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Cos’è la malaria vivax? I sintomi e il trattamento

E' causata da una specie di plasmodio meno 'famosa' rispetto al noto falciparum. Ecco quali sono i suoi sintomi e come si cura

Cos’è la malaria vivax? I sintomi e il trattamento

Quando si pensa alla malaria il pensiero corre immediatamente al Plasmodium falciparum, ma in realtà esistono anche altre 3 specie del parassita responsabile di questa malattia, una delle quali, il Plasmodium vivax, causa la cosiddetta malaria vivax. Quali sono le differenze rispetto alla patologia scatenata dal Plasmodium falciparum?

In realtà nonostante sia meno celebre alle nostre latitudini, quella responsabile della malaria vivax è la specie più diffusa di plasmodio. In India, ad esempio, è responsabile fin del 65% dei casi di malaria. Fortunatamente, però, è meno pericolosa rispetto al Plasmodium falciparum, che si aggiudica il triste primato di specie più spesso letale.

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Sia il Plasmodium falciparum che il Plasmodium vivax sono trasmessi dalla puntura della zanzara Anophele, che inietta nella persona di cui sta succhiando il sangue i parassiti annidati nelle sue ghiandole salivari.

Una volta nell’organismo umano il plasmodio viaggia verso il fegato, dove si moltiplica all’interno degli epatociti generando una forma (i merozoiti) che una volta uscita dall’organo può entrare nei globuli rossi e riprodursi al loro interno, provocandone la morte. E’ proprio questo fenomeno a portare a febbre e brividi tipici della malattia.

Quando una zanzara si nutre del sangue di un individuo colpito dalla malaria può assumere anche merozoiti in grado di svilupparsi in forme femminili e maschili che proprio nella zanzara possono unirsi per dare il via a un nuovo ciclo di vita del parassita, che una volta insediato nelle ghiandole salivari della nuova ospite è pronto a infettare un altro essere umano.

” title=”Il ciclo vitale del plasmodio”]

La pericolosità della malattia scatenata non è però l’unica caratteristica che distingue P. falciparum da P. vivax. Quest’ultimo, ad esempio, tende a rimanere dormiente nel fegato più a lungo, anche per anni, trascorsi i quali si risveglia scatenando i sintomi della parassitosi. Inoltre il P. vivax non può sopravvivere in persone di gruppo sanguigno Duffy+, di cui è portatore il 95% degli abitanti dell’Africa occidentale. Infine, rispetto al P. falciparum questa specie di plasmodio è associata a una minore frequenza di complicanze gravi, è più frequente nelle zone temperate, ha una maggiore diffusione ed è letale solo in rari casi.

I sintomi

I sintomi scatenati dal Plasmodium vivax sono simili a quelli associati ad altre specie di plasmodio: febbre e brividi, mal di testa, debolezza, vomito e diarrea. Questi disturbi ricompaiono ciclicamente, anche mesi o anni dopo le terapie. Esistono però dei farmaci che riescono ad uccidere il parassita dormiente che si annida nel fegato.

La complicanza più frequente è invece l’ingrossamento della milza.

Il trattamento

In genere il Plasmodium vivax si combatte armati di clorochina o di primachina. Quest’ultima è il principio attivo in grado di colpire il parassita nascosto nel fegato, e quindi è la base del trattamento mirato a ridurre il rischio di recidive.

Purtroppo esistono varianti di P. vivax resistenti a questi due farmaci. Per questo per trattare la malaria vivax possono essere proposti anche altri medicinali.

Via | malariavaccine.org

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