Seno
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Il seno è una componente fortemente simbolica del corpo di una donna, che si evolve con lei e scandisce le tappe più importanti della sua vita, dalla pubertà, alla gravidanza, alla menopausa. Rappresenta la femminilità, la seduzione, ma anche la maternità, quindi è importante prendersene cura per proteggere il suo delicato equilibrio. Il seno, infatti, può essere interessato da problematiche più o meno fastidiose o gravi, che è bene saper prevenire e riconoscere.
In questo articolo, ti spiegheremo come è fatto il seno e quali funzioni svolge, illustrando anche le principali differenze tra seno femminile e seno maschile: anche l’uomo, infatti, è dotato di mammelle, anche se sono meno sviluppate e hanno delle caratteristiche e un ruolo diversi da quelli delle mammelle femminili.
Approfondiremo poi le principali malattie che possono colpire il seno, i loro sintomi, le terapie più appropriate per curarle e le strategie per prevenirle.
Seno: cos’è
Il seno della donna è una struttura anatomica complessa posizionata sulla parete anteriore del torace, nella regione pettorale. È costituito da due organi in rilievo, simmetrici, le mammelle, poste sul muscolo grande pettorale e composte da un insieme di ghiandole, tessuto adiposo, tessuto connettivo e cute.
Le ghiandole mammarie sono il nucleo principale di ciascuna mammella e sono organizzate in lobuli, uniti tra loro a formare una struttura più grande, il lobo: in un seno, ci sono da 15 a 20 lobi. Nella mammella sono presenti anche una serie di dotti, detti galattofori (o lattifori), piccoli tubi che quando la donna allatta portano il latte dai lobuli fino al capezzolo. Per la funzione secretiva del latte che svolgono durante l’allattamento, le ghiandole mammarie possono essere considerate ghiandole accessorie del sistema riproduttivo femminile.

Anatomia del seno
Il seno si compone di due macro regioni:
- il corpo circolare, che rappresenta la parte più grande e prominente
- la coda ascellare, cioè la parte più piccola, che si sviluppa lungo il bordo laterale inferiore del muscolo grande pettorale verso la fossa ascellare.
La forma del seno è variabile da donna a donna e dipende dalla composizione e dall’organizzazione dei tessuti. A seconda della costituzione fisica individuale, per esempio, può essere prevalente il tessuto adiposo oppure quello ghiandolare.
Anche le diverse fasi della vita di una donna determinano dei cambiamenti, sia nella forma che nel volume del seno. Ad influenzarli, sono, in particolare:
- il ciclo mestruale
- la gravidanza e il parto
- l’allattamento
- la menopausa.
Anche le variazioni del peso corporeo e l’assunzione di alcuni farmaci possono comportare cambiamenti nell’aspetto del seno.
Struttura interna
Il seno è composto da due ghiandole mammarie. Si tratta di ghiandole esocrine (come quelle sudoripare o quelle salivari), ovvero di ghiandole che rilasciano il loro secreto, mediante un apposito canale, sulla superficie della pelle: in questo caso si tratta del latte, che il seno produce durante l’allattamento.
Ogni ghiandola mammaria, che rappresenta il nucleo di ciascuna mammella, è formata da 15-20 lobi, costituiti a loro volta da lobuli che si uniscono a formare queste strutture più complesse.
Ogni lobulo è drenato da sottili canali, detti dotti galattofori, lattiferi o mammari, che confluiscono fino al capezzolo e hanno il compito di trasportare il latte materno all’esterno durante l’allattamento.
Le ghiandole mammarie sono circondate da uno stroma di tessuto connettivo, una struttura che svolge un ruolo sia di supporto che di protezione grazie alle sue componenti fibrosa e grassa.
Lo stroma fibroso sostiene la ghiandola mammaria grazie a legamenti sospensori, detti legamenti di Cooper. Questi tessuti connettivi attaccano e fissano il seno al derma, che avvolge le mammelle, e alla fascia pettorale sottostante.
La componente grassa dello stroma, invece, protegge e isola il tessuto ghiandolare. Qui si trova una fitta rete di vene, arterie, dotti linfatici e nervi che avvolgono il seno.
Il seno poggia sul muscolo pettorale, a cui lo saldano i legamenti sospensori, ma non ha muscoli veri e propri. Le sole fibre muscolari presenti sulla mammella sono quelle lisce che si trovano sul capezzolo e intorno ai dotti lattiferi, dove favoriscono l’espulsione del latte quando il neonato succhia.

Struttura esterna
Sulla sommità di ciascuna mammella si trova il capezzolo, una sporgenza di forma conica o cilindrica le cui dimensioni sono, di solito, proporzionali a quelle del seno: in media, ha un’altezza di 10-12 mm e un diametro di 9-10 mm.
Il capezzolo è rivestito di cute, sulla cui superficie si possono osservare fossette, papille e i piccoli orifizi di sbocco dei 15-20 dotti galattofori che vi si aprono.
Come abbiamo accennato, il capezzolo è composto anche da tessuto muscolare liscio, responsabile della sua erezione, che avviene per favorire l’allattamento, ma anche in caso di eccitazione sessuale o in risposta al freddo.
Il capezzolo è circondato dall’areola mammaria, una porzione di cute glabra (anche se in alcuni casi possono essere presenti bulbi piliferi e, di conseguenza, peli) e pigmentata, di forma circolare di circa 2-5 cm di diametro. Sull’areola possono comparire delle piccole sporgenze, i tubercoli di Montgomery, visibili quando le omonime ghiandole sebacee che si trovano al di sotto aumentano di volume: questo fenomeno si verifica soprattutto durante il ciclo mestruale, durante la pubertà e in gravidanza. Le ghiandole di Montgomery giocano un ruolo molto importante soprattutto durante l’allattamento, quando il sebo che producono serve a mantenere morbida la pelle del seno, favorendo la suzione del neonato, e a disinfettare l’area del capezzolo e dell’areola, dove il bambino si attaccherà per succhiare.
Anche il capezzolo, come il seno, subisce dei cambiamenti nelle diverse fasi della vita della donna. Durante i primi anni ha dimensioni ridotte, mentre aumenta di volume in gravidanza e in allattamento, quando raggiunge il massimo sviluppo e diventa più prominente e pigmentato.
Fisiologia del seno
Dal punto di vista fisiologico, la principale funzione del seno consiste nella produzione e nella secrezione del latte per rendere possibile l’allattamento materno del neonato subito dopo la nascita.
Questo processo è regolato dagli ormoni prolattina e ossitocina, secreti dall’ipofisi. Dopo il parto si verifica un calo degli estrogeni e del progesterone, che rende possibile l’effetto stimolante della prolattina sulla secrezione del latte e, quindi, la sua produzione (lattazione).
Nelle mammelle, il latte viene prodotto e stoccato negli alveoli mammari, piccole cavità da cui, attraverso i dotti galattofori, raggiunge i capezzoli. La suzione, cioè l’atto di succhiare da parte del neonato, attiva degli impulsi nervosi che, nel cervello della mamma, stimolano la produzione di ossitocina. Questo ormone provoca la contrazione delle cellule che circondano gli alveoli, spingendo il latte a scorrere attraverso i dotti e a fuoriuscire dal capezzolo (riflesso ossitocinico). La fuoriuscita del latte, che si chiama eiezione, costituisce il principale scopo fisiologico dei capezzoli e rende possibile l’inizio dell’allattamento al seno.
Che differenza c’è tra seno maschile e seno femminile
Anche l’uomo è dotato di mammelle, che sono meno sviluppate di quelle femminili per effetto degli ormoni maschili, che dopo la pubertà controllano la crescita di questi tessuti.
La struttura ghiandolare del seno maschile è costituita da un numero inferiore di lobuli e da tessuto adiposo in quantità più scarse. I dotti lattiferi, non dovendo svolgere una funzione di trasporto del latte, sono più brevi e privi di vere ramificazioni. Come quelle della donna, anche le mammelle dell’uomo sono avvolte da uno stroma di tessuto connettivo e attraversate da vasi sanguigni e linfatici.
Esternamente è presente un capezzolo, circondato da un’areola, ma di dimensioni più contenute rispetto a quello femminili.

Le principali malattie del seno
Il seno può essere interessato da numerose problematiche di salute: si tratta di disturbi o di vere e proprie patologie che colpiscono soprattutto la donna, anche se in alcuni casi e in misura minore possono riguardare anche l’uomo, e che a volte sono collegati a particolari fasi della vita, per esempio all’allattamento.
Approfondiamo le principali malattie del seno.
Tumore al seno
Il tumore al seno è la neoplasia più frequente nella popolazione femminile. In Italia, secondo i dati del report “I numeri del cancro in Italia 2021” a cura di AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) e AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), nel 2020 sono stati diagnosticati circa 55.000 nuovi casi di cancro al seno tra le donne. Una donna italiana su 9, quindi, nell’arco della sua vita è colpita dal carcinoma alla mammella. Questo tumore può interessare anche gli uomini, che hanno piccole quantità di tessuto mammario, ma si tratta di un’eventualità molto rara.
Esistono diversi tipi di tumore al seno, che si sviluppano in differenti aree della mammella e sono classificati in tumori invasivi e non invasivi a seconda della loro capacità di diffondersi.
La forma non invasiva più comune (denominata carcinoma mammario in situ) in genere ha origine dai dotti lattiferi e non si manifesta con un nodulo palpabile al tatto, ma viene scoperta durante una mammografia.
Le forme invasive di tumore al seno comprendono il carcinoma lobulare infiltrante, più raro, e il carcinoma duttale infiltrante, che rappresenta oltre i tre quarti di tutti i tumori della mammella. Entrambi questi tipi di carcinoma riescono a propagarsi ad altri organi del corpo.
I controlli per la prevenzione del cancro al seno
La prevenzione permette di scoprire il tumore al seno nelle sue fasi iniziali, di fare ricorso a terapie meno aggressive e di aumentare le possibilità di sopravvivenza: nella maggior parte dei casi, un cancro alla mammella diagnosticato precocemente è un cancro che può essere curato. Quali sono i controlli da fare?
Una volta all’anno, a partire dai 20 anni, è consigliabile sottoporsi a una visita dal ginecologo o dal senologo per un esame clinico della mammella. Grazie a questa valutazione, è possibile individuare noduli o altre anomalie che richiedono un approfondimento, per esempio attraverso un’ecografia mammaria.
Per tutte le donne tra i 50 e i 69 anni, la fascia di età più a rischio, (ma in alcune Regioni, come la Toscana, già a partire dai 50) è inoltre previsto un programma di screening gratuito offerto dal Servizio Sanitario Nazionale. Ogni due anni, è possibile effettuare una mammografia, l’esame più affidabile per diagnosticare la maggior parte dei tumori alla mammella in fase iniziale, prima ancora che siano palpabili.
È importante anche eseguire regolarmente l’autopalpazione, un esame facile, che ogni donna può fare a casa e che permette di cogliere eventuali cambiamenti nel seno.

Trattamento e terapie
La diagnosi precoce e terapie sempre più all’avanguardia hanno permesso di migliorare le possibilità di guarigione e l’aspettativa di vita a 5 anni dall’accertamento del tumore al seno. Consentono infatti di individuare la malattia in fase iniziale, quando il trattamento chirurgico può essere più spesso conservativo, ovvero limitarsi all’asportazione del tumore e dei tessuti circostanti.
La chirurgia demolitiva (mastectomia), che consiste nell’asportazione dell’intera mammella, può invece essere raccomandata in presenza di una massa tumorale di grandi dimensioni o se il tumore interessa più punti della mammella. Per ridurre il rischio di recidive e aumentare le probabilità di guarigione, dopo la chirurgia viene in genere proposto un trattamento sistemico adiuvante (chemioterapia, terapia ormonale).
La mastectomia può essere seguita dalla chirurgia cosiddetta ricostruttiva per rimodellare la mammella usando il tessuto di un’altra parte del corpo (lipofilling al seno) o impiantando una protesi.
Vuoi saperne di più? Nel nostro articolo sul tumore al seno ti spieghiamo le cause e i fattori di rischio, i sintomi e i campanelli d’allarme da riconoscere, le cure e le buone abitudini da adottare per prevenire questa patologia.
Fibroadenoma
Il fibroadenoma è il tumore benigno al seno più diffuso tra le donne. Tende a formarsi in età fertile ed è più frequente al di sotto dei 30 anni. Si manifesta come un nodulo isolato, duro al tatto e dai margini ben definiti, che di solito si muove facilmente sotto alla pelle e non provoca dolore.
Questa forma di tumore non comporta un aumentato rischio di sviluppare il carcinoma mammario e, di solito, una volta accertato il carattere benigno del nodulo, non prevede alcun trattamento, solo il monitoraggio della sua evoluzione. Tuttavia, nel caso in cui il fibroadenoma dovesse essere doloroso o aumentare di volume oltre i 3 cm, può essere valutata la sua asportazione chirurgica.
Scopri di più sul fibroadenoma al seno.

Nodulo al seno
Il nodulo al seno è una delle condizioni più temute dalle donne perché potenziale spia di un tumore. In realtà, l’eventualità che i noduli mammari siano il sintomo di una neoplasia di natura maligna è piuttosto rara, ma è comunque importante non sottovalutarli se, al tatto o durante una visita di controllo, ci si accorge della loro presenza.
Queste alterazioni localizzate del tessuto mammario appaiono come una pallina sottocutanea che può avere varie dimensioni, di solito è visibile e palpabile e caratterizzata da una certa compattezza ed elasticità.
I noduli al seno possono causare o meno dolore ed essere accompagnati da altri disturbi, come cambiamenti nella forma, nelle dimensioni o nell’aspetto del seno o arrossamenti della pelle, secrezioni dai capezzoli e tensione al seno.
In presenza di qualunque anomalia è bene consultare il medico per un controllo, utile per comprendere la natura del nodulo e come trattarlo.
Scopri di più sul nodulo al seno e su quando preoccuparsi.
Cisti
Le cisti al seno, o cisti mammarie, sono le formazioni benigne del seno più comuni. Interessano circa un terzo delle donne di età compresa tra i 30 e i 50 anni e hanno un’incidenza maggiore intorno ai 40 anni, mentre sono meno diffuse dopo la menopausa.
Si presentano come piccole sacche o cavità piene di liquido (anche se possono esserne prive), hanno bordi esterni ben definiti e una natura generalmente benigna, ma è comunque opportuno monitorarle. Possono manifestarsi con sintomi come senso di tensione e dolore al seno, in genere accentuati nel periodo premestruale. All’origine della formazione delle cisti sembrano esserci variazioni dei livelli ormonali e cambiamenti del tessuto mammario. In linea generale non richiedono alcun trattamento particolare: solo se sono così grandi da esercitare una pressione fastidiosa, può essere utile drenarle con una procedura molto semplice, l’agocentesi.
Le problematiche del seno tipiche dell’allattamento
Durante l’allattamento, il seno può essere interessato da alcune problematiche, non gravi né preoccupanti, ma fastidiose per la mamma.
Tra queste ci sono le ragadi al seno, piccole ferite che possono formarsi sul capezzolo e sull’areola che lo circonda, soprattutto durante le prime settimane di allattamento. Una delle cause più comuni delle ragadi è un errato attaccamento al seno del bambino, che succhia solo dal capezzolo e, tirandolo, provoca delle abrasioni sulla superficie. Per prevenire le lesioni è quindi importante che il piccolo introduca in bocca il seno afferrando gran parte dell’areola, non soltanto il capezzolo.
Queste screpolature, se molto dolorose, possono scoraggiare l’attaccamento del bambino al seno e rendere difficile l’allattamento.
Le ragadi rappresentano anche una potenziale porta di ingresso per i batteri e, di conseguenza, possono favorire un’infezione delle ghiandole mammarie, detta mastite, altro disturbo comune tra le mamme che allattano. Oltre alle ragadi, tra le cause della mastite c’è anche l’ingorgo mammario, che si verifica quando la mammella non riesce completamente a svuotarsi: in questa situazione, i dotti galattofori possono ostruirsi e provocare il ristagno del latte, terreno fertile per la proliferazione dei batteri. I sintomi della mastite includono arrossamento, seno gonfio, dolore, prurito, sensazione di calore al tatto, bruciore durante l’allattamento, malessere generale, febbre. In alcuni casi può comparire un ascesso.
Tra i disturbi frequenti durante l’allattamento c’è anche il galattocele, una piccola sacca contenente latte addensato che può formarsi in corrispondenza dell’areola a causa dell‘ostruzione dei dotti galattofori. In genere si tratta di una condizione che si verifica all’inizio dell’allattamento e che tende a regredire spontaneamente man mano che si procede.

Dolore al seno: è un segnale preoccupante?
Il dolore al seno, detto mastalgia, mastodinia o mammalgia, è un disturbo che può suscitare timore ma che, per fortuna, solo raramente è il sintomo di una condizione di salute preoccupante. In genere, per esempio, non è il segnale di una malattia neoplastica.
Nella maggior parte dei casi, il dolore al seno è legato alle normali fluttuazioni ormonali che interessano la donna: può verificarsi prima del ciclo mestruale (mastodinia ciclica) o durante il primo trimestre di gravidanza. Il dolore mammario può anche presentarsi in menopausa e manifestarsi sotto forma di fitte al seno, come spilli, concentrate nella parte superiore e esterna di entrambe le mammelle. In questo caso, può essere associato a bruciore, tensione e senso di pesantezza.
Una sensazione di dolore nella parte centrale del seno, dietro il capezzolo, potrebbe invece essere la spia di un nodulo mammario o di lesioni benigne alla mammella.
Come abbiamo visto, anche l’allattamento è spesso associato a disturbi che possono causare dolore al seno, dalle ragadi alla mastite.
Il seno può fare male anche per problematiche extramammarie, come la cervicalgia o la pleurite, cioè l’infiammazione della pleura, la membrana che riveste i polmoni.
La mastalgia è dunque un segnale che non deve far allarmare, ma che non va comunque sottovalutato: anche se difficilmente è la spia di un tumore, può comunque essere indice di un problema di salute da indagare e trattare.
In generale, è importante non trascurare qualsiasi sintomo sospetto e prendersi regolarmente cura della salute del proprio seno. È consigliabile sottoporsi a controlli periodici, partecipare agli screening previsti per la propria fascia di età e monitorare il seno con l’autopalpazione per individuare subito ogni cambiamento o anomalia. La prevenzione e la diagnosi precoce, infatti, sono gli strumenti più efficaci per mantenerlo sano e protetto.