Benessereblog Alimentazione Dieta sana Siete obesi dentro? Ecco quali sono i rischi da non sottovalutare

Siete obesi dentro? Ecco quali sono i rischi da non sottovalutare

Siete 'obesi dentro'? Ecco quali sono i rischi da non sottovalutare.

Siete obesi dentro? Ecco quali sono i rischi da non sottovalutare

Siete magri e longilinei? In realtà potreste essere “obesi dentro”. In che senso? A spiegarcelo sono i membri della Società Italiana di Medicina Interna (Simi), che in occasione del 119/mo Congresso Nazionale hanno rivelato che circa sei milioni di italiani sono effettivamente “obesi dentro”. In sostanza si tratta di persone che, pur essendo magre, hanno un metabolismo simile a quello di chi è in sovrappeso o obeso.

Di conseguenza, si registrerà un accumulo di depositi di grasso nel sangue o nel fegato, e ciò potrebbe mettere seriamente a rischio la salute delle persone.

I ‘magri metabolicamente obesi possono nascondere gli stessi problemi di quelli con sovrappeso

spiegano gli esperti, i quali sottolineano che i rischi riguardano innanzitutto il fegato. Chi è “obeso dentro” corre infatti il rischio di soffrire di fegato grasso, o steatoepatite non alcolica, e ciò può portare allo sviluppo di malattie croniche come cirrosi e tumore del fegato.

Diversi fattori influenzano questa condizione: dalla genetica allo stress, dalla mancanza di movimento all’eccesso di carboidrati, che aumentano l’insulino-resistenza.

Ma come fare ad evitare questo problema? Secondo gli esperti, la prima cosa da fare è adottare un sano stile di vita. Ma in alcuni casi è anche importante seguire dei trattamenti farmacologici. Fra i possibili farmaci che saranno impiegati in futuro, gli esperti segnalano gli attivatori del recettore Fxr (il principale regolatore della sintesi degli acidi biliari) e una molecola in sperimentazione, un farmaco orale agonista β-selettivo del recettore dell’ormone tiroideo.

Per entrambi questi tipi di farmaci, i primi risultati hanno già dimostrato un miglioramento dei livelli di grasso epatico nelle prime 12 settimane di trattamento.

via | Ansa
Foto da iStock

Seguici anche sui canali social