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Ictus: sintomi, cause, cure

Come riconoscere un ictus? Leggi quali sono i campanelli d'allarme, i sintomi da riconoscere e come comportarsi di fronte a questa emergenza medica

Ictus: sintomi, cause, cure

Fonte immagine: Pixabay

L’ictus cerebrale, anche detto “colpo apoplettico” o “attacco cerebrale”, è un evento medico molto grave, causato da una rottura o da una chiusura improvvisa di un vaso che porta sangue al cervello (arteria cerebrale). Questo fenomeno può, a sua volta, interrompere il flusso di sangue e di nutrimento verso l’organo, causandone la sofferenza e conseguenti danni alle cellule cerebrali. Si parla, in questo specifico caso, di ischemia. Quando l’ictus è provocato da una rottura di un vaso sanguigno, la presenza del sangue potrebbe invece comprimere le cellule cerebrali (emorragia cerebrale).

In questo articolo vedremo come riconoscere i segnali di un ictus, capiremo qual è la differenza fra ictus e ischemia, e quali sono le cure attualmente a disposizione.

Ictus: cause

Il significato della parola “ictus” è “colpo”. La parola deriva dal latino e traduce in modo molto chiaro quanto avviene all’interno del cervello quando, per diverse possibili cause, si registra un’interruzione del flusso di sangue o quando si verifica un’improvvisa rottura di un’arteria che porta sangue al cervello.

Come è possibile intuire, esistono diverse possibili cause dell’ictus. Di seguito vedremo quali sono le principali e le possibili conseguenze.

Ischemia cerebrale ed embolia cerebrale

Un’interruzione dell’afflusso di sangue al cervello (ictus ischemico) può essere determinata da una otturazione di una arteria cerebrale, che impedisce quindi il passaggio del sangue. Questo fenomeno (noto anche come ischemia cerebrale) rappresenta buona parte dei casi di ictus cerebrale. L’arteria che irrora il cervello può chiudersi anche a causa di un trombo (o coagulo). Il trombo può formarsi all’interno dell’arteria oppure può viaggiare nel flusso ematico partendo dal cuore o da altre aree del corpo. Si parla, in questo caso, di embolia cerebrale.

Ictus emorragico

L’ictus è detto “emorragico” quando si verifica una rottura improvvisa di un’arteria cerebrale. Solitamente questo evento è causato da una pressione arteriosa molto alta e comporta un’emorragia cerebrale. Questa condizione può essere causata anche dalla rottura di un’aneurisma, evento che interessa più spesso soggetti in giovane età.

Altre cause di ictus

Fra le altre possibili cause dell’ictus possono rientrare dei disturbi congeniti della coagulazione del sangue, il cosiddetto Forame ovale pervio (ovvero la presenza di un piccolo tunnel che collega i due atri del cuore) o la presenza di malattie reumatiche.

Fattori di rischio di ictus

Oltre a conoscere le specifiche cause che possono determinare un “colpo” o “attacco cerebrale”, è fondamentale apprendere quali sono i fattori di rischio (modificabili e non) di questo evento.

Tra i fattori di rischio sui quali possiamo agire (modificabili) rientrano:

  • Colesterolo alto
  • Pressione sanguigna alta
  • Diabete e insulino-resistenza
  • Vizio del fumo
  • Sovrappeso e obesità
  • Stile di vita sedentario
  • Eccessivo consumo di alcolici
  • Mangiare in modo scorretto, assumendo troppi cibi grassi e malsani
  • Presenza di malattie cardiache o che interessano i vasi sanguigni
  • Stress e depressione
  • Uso di droghe e sostanze stupefacenti.

Tra i fattori di rischio non modificabili dell’ictus rientrano invece l’età, la precedente storia di ictus e fattori genetici.

Ictus: sintomi

ictus
Fonte: Pixabay

Cosa succede in caso di ictus? Quali sono i sintomi di questo particolare evento medico? In realtà i sintomi di questa condizione dipendono da più fattori. Determinante sarà ad esempio la localizzazione, ovvero l’area colpita dall’ictus (solitamente la condizione colpisce infatti un solo emisfero del cervello), ma anche l’ampiezza della zona del cervello coinvolta e la velocità con cui si ottura il vaso sanguigno.

Abbiamo visto che generalmente un ictus colpisce una sola area del cervello. Poiché le fibre cerebrali controllano rispettivamente il lato opposto del corpo (organizzazione controlaterale del cervello), se l’emisfero cerebrale coinvolto è quello sinistro, i sintomi si manifesteranno sulla parte destra del corpo, e viceversa.

Una persona colpita da ictus manifesterà i sintomi in maniera molto rapida, quasi immediata. Generalmente la condizione non causa dolore (fatta eccezione per i casi di emorragia cerebrale, che comportano un improvviso mal di testa anomalo), ma provoca una serie di sintomi particolarmente evidenti, ovvero:

  1. Improvvisa perdita della forza in un’intera metà del corpo (emiplegia)
  2. Paralisi
  3. Bocca storta
  4. Formicolio su un lato del corpo
  5. Perdita di sensibilità
  6. Difficoltà nel riuscire a parlare
  7. Difficoltà visive (non riuscire a vedere da un lato o avere la vista sdoppiata)
  8. Difficoltà di deglutizione
  9. Disturbi del linguaggio e della comprensione
  10. Agitazione e stato confusionale
  11. Incapacità di riconoscere le persone o persino parti del proprio corpo, sintomo che si manifesta generalmente quando a essere colpita è l’area cerebrale sinistra
  12. Perdita di coordinazione
  13. Parziale perdita dell’udito
  14. Mal di testa forte e improvviso, sintomo più comune nei casi di ictus emorragico.

Non sempre i sintomi dell’ictus sono chiaramente riconosciuti dal paziente. Spesso la persona comprende di non sentirsi bene, ma può non intuire la gravità della situazione. Per questo motivo è importante che le persone che vi sono intorno siano in grado di riconoscere i sintomi premonitori dell’ictus e contattino immediatamente i soccorsi (chiamando il numero 112 o 118).

Attacco ischemico transitorio – TIA

Talvolta, i sintomi che abbiamo appena elencato possono durare un paio di minuti e sparire del tutto nell’arco di un’ora o un giorno. In questo caso, si dice che la persona ha avuto un Attacco ischemico transitorio (TIA), anche noto come “piccolo ictus”, un evento meno intenso rispetto agli ictus cerebrali veri e propri, ma non per questo meno pericoloso. I “transient ischemic attack”, rappresentano infatti veri e propri campanelli di allarme di un ictus a tutti gli effetti.

Cosa significa questo? Vuol dire che i sintomi devono essere riconosciuti e monitorati, e che non bisogna assolutamente sottovalutarli. Un TIA deve essere segnalato al medico, che dovrà visitare il paziente il prima possibile.

Sebbene non lascino danni cerebrali permanenti, infatti, gli attacchi ischemici transitori possono indicare che una persona è a rischio ictus, una condizione che – date le gravi conseguenze che ne conseguono – bisogna evitare attuando ben precise strategie di prevenzione.

Ictus: conseguenze e incidenza

Qual è l’aspettativa di vita dopo ictus ischemico? E quante persone vengono colpite ogni anno? Solo in Italia, questo particolare evento rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e i tumori. L’ictus rappresenta anche la prima causa assoluta di disabilità in Italia, e la seconda causa di morte nel mondo.

Si stima che, solo nel nostro Paese, circa 185.000 persone ricevano una diagnosi di colpo apoplettico ogni anno, di cui circa 35.000 sono “recidive”, ovvero ictus che si ripetono.

Questo evento medico tende a colpire soprattutto (ma non solo) le persone sopra i 70 anni di età. La condizione può però interessare anche i giovani, sebbene i casi siano molto meno frequenti in questa fascia della popolazione.

Le donne sono mediamente più a rischio rispetto agli uomini.

Quanto è grave un ictus?

Visti i dati relativi alla mortalità per ictus, è chiaro quanto questo evento sia grave e pericoloso per la vita. Si stima che circa il 10-20% dei primi casi di attacco cerebrale possano avere esiti nefasti entro un mese o entro un anno.

Molti pazienti riescono a sopravvivere a un ictus, ma riportano gravi disabilità che ne compromettono (in modo più o meno marcato) l’autonomia e l’indipendenza.

I pazienti che hanno avuto un lieve ictus potrebbero invece riuscire a recuperare la propria autonomia e funzionalità.

Diagnosi e trattamento

Fonte: Pixabay

In presenza dei sintomi che abbiamo appena visto, sarà importante chiamare immediatamente i soccorsi medici. In ospedale, gli specialisti potranno individuare i segni della condizione ed eseguire analisi di approfondimento, come gli esami del sangue e indagini di diagnostica per immagini, come la TC (Tomografica computerizzata), per stabilire il tipo di ictus, ecodoppler, elettrocardiogramma e altri test per valutare la funzionalità neurologica e fisica del paziente.

Il trattamento dovrà essere tempestivo, in modo da ridurre il più possibile le conseguenze dell’ictus a breve e a lungo termine.

In caso di ischemia cerebrale (che – lo ricordiamo – si verifica quando un’arteria viene otturata a causa di un coagulo) può essere intrapreso un trattamento noto come “trombolisi”, da eseguire entro le prime 3 ore dall’insorgenza dei sintomi, e che permette di disostruire l’arteria otturata.

Al paziente verranno quindi somministrati farmaci per fluidificare il sangue, trombolitici, antiaggreganti e anticoagulanti, che possono sciogliere il coagulo, e ripristinare il normale flusso sanguigno verso il cervello.

E’ inoltre possibile procedere con la rimozione del trombo, mediante intervento di “tromboectomia”.

Nelle persone con ictus emorragico si cercherà invece di ridurre la pressione arteriosa e di arginare l’emorragia. In presenza di aneurisma, si eseguirà un’operazione per ripristinare l’arteria danneggiata.

Quando si è fuori pericolo?

Perché il paziente possa dirsi fuori pericolo, bisogna tenere in considerazione diversi fattori, a cominciare dall’estensione e dalla localizzazione del danno. Bisogna tenere in conto la presenza di altri disturbi o patologie e, soprattutto, l’età e lo stato di salute della persona.

In seguito a un evento tanto grave, il paziente potrebbe andare incontro a disturbi la cui entità dipenderà dai fattori che abbiamo appena menzionato.

Un ictus può comportare conseguenze a lungo termine come difficoltà nel movimento, paresi degli arti, difficoltà di linguaggio o di pensiero.

Per queste persone, sono disponibili dei percorsi di riabilitazione che possono aiutare il paziente a ripristinare, seppur parzialmente, le proprie funzionalità.

La salute parte dalla prevenzione

Come puoi vedere, quello di morte per ictus è un rischio molto elevato, ed è per questo che la prevenzione si rende più che mai necessaria. E’ proprio per far conoscere le regole di prevenzione che ricorrono giornate come quella mondiale dell’ictus, un’occasione preziosa per far conoscere alla popolazione i sintomi da monitorare, le strategie di trattamento e, soprattutto, le regole per prevenire un simile evento medico.

Sapere quali sono i fattori che predispongono a un maggior rischio di sviluppare questa emergenza, ci mette in condizione di evitarli.

Ad esempio, sappiamo che è importante tenere sotto controllo la pressione sanguigna e i livelli del colesterolo. Sappiamo anche che bisogna monitorare eventuali patologie, come diabete e cardiopatie. Inoltre, sarà utile attuare una serie di comportamenti sani, come:

  • Evitare il vizio del fumo
  • Mantenere uno stile di vita attivo
  • Svolgere regolare attività fisica (almeno 30 minuti al giorno di attività aerobica)
  • Imparare a gestire i fattori di stress
  • Seguire un’alimentazione sana e bilanciata.

Cosa mangiare per evitare ischemia e ictus?

Prevenire un ictus a tavola è importante tanto quanto farlo in palestra o nello studio del medico. Per questo motivo, gli esperti di tutto il mondo consigliano sempre di mangiare in modo sano, prediligendo una dieta mediterranea o una dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension).

In generale, è da preferire un’alimentazione in cui prevalgano cibi come:

  • Frutta
  • Verdure
  • Cereali
  • Olio di oliva
  • Proteine sane
  • Latticini a basso contenuto di grassi.

Aumenta inoltre l’apporto di alimenti ricchi di Omega3, fibre, vitamine (soprattutto vitamina D, B6 e B12), calcio e potassio. Infine, sarà importante ridurre l’assunzione di bevande alcoliche e quella di insaccati, caffè e cibi calorici o ricchi di grassi di origine animale, e limitare il consumo di sale, una delle più note cause dell’ipertensione.

Fonti

  1. Humanitas
  2. Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa
  3. Manuale MSD

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