Secondo un nuovo studio condotto dai membri del Center for Child and Family Policy della Duke University, i giovani che soffrono di autolesionismo hanno una probabilità tre volte maggiore di commettere reati violenti rispetto a quelli che non soffrono di questo problema. Lo studio ha anche rilevato che i giovani che si fanno del male e commettono crimini violenti (dual-harm) hanno anche maggiori probabilità di avere una storia di maltrattamento infantile alle spalle, e un minor autocontrollo rispetto a coloro che soffrono “solo” di autolesionismo.
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Alla luce di quanto emerso, gli esperti ritengono dunque che dei programmi mirati a prevenire il maltrattamento infantile o a migliorare l’autocontrollo tra i “self-harmers” potrebbero effettivamente aiutare a prevenire un eventuale crimine violento.
Per giungere a questa conclusione, gli autori dello studio pubblicato sull’American Journal of Psychiatry hanno messo a confronto i giovani che assumono comportamenti “dual-harm” e quelli che soffrono solo di autolesionismo. Per l’esattezza, gli esperti hanno seguito un campione di 2.232 gemelli, ed hanno fatto delle scoperte interessanti:
Confrontando i gemelli cresciuti nella stessa famiglia, siamo stati in grado di testare se l’autolesionismo e il crimine violento vanno di pari passo solo perché provengono dagli stessi fattori di rischio genetici o familiari. Non è così, questo significa che i giovani autolesionisti possono vedere la violenza come un modo per risolvere i problemi e iniziare a usarla contro gli altri, oltre che contro se stessi.
I ricercatori hanno inoltre scoperto che coloro che hanno commesso violenza contro se stessi e gli altri avevano maggiori probabilità di essere stati maltrattati in adolescenza, ed hanno avuto tassi più elevati di sintomi psicotici e dipendenza da sostanze.
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via | Eurekalert
Foto da iStock