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Tumore alla prostata, a scovarlo ci pensano i cani anticancro

Cani anticancro per scovare il tumore alla prostata: la proposta tutta italiana presentata al congresso nazionale dell'Associazione urologi italiani

Tumore alla prostata, a scovarlo ci pensano i cani anticancro

Passare dai cani antidroga ai cani anticancro? L’idea potrebbe sembrare bizzarra, ma secondo quanto è emerso durante il diciannovesimo Congresso nazionale dell’Associazione urologi italiani di Genova potrebbe trovare un’applicazione pratica nella diagnosi del tumore alla prostata.

Un gruppo di esperti sta, infatti, addestrando presso il Centro cinofilo nazionale di Grosseto un pastore belga e un pastore tedesco perché riescano a riconoscere la presenza di questo tipo di cancro dall’odore dell’urina. Al termine di uno studio che sarà seguito da Gianluigi Taverna, medico dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano), insieme a Lorenzo Tidu, tenente colonnello del Centro militare veterinario dell’Esercito, un’équipe di medici, biologi e veterinari verificherà se i risultati dell’addestramento saranno abbastanza incoraggianti da essere la base per uno studio più ampio.

L’idea di ricorrere all’aiuto dei cani in ambito medico non è del tutto nuova. Uno studio francese del 2010 ha già portato a ipotizzare che i cani possano riconoscere il tumore alla prostata e oggi la metodica è considerata attendibile nel 91% dei casi.

Le applicazioni di questo metodo non si limitano a questo tipo di cancro. In uno studio pubblicato sull’European Respiratory Journal un gruppo di ricercatori dello Schillerhoehe Hospital di Gerlingen (Germania) ha dimostrato che i cani antidroga potrebbero aiutare a rilevare la presenza di un tumore ai polmoni nelle sue fasi iniziali perché riconoscono la presenza nel respiro del paziente di composti volatili specifici del tessuto polmonare.

Nel caso del tumore alla prostata i cani addestrati sono gli stessi che aiutano i militari a rilevare la presenza di esplosivi. Non è, però, detto che saranno gli animali a scovare i tumori: l’obiettivo finale è, infatti, riuscire a mettere a punto “nasi elettronici” da utilizzare nella diagnosi.

Via | Adnkronos
Foto | Flickr

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