
Oggi si presta molta attenzione alle interazioni tra medicamenti. Pensiamo ad esempio ai malati cronici che assumono giornalmente medicine di diverso tipo.Inoltre vengono scoperti e isolati ogni giorno, nuovi composti che, agendo sul metabolismo del farmaco, possono aumentarne o inibirne l’effetto desiderato, dando luogo ad effetti collaterali o, in minor misura, ad un’assenza dell’effetto.
Uno dei punti su cui si è cercato di approfondire maggiormente è stato il ruolo di fitofarmaci e sostanze naturali in questo tipo di interazioni. Molti pensano, infatti, che assumere “qualcosa di naturale” non possa mai essere dannoso per la nostra persona; invece non è così. Tra le interazioni farmacologiche classiche è spesso presente l’iperico, pianta attualmente utilizzata contro la depressione. La tossicità dell’iperico in questo caso, o di qualsiasi altra pianta officinale, sta più che altro nella produzione di metaboliti secondari, che, pur essendo prodotti in piccole quantità , possono provocare dei danni anche molto gravi.
L’iperico, ad esempio, diminuisce l’effetto dell’immunosoppressore ciclosporina; o ancora diminuisce sostanzialmente il livello ematico di alcuni farmaci utilizzati nella cura dell’AIDS (Indinavir). Talvolta, queste sostanze responsabili di interazioni possono anche trovarsi negli alimenti; il pomodoro, ad esempio, inibisce l’aggregazione piastrinica e quindi può potenziare l’attività antiaggregante di alcuni farmaci come l’aspirina. Un consiglio è sempre, dunque, quello di parlare col proprio medico di base e discutere con lui riguardo le sostanze che si andranno ad assumere, siano esse di origine vegetale o di sintesi.
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