Benessereblog Salute La lettera aperta di Valentina Magnanti alla stampa: “Non si parli del mio aborto ma della legge 40”

La lettera aperta di Valentina Magnanti alla stampa: “Non si parli del mio aborto ma della legge 40”

La donna che ha raccontato la pessima esperienza di un'interruzione di gravidanza all'ospedale Sandro Pertini di Roma ha diffuso un comunicato per i giornali: "Per me è importante che ci si occupi seriamente del vero problema alla base della mia storia, ovvero la legge 40."

La lettera aperta di Valentina Magnanti alla stampa: “Non si parli del mio aborto ma della legge 40”

La storia di Valentina Magnanti, la ragazza di Roma che in seguito alla scoperta di una malformazione genetica nel feto di cinque mesi di cui era incinta ha scelto di abortire andando incontro ad una vera e propria mancanza di assistenza da parte del personale dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma, ha indignato l’opinione pubblica che nella giornata di ieri ha riempito mondo reale e virtuale di discussioni accese: solo che principalmente ci si è occupato di focalizzarsi sull’aborto, del quale si parla anche in Europa in questi giorni, proprio perché alcuni articoli sulla storia di Valentina Magnanti ponevano molto l’accento su questa vicenda.

Viste le numerose richieste pervenute all’Associazione Luca Coscioni che segue il suo caso con gli avvocati Filomena Gallo e Angelo Calandrini, Valentina Magnanti ha chiesto di poter rilasciare una lettera aperta che dichiarasse le sue reali intenzioni e spiegasse la sua volontà di non apparire ulteriormente, in questi giorni, mentre la Corte Costituzionale è chiamata a rispondere sui dubbi di legittimità costituzionale sollevati dopo la sentenza iniziale del Tribunale di Roma.

Questo il suo lungo comunicato, che vi riportiamo integralmente:

Mi chiamo Valentina, la ragazza di cui tanto si parla in questi giorni.

Ho deciso, insieme a mio marito, di non rilasciare alcuna intervista, ne video né scritta, a nessuna testata giornalistica e nessun programma tv, per due ragioni.
La prima è che quello che dovevo dire l’ho già detto, e perché ripercorrere quel dolore fa ancora molto male. Quello che ho raccontato durante la conferenza stampa di lunedì 10 marzo indetta dall’Associazione Luca Coscioni spero possa servire affinché tutti sappiano che se non ci fosse stata la legge 40 con i suoi assurdi divieti tutto quello che ha riguardato me e la mia famiglia in questi anni non sarebbe mai successo.

Prima della conferenza stampa ero stata ospite, insieme a mio marito Fabrizio, di altre due trasmissioni televisive: una l’anno scorso, un’altra registrata a febbraio di quest’anno, prima dunque che si verificasse tutto l’interesse mediatico per quanto successo quattro anni fa al Pertini.

Ora, dunque, preferisco rimanere in silenzio, con l’eccezione di queste poche righe.

Per quanto riguarda l’obiezione di coscienza: i dati provenienti dalle regioni italiane e la decisione del Consiglio d’Europa parlano chiaro, non sono certo io e non voglio essere io il pretesto per sollevare agli occhi di stampa e politica la questione, che dovrebbe essere affrontata a prescindere dai casi come quello mio.

La seconda ragione è che tutta l’attenzione si è concentrata sulla vicenda dell’aborto, mentre per me è importante che ci si occupi seriamente del vero problema alla base della mia storia, che è la legge 40, e anche delle conquiste che sono state annunciate in conferenza stampa. Ora spetterà alla Corte Costituzionale decidere se abbiamo ragione oppure no.

Vorrei, da cittadina italiana, che si parlasse di questo.

Il mio dolore svanirà quando tutti i cittadini avranno gli stessi diritti

Via | Associazione Luca Coscioni

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