialmente molto gravi, come lo shock anafilattico, soprattutto tra i bambini. In risposta alle proteine che contiene, il sistema immunitario reagisce in modo anomalo producendo anticorpi IgE che, circolando nel sangue, provocano la reazione allergica.
In Italia e in Europa, la più frequente tra le allergia alla frutta a guscio è quella alle nocciole, mentre negli Stati Uniti e nel Regno Unito è quella alle arachidi. Ma anche mandorle, noci, pistacchi e sesamo possono provocare allergia. Arachidi, noci e nocciole sono i frutti maggiormente associati a morte per anafilassi. Fortunatamente, le più diffuse allergie alla frutta a guscio provocano reazioni non gravi, come l’orticaria, ma è comunque importante prestare molta attenzione, specie ai più piccoli.
Una raccomandazione importante è quella di controllare sempre l’elenco degli allergeni dei prodotti, dato che la frutta a guscio è tra gli ingredienti di moltissime ricette.
Allergia alla soia
L’allergia alla soia è una delle allergie alimentari più comuni e colpisce soprattutto neonati e bambini, per poi risolversi spontaneamente nei primissimi anni di vita.
È una reazione del sistema immunitario alle proteine contenute in questo legume. I sintomi possono avere entità variabile e si manifestano subito dopo l’ingestione o il contatto con l’allergene. Tra i più comuni ci sono orticaria ed eruzione cutanea, prurito alla bocca, difficoltà respiratorie, rinite e tosse, disturbi gastrointestinali come nausea, vomito e diarrea. Nei casi più gravi, che per fortuna sono meno frequenti, l’allergia alla soia può causare una reazione anafilattica con sintomi come gonfiore alla gola, cali di pressione e shock.
Per non correre rischi, in presenza di questa allergia è fondamentale escludere dalla propria alimentazione sia i semi di soia interi che tutti i prodotti derivati dalla soia, come il tofu. L’unica eccezione è rappresentata dall’olio di soia, che in genere è così raffinato da non contenere più alcuna traccia delle proteine pericolose per gli allergici.

Allergia ai crostacei
L’allergia ai crostacei è una reazione avversa, mediata dal sistema immunitario, che si scatena dopo l’ingestione dei crostacei, come gamberi, gamberetti, scampi, mazzancolle, granchi, aragoste, cicale, astici e canocchie. Si tratta di una delle allergie più comuni e colpisce soprattutto in età adulta. I sintomi più frequenti sono di natura gastrointestinale, come diarrea, vomito, crampi allo stomaco, ma anche di tipo cutaneo, come l’orticaria, e respiratorio, come tosse e respiro sibilante. Nei casi più gravi possono comparire lingua e labbra gonfie, problemi di deglutizione, bradicardia, vertigini e stato confusionale, fino allo shock anafilattico. Chi soffre di allergia ai crostacei deve escluderli dalla propria dieta e prestare attenzione ai prodotti che potrebbero contenerli anche in tracce. Tra questi c’è il surimi industriale, tra i cui ingredienti possono essere presenti gli aromi di granchio o di altri crostacei.
Allergia ai molluschi
Come l’allergia ai crostacei, anche l’allergia ai molluschi è piuttosto diffusa. Cozze, vongole, polpo, seppie, ostriche, capesante e altri molluschi contengono alcune proteine allergeniche, in particolare tropomiosina e miosina, a cui il sistema immunitario degli allergici reagisce con la produzione di anticorpi che scatenano i sintomi classici dell’allergia. Tra questi ci sono orticaria, prurito ed eczema, viso, labbra, lingua e gola gonfi, difficoltà respiratorie, dolori addominali, diarrea, nausea e vomito. Nei casi più seri, l’allergia può causare vertigini, svenimenti e shock anafilattico.
Non necessariamente l’allergia ai molluschi e quella ai crostacei sono associate o comportano anche un’allergia al pesce. Tuttavia, per non correre rischi, è consigliabile consultare un allergologo per gli approfondimenti diagnostici del caso.

Allergia alle graminacee
L’allergia alle graminacee è una delle forme allergiche più comuni. È causata dalla dispersione nell’ambiente, e dalla conseguente inalazione, dei pollini di questa grande famiglia vegetale che comprende oltre 9.000 specie. I pollini sono rivestiti da proteine che, a contatto con le vie aeree, scatenano una reazione anomala del sistema immunitario. Tra le specie responsabili ci sono soprattutto frumento, orzo, avena, segale, mais e riso. Il picco allergico si colloca nel periodo della fioritura, tra marzo e settembre.
I sintomi tipici dell’allergia alle graminacee sono gli stessi di un comune raffreddore: starnuti, prurito al naso e agli occhi, naso che cola e congestione nasale, lacrimazione, difficoltà a respirare, eruzioni cutanee, disturbi del sonno.
È importante prevenire le reazioni allergiche cercando di evitare il più possibile gli allergeni che le scatenano. Anche il vaccino è un trattamento preventivo che prevede la somministrazione prolungata di dosi controllate dell’allergene per “abituare” il sistema immunitario e indurlo ad essere meno reattivo nei suoi confronti.
Una volta che l’attacco allergico è in corso, si può intervenire con antistaminici, farmaci broncodilatatori e corticosteroidi, decongestionanti spray.
Scopri di più nel nostro articolo “Allergia alle graminacee: sintomi, rimedi e vaccino”.
L’allergia alle graminacee è una delle allergie ai pollini più diffuse, ma non l’unica. Ci sono molte altre piante che possono causare allergie, come la betulla, il cipresso, la parietaria. Per proteggersi è importante consultare un calendario dei pollini e individuare i periodi di fioritura di ogni specie, che sono quelli a rischio allergia.
Nel nostro articolo “Allergia primaverile: 13 consigli per affrontare i pollini” ti diamo tutti i consigli utili per sopravvivere all’allergia ai pollini.
Allergia agli acari della polvere
L’allergia agli acari della polvere è una reazione del sistema immunitario causata dagli acari, insetti piccolissimi, invisibili ad occhio nudo, che vivono comunemente nella polvere delle nostre case. Questi animaletti, della stessa famiglia di ragni e zecche, si nutrono delle cellule morte della nostra pelle e si annidano nella biancheria da letto, in divani e moquette, che per loro sono l’ambiente ideale per proliferare.
Innocui per l’uomo, possono risultare molto fastidiosi per la presenza, nei loro detriti (come feci e corpi in decomposizione), di proteine allergizzanti, responsabili dei disturbi tipici dell’allergia agli acari. Tra questi, starnuti, naso che cola, prurito a naso, occhi, palato o gola, difficoltà respiratorie, lacrimazione abbondante e congiuntivite, tosse, dermatite ed eruzioni cutanee.
Oltre a contenere i sintomi con antistaminici o spray nasali decongestionanti, è importante prevenire per quanto possibile le reazioni allergiche con alcuni accorgimenti che aiutano a ridurre il più possibile la polvere in casa. Tra questi, cambiare le lenzuola una volta alla settimana e arieggiare frequentemente gli ambienti domestici.
Vuoi saperne di più su come proteggerti dall’allergia agli acari della polvere? Leggi i nostri articoli per approfondire sintomi e rimedi e scoprire qual è il periodo peggiore per gli allergici.

Allergia al gatto
L’allergia al gatto è un’allergia molto diffusa che provoca i sintomi tipici delle allergie respiratorie. Tra questi, rinite allergica con naso che cola, starnuti frequenti, arrossamento e prurito agli occhi, forte lacrimazione. Nei casi più gravi possono anche comparire disturbi come difficoltà respiratorie, tosse e altre manifestazioni tipicamente asmatiche. Questa allergia può anche causare un’orticaria da contatto.
L’allergia al gatto è comunemente chiamata “allergia al pelo di gatto”, ma in realtà a scatenarla non è il pelo, bensì una proteina, la Fel D 1, che si trova nel pelo ma anche nella saliva, nelle urine e nelle ghiandole sebacee e che può facilmente spargersi sul pelo, per esempio se l’animale si lecca.
Una curiosità: i cuccioli producono minori quantità di questa proteine, per questo l’allergia al gatto può manifestarsi anche dopo una lunga convivenza con il proprio amico felino, se lo accogliamo in famiglia quando è molto piccolo.
L’unico rimedio per prevenire l’allergia e i suoi fastidiosi sintomi è stare lontano dai gatti e dai luoghi che frequentano. Se hai un gatto che vive con te, puoi adottare una serie di misure per contenere i disturbi, per esempio evitare che frequenti la camera da letto e si appoggi su cuscini e biancheria e lavarti le mani dopo averlo toccato.
Allergia al pelo dei cani
L’allergia al cane si definisce comunemente “allergia al pelo” ma, come quella al gatto, è scatenata dal contatto non solo con il pelo del cane ma anche con altre sostanze organiche dei nostri piccoli amici, come forfora, sangue, pelle, sudore, urina, saliva. Proprio la saliva contiene le concentrazioni più elevate di allergeni e risulta quindi più fastidiosa per chi è allergico.
I sintomi dell’allergia al cane sono principalmente di carattere respiratorio e includono starnuti frequenti e forte congestione nasale, prurito a naso, gola e palato, arrossamento, lacrimazione e gonfiore agli occhi, tosse, respirazione faticosa, nei casi peggiori attacchi di asma. Possono manifestarsi anche orticaria e dermatite.
Come nel caso dell’allergia al gatto, anche se sei allergico ai cani la soluzione più drastica per proteggerti dai sintomi è evitare di entrare in contatto con loro. E se a casa hai un cane? Come per i gatti, ci sono alcuni accorgimenti che possono aiutarti a limitare i fastidi. Tra questi, togliere tappeti e cuscini, sui quali il pelo del cane può depositarsi, utilizzare un aspirapolvere con appositi filtri per tenere puliti gli ambienti, togliere i peli dai vestiti con l’ausilio di rotoli adesivi, lavare e spazzolare frequentemente il cane ed evitare che entri in camera da letto. Naturalmente, per l’allergia al cane, come per quella al gatto, se queste misure non dovessero essere sufficienti l’allergologo consiglierà i trattamenti più opportuni per contenere i sintomi.

Allergia da puntura di insetto
L’allergia da puntura di insetto è una reazione alla puntura di numerosi insetti. Tra i principali insetti pungitori ci sono gli Imenotteri, ovvero apidi e vespidi, e i Ditteri, rappresentati principalmente dalle zanzare.
Mentre le punture delle zanzare possono provocare reazioni estese, ma comunque locali e tendenzialmente lievi, le punture di api e vespe possono causare una risposta allergica anche molto grave e potenzialmente fatale. Pungendo, infatti, i vari insetti inoculano diverse componenti biologicamente attive che possono avere meccanismi di azione differenti e conseguenze più o meno serie.
Le reazioni possono essere locali e causare arrossamento e gonfiore nella sede della puntura, oppure sistemiche e manifestarsi con orticaria in sedi diverse da quelle della puntura, malessere, angioedema (gonfiore a volto, palpebre e labbra), asma, nausea, vomito, abbassamento della pressione e perdita di coscienza, fino ad arrivare allo shock anafilattico.
A seconda della reazione, il trattamento dovrà essere diverso: un semplice antistaminico per via orale o una pomata cortisonica da applicare localmente nei casi più lievi, una dose di adrenalina in caso di anafilassi grave.
Allergia al nichel
L’allergia al nichel è causata da una reazione immunitaria dell’organismo al nichel, un metallo molto diffuso nell’ambiente. La sua manifestazione più tipica è la dermatite allergica da contatto. Si tratta di una malattia infiammatoria della pelle che si manifesta in media dopo 12-48 ore dall’esposizione al nichel e provoca uno sfogo cutaneo pruriginoso, spesso accompagnato da secchezza e vescicole. Gli oggetti che possono causarla sono tanti: orecchini, piercing, braccialetti, collane, orologi, chiusure lampo, cinture, occhiali, ma anche monete, chiavi e cellulari.
Nei soggetti sensibili, anche l’ingestione del nichel può causare sintomi, non solo cutanei ma anche gastrointestinali (nausea, meteorismo, dolore addominale, diarrea o stipsi). Questo quadro clinico è noto come sindrome sistemica allergica al nichel (SNAS). Quali sono gli alimenti che contengono nichel? Tra i tanti, spiccano i pomodori, i cereali integrali, i legumi, la frutta a guscio e il cacao. Diversi studi hanno confermato che seguire per qualche mese una dieta senza nichel o a basso contenuto di nichel può contribuire ad alleviare la dermatite e anche a migliorare la tolleranza nei confronti di questo metallo, permettendo di reintrodurre gli alimenti esclusi. Naturalmente, come per tutte le allergie, il trattamento più indicato deve essere individuato dallo specialista dopo la diagnosi.
Scopri di più sull’allergia al nichel, i sintomi e le cure.
Allergia al lattice
L’allergia al lattice è una reazione immunitaria anomala dell’organismo al contatto o all’inalazione di particelle di lattice di gomma naturale, le cui proteine sono allergizzanti per i soggetti sensibili.
Cos’è il lattice e dove si trova? È un materiale prodotto dalla linfa di numerose piante della famiglia delle Angiosperme. Per la sua elevata elasticità, viene utilizzato per realizzare moltissimi oggetti: guanti, giocattoli, materassi, tappeti, profilattici, mascherine chirurgiche. Solo quelli fatti in lattice naturale scatenano la reazione allergica, che non si verifica dopo l’esposizione al lattice sintetico.
I sintomi dell’allergia al lattice sono, di solito, di tipo cutaneo e includono orticaria, angioedema, arrossamento della pelle e comparsa di vescicole. A questi disturbi possono associarsi anche difficoltà respiratorie, rinite e asma. Nei casi peggiori, l’allergia al lattice può causare shock anafilattico.

Allergia al cloro
L’allergia al cloro è una reazione da sensibilizzazione scatenata dal contatto con questa sostanza chimica, che trova largo impiego come sterilizzante degli ambienti, per esempio in piscina. I sintomi sono sia cutanei che respiratori. Tra le manifestazioni cutanee ci sono prurito, arrossamento e macchie rosse sulla pelle, orticaria e bruciore agli occhi, mentre tra i disturbi alle vie respiratorie rientrano tosse, pizzicore alla gola e starnuti.
Alcuni fattori aumentano la probabilità di sviluppare un’allergia al cloro. Sono più a rischio le persone che soffrono di malattie respiratorie come l’asma e quelle che, per professione, sono più esposte a questa sostanza, come i bagnini o chi lavora per ditte di pulizie.
Per prevenire le reazioni avverse è importante adottare alcuni accorgimenti, come lavarsi accuratamente dopo il contatto con il cloro e, per chi frequenta piscine, indossare gli occhialini per proteggere gli occhi e sciacquarsi bene una volta usciti dall’acqua.

Allergia ai farmaci
L’allergia ai farmaci è una reazione avversa ad alcuni medicinali che, nei soggetti allergici, causano sintomi cutanei, come orticaria e angioedema, in genere circoscritto a labbra e palpebre, oppure sistemici, per lo più a carico degli apparati respiratorio (problemi respiratori) e cardiaco (abbassamento della pressione, svenimento). Nei casi più gravi, per fortuna rari, l’assunzione del farmaco a cui si è allergici può provocare uno shock anafilattico. Quali medicinali possono provocare un’allergia? Tra i principali ci sono:
- antibiotici a base di pennicillina
- FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei)
- anestetici
- mezzi di contrasto usati per esami con TAC e risonanza magnetica.
Una volta diagnosticata l’allergia ad un determinato farmaco, il paziente dovrà sostituirlo con le alternative suggerite dal medico.
Allergia al sole
L’allergia al sole, o fotoallergia, è una reazione del sistema immunitario all’esposizione alla luce del sole e si manifesta con eruzioni cutanee e prurito. Le cause non sono ancora del tutto chiare, anche se sembra che alla base di questa forma di allergia ci sia una risposta dell’organismo ad alcune componenti della pelle alterata dal sole, che vengono riconosciute come estranee.
Esistono diverse tipologie di allergie al sole:
- la dermatite polimorfa solare è la forma più comune, colpisce soprattutto le donne e si manifesta per la prima volta in giovane età.
- Dermatite polimorfa solare ereditaria: rispetto alla dermatite non ereditaria, ha sintomi più intensi e che compaiono più precocemente.
- La dermatite fotoallergica è un tipo di allergia al sole che si scatena quando l’esposizione alla luce solare si combina con l’azione di una sostanza chimica o un farmaco assunti o applicati sulla pelle.
- Orticaria solare: è piuttosto rara e consiste nella comparsa dell’orticaria sulla pelle dopo l’esposizione al sole.
I trattamenti dipendono dal tipo di allergia al sole di cui si soffre. In alcuni casi può bastare evitare di esporsi alla luce solare per alcuni giorni, a volte possono essere necessari gli antistaminici. Anche la fototerapia, ovvero l’esposizione graduale e ripetuta al sole in primavera e in estate, può aiutare a ridurre la reattività ai raggi solari.

Allergia all’acqua
L’allergia all’acqua è una forma rara di orticaria, detta orticaria acquagenica, scatenata dal contatto della cute con l’acqua. Provoca prurito, rossore e pomfi simili a quelli causati dalle punture di zanzara e può interessare tutto il corpo, anche se in genere risparmia i palmi delle mani e le piante dei piedi. Nei soggetti predisposti si manifesta indipendentemente dal tipo di acqua (dolce o salata) e dalla sua temperatura. In genere, comunque, tende a scompare spontaneamente in mezz’ora una volta che la pelle non è più a contatto con l’acqua.
Allergia alla mascherina
L’allergia alla mascherina è un disturbo diventato frequente con la pandemia di Covid-19, che ha costretto a un utilizzo prolungato delle mascherine come dispositivo di protezione dal contagio.
In realtà non è una vera e propria allergia, ma piuttosto una forma di irritazione e infiammazione scatenata dal contatto della mascherina con la pelle del viso. Le cause sono l’umidità dovuta al calore del respiro e lo sfregamento del tessuto sul volto.
Si manifesta con sintomi come rossore e prurito. Può causare anche acne, specie in chi ha la pelle grassa, a causa dell’accumulo di sebo e sudore che provoca la chiusura dei pori, ostacolando la traspirazione. Questa irritazione può anche aggravare una preesistente dermatite atopica portando allo sviluppo di sfoghi sul viso. Le soluzioni sono una buona detersione e idratazione della pelle con prodotti non aggressivi, ma emollienti e lenitivi.

Diagnosi: come capire se soffri di allergia
La diagnosi di allergia si basa su diverse tipologie di test, da scegliere anche a seconda della forma allergica che si sospetta. Ecco i principali.
Prick test cutaneo
Questo test indolore e sicuro è una delle prove allergiche più comunemente utilizzate. Si effettua posizionando sull’avambraccio diversi estratti allergenici e pungendo leggermente la pelle in modo che entri a contatto con queste sostanze. Se, entro 15 minuti, compare un pomfo simile a quelli causati dalle punture di zanzara, l’allergia può essere confermata.
Patch test
Questo test viene impiegato in presenza di sintomi da dermatite. Permette infatti di comprendere se all’origine del disturbo c’è una dermatite allergica da contatto o una dermatite irritativa.
Consiste nell’applicazione sulla pelle di cerotti contenenti estratti allergizzanti per un periodo di 48-72 ore. Se, una volta rimosso il cerotto, si osserva una reazione, allora è possibile confermare la natura allergica della dermatite. Tra le sostanze allergizzanti presenti sul cerotto ci sono metalli come il nichel, coloranti, conservanti, farmaci, sostanze presenti nei profumi e nei cosmetici.
Test di provocazione
Il test di provocazione consiste nella somministrazione diretta dell’allergene con la stessa modalità naturale di esposizione, quindi per via oculare, nasale oppure orale, per valutare la reazione dell’organismo.
Dieta di eliminazione
La dieta di eliminazione è il test che si utilizza in caso di sospetta allergia alimentare. Consiste nell’escludere dalla dieta l’alimento che si ipotizza possa causare la reazione allergica per verificare se i sintomi migliorano. Dopo alcune settimane di esclusione, l’alimento viene reintrodotto per controllare se la reazione allergica compare di nuovo.
Prick by prick test
Anche questo test viene impiegato in caso di presunta allergia alimentare. Consiste nella somministrazione di piccole quantità dell’alimento ritenuto allergizzante per osservare la reazione dell’organismo.
Analisi del sangue e dosaggio degli anticorpi
Anche le analisi del sangue sono uno degli strumenti diagnostici delle allergie IgE mediate. Attraverso un piccolo campione prelevato per via endovenosa, è infatti possibile effettuare il dosaggio degli anticorpi IgE specifici verso singoli allergeni o verso singole molecole allergeniche. Questo esame è indicato in presenza di lesioni o alterazioni della cute che non consentono di eseguire il Prick Test oppure a completamento dell’iter diagnostico.

Cure e rimedi
Dopo una diagnosi di allergia e a seconda della gravità dei sintomi, l’allergologo suggerisce i trattamenti più indicati.
I trattamenti per prevenire le allergie
Il primo rimedio è la prevenzione. È importante evitare il contatto, l’ingestione, l’inalazione delle sostanze allergizzanti per non incorrere nei sintomi tipici della reazione allergica.
Ecco qualche consiglio:
- per proteggerti dalle allergie alimentari, presta attenzione a ciò che mangi e leggi sempre le etichette per non rischiare di assumere accidentalmente un cibo a cui sei allergico.
- Contro le allergie agli animali, tieni gli animali domestici il più possibile fuori casa e lavali regolarmente.
- Contro le allergie ai pollini, evita le zone verdi nel periodo della fioritura.
- Se soffri di allergie agli acari della polvere, elimina i tappeti, utilizza biancheria da letto anallergica, cura la pulizia degli ambienti domestici.
In ottica preventiva può essere impiegato anche il vaccino, utilizzato per esempio contro le allergie ai pollini. A differenza dei farmaci, che si limitano ad alleviare i sintomi, questo trattamento consiste nella somministrazione prolungata di dosi controllate di un allergene per modulare gradualmente la risposta immunitaria a quella sostanza e ridurre il numero e l’intensità degli episodi allergici.
In caso di allergia ai pollini, la somministrazione del vaccino inizia un paio di mesi prima e prosegue per tutto il periodo di impollinazione con somministrazioni quotidiane. Il ciclo viene ripetuto per 3 anni e i suoi effetti positivi proseguono anche dopo la sospensione.
Ha un meccanismo di azione simile la terapia di desensibilizzazione orale, utilizzata nei pazienti con allergie respiratorie ai pollini e allergie alle punture di insetti. Si basa sulla lenta e graduale somministrazione dell’allergene in quantità crescenti, fino a quando l’organismo non diventa in grado di tollerarlo. L’obiettivo è ridurre o eliminare le reazioni più gravi. Questo trattamento è nella maggior parte dei casi efficace. Può, tuttavia, causare reazioni indesiderate (orticaria, edema delle labbra, tosse), quindi il suo impiego deve essere ben valutato, soprattutto nei bambini.
Come bloccare un attacco di allergia
Sono molti i rimedi che possono essere efficaci per calmare una reazione allergica. In caso di forme allergiche lievi, è possibile utilizzare:
- antistaminici: questi antagonisti dei recettori istaminici bloccano la produzione di istamina e alleviano la maggior parte dei sintomi, soprattutto prurito, starnuti e lacrimazione.
- Farmaci broncodilatatori e corticosteroidi, nebulizzati attraverso spray nasali oppure assunti per via orale sotto forma di compresse.
- Decongestionanti, disponibili sotto forma di compresse, capsule o spray nasali.
- Farmaci steroidei, che possono contribuire a ridurre l’infiammazione causata da una reazione allergica. In questa categoria rientrano spray nasali e colliri per rinite e congiuntivite, creme per eczema e dermatite da contatto, inalatori per l’asma, compresse per l’orticaria.
- Rimedi naturali, come la quercetina, un flavonoide che aiuta a controllare i sintomi, la vitamina C, che placa il rilascio di istamina da parte dell’organismo, e il ribes nero, che deve essere assunto uno o due mesi prima del periodo delle allergie, per modulare la risposta immunitaria.
In caso di reazioni allergiche più severe, come lo shock anafilattico, bisogna invece intervenire con una terapia salvavita. La più efficace è l’adrenalina autoiniettabile, da somministrare con un autoiniettore di epinefrina (EpiPen). È fondamentale che le persone che sanno di essere a rischio di reazioni allergiche potenzialmente gravi portino con sé questi dispositivi, sappiano usarli e iniettino l’adrenalina alla comparsa dei primi sintomi. È anche utile che tutte le persone vicine agli allergici, dai familiari agli amici ai colleghi di lavoro, siano in grado di utilizzare questi strumenti, specie se l’allergia colpisce i bambini.
L’allergia, dunque, non è solo fastidiosa, può diventare anche molto pericolosa. Per questo va gestita con attenzione e qualche precauzione, senza trascurarla o sottovalutarla. In questo modo è possibile ridurre al minimo i disagi causati da questo disturbo e proteggersi dalle conseguenze più serie.