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Vaccini e autismo: attenzione alle informazioni on line

Attenzione alle informazioni che potete trovare on line in merito alla salute. Ecco cosa spiegano gli esperti.

Vaccini e autismo: attenzione alle informazioni on line

Un nuovo studio condotto dai membri della Brighton and Sussex Medical School (BSMS) ha rilevato che le informazioni che possiamo trovare online possono essere profondamente inaffidabili, e sono spesso basate su vecchi studi scientifici privi di prove concrete. Lo studio “Notizie false o scienza debole?” è stato pubblicato sulla rivista Frontiers in Immunology, ed i suoi autori hanno cercato informazioni in merito al presunto (e ampiamente screditato) legame fra vaccini e autismo. Gli autori dello studio hanno analizzato per l’esattezza i risultati dei primi 200 siti web relativi a questo tema, ed hanno scoperto che le persone rischiano di trovare consigli e informazioni prive di fondamento su Internet, con il 10% – 24% dei siti web analizzati che avevano una posizione negativa in merito ai vaccini.

Questo studio rivela un inquinamento delle informazioni sulla salute a disposizione del pubblico, con informazioni errate che possono avere un impatto sulla salute pubblica.

Alcuni siti web contrari ai vaccini erano presenti anche nelle versioni italiana, francese, cinese mandarino, portoghese e arabo di Google.

Sebbene i vaccini siano una delle difese più efficaci contro alcune infezioni, molti vaccini sono ancora visti in modo negativo da alcuni genitori. Una delle principali cause della disinformazione che circonda la diffusione della vaccinazione è generata dalla pubblicazione, avvenuta nel 1998 ad opera dell’ex medico inglese Andrew Wakefield, di uno studio che avrebbe confermato l’esistenza di un presunto legame fra il vaccino MMR (morbillo, parotite e rosolia) e l’autismo. Nonostante il documento sia stato ritirato dai coautori, l’idea che i vaccini possano causare l’autismo è ancora in circolazione, e i genitori continuano a essere esposti a questa pericolosa forma di disinformazione.

Le organizzazioni sanitarie pubbliche

spiegano dunque gli autori dello studio

dovrebbero essere a conoscenza delle informazioni che le persone possono trovare online quando progettano campagne di vaccinazione.

via | ScienceDaily
Foto da iStock

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