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Migliorare la memoria stimolando direttamente il cervello

Contrastare il declino cognitivo stimolando direttamente le fibre nervose del cervello. Nuove frontiere della neurologia.

Migliorare la memoria stimolando direttamente il cervello


Non ricordare dove abbiamo parcheggiato l’auto, cosa dovevamo prendere in una stanza, sembrano tutte sciocchezze, ma dimenticarci le cose, quando avviene troppo spesso, è un segnale spia della perdita di colpi del nostro cervello. Le abilità cognitive calano con l’avanzare dell’età e sono sintomi di malattie come la demenza.

Parlavamo qualche giorno fa di come mantenere il cervello attivo, imparando una nuova lingua, facendo vita sociale, mangiando sano. I ricercatori dell’Università della California (UCLA) stanno andando decisamente oltre e puntano a stimolare direttamente l’area cerebrale correlata alla formazione dei ricordi.

Un procedimento che migliorerebbe la nostra memoria, ma soprattutto fornirebbe una terapia efficace al declino cognitivo che caratterizza malattie come il morbo di Alzheimer o la sopra citata demenza, in special modo quando si manifestano precocemente.

Lo studio, pubblicato di recente sul New England Journal of Medicine, parla della stimolazione della corteccia entorinale. Ogni esperienza visiva e sensoriale che viviamo passa attraverso questa porta per arrivare all’ippocampo. Le nostre cellule cerebrali devono inviare segnali attraverso questo corridoio per formare i ricordi. Ricordi che siamo in grado di richiamare alla memoria anche in un secondo momento e consapevolmente.

ricordi

Nei pazienti sottoposti alla stimolazione delle fibre nervose presenti nella corteccia entorinale, la memoria spaziale e la capacità di memorizzare nozioni sono aumentate considerevolmente. Questa sperimentazione è molto importante, dal momento che si interviene solo nel processo di apprendimento, ovvero quando stiamo memorizzando nuove informazioni, e questo è già sufficiente a permetterci di richiamare alla mente quanto memorizzato, all’occorrenza, senza ulteriori interventi.

L’obiettivo è creare delle neuro-protesi che stimolino il cervello quando stiamo elaborando i dati. Dispositivi che migliorerebbero notevolmente la qualità della vita dei 30 milioni di persone che ogni anno si ammalano di Alzheimer nel mondo e fanno fatica a svolgere anche le più banali attività quotidiane, a causa del declino cognitvo.

Via | University of California
Foto | jepoirrier; iJammin

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