
Quando si analizzano le pratiche di coltivazione dell’olivo, è interessante osservare come due piante identiche, ottenute da talea dalla stessa branca e collocate nello stesso terreno, possano mostrare risultati diversi in base alla potatura. Immaginiamo un esperimento condotto nel 2025, dove una pianta è sottoposta a potatura annuale e l’altra non riceve alcun intervento. I risultati potrebbero rivelare che:
- l’olivo non potato presenta una produzione di drupe uguale o superiore rispetto a quello potato;
- la resa in olio è simile, con occasionali differenze a favore della pianta potato, a seconda dell’annata;
- l’alternanza di produzione rimane pressoché invariata;
- l’olivo non potato tende a crescere in altezza e foltezza, apparendo più vigoroso;
- le spese di raccolta per la pianta non potato sono significativamente più elevate, superando di gran lunga quelle per la pianta potato;
- le spese di potatura si rivelano inferiori rispetto ai costi di raccolta.
Questa analisi, sebbene semplificata, pone l’accento su un tema cruciale nell’agricoltura moderna. La potatura, infatti, non sembra incrementare la produttività di frutti né la resa in olio, né modifica l’alternanza produttiva. Ciò implica che l’incremento produttivo si raggiunge attraverso altre pratiche agronomiche, come la specializzazione della coltivazione, la lavorazione del terreno, la lotta ai parassiti e alle malattie, la concimazione, la selezione dei frutti, l’eliminazione dell’alternanza e l’irrigazione.
Importanza della potatura nell’olivicoltura
Uno degli obiettivi principali della potatura è quello di ottimizzare l’intercettazione della luce e migliorare la salute della pianta. Questa pratica riduce l’ombreggiamento reciproco tra le foglie, che può derivare da chiome troppo folte, e favorisce un’adeguata circolazione dell’aria. Un buon arieggiamento è fondamentale per prevenire la formazione di umidità , che potrebbe favorire l’insorgere di parassiti, e permette una migliore penetrazione dei trattamenti antiparassitari, specialmente quando si utilizzano atomizzatori.
È importante notare che un’illuminazione insufficiente della chioma, sotto il 20-30% della massima irradiazione luminosa, riduce i processi di fotosintesi, lo sviluppo dei germogli e la crescita dei frutti. Gli studi dimostrano che se l’intensità luminosa è inferiore al 30%, l’induzione a fiore è compromessa. Le nuove foglie sviluppate nell’anno della potatura, se non ricevono adeguata illuminazione, non raggiungono la capacità fotosintetica delle foglie cresciute in condizioni ottimali.
La potatura è quindi essenziale per stabilire un equilibrio tra foglie e legno, garantendo un corretto rapporto tra attività vegetativa e produttiva. Questo equilibrio consente la crescita di nuovi rami e lo sviluppo dei rami già pronti per la fruttificazione. Inoltre, la potatura contribuisce a creare una struttura solida in grado di sostenere il peso dei frutti e la neve, riducendo il rischio di rottura delle branche. La disposizione equilibrata dei rami lungo l’asse principale della pianta è fondamentale per garantire stabilità e salute.
Questa pratica contribuisce anche a mantenere il giusto rapporto tra superficie fogliare, radici e volume della chioma, un aspetto cruciale per le piante secolari. La potatura permette di rimuovere porzioni malate o attaccate da parassiti, preservando la salute generale della pianta. Inoltre, favorisce il rispetto della forma di allevamento e dello scheletro della pianta, essenziali per il tipo di impianto e il metodo di raccolta. Infine, facilita le operazioni colturali, in particolare la raccolta, riducendo significativamente i costi associati.
Frequenza della potatura dell’olivo
La tradizione suggerisce che l’olivo debba essere potato annualmente per garantire una gestione adeguata della pianta, evitando interventi eccessivamente drastici. Questa pratica, che richiede solo pochi tagli, può essere completata in 5-10 minuti per albero, a seconda delle dimensioni.
Negli ultimi anni, la potatura biennale è diventata sempre più comune. Questo approccio richiede interventi ogni due anni, comportando un lavoro più impegnativo che considera lo sviluppo vegetativo di due stagioni. Sebbene i costi siano più elevati, vengono distribuiti su un periodo di due anni, rendendo questa pratica più sostenibile dal punto di vista economico.
Esistono anche metodi che prevedono interventi ogni tre o quattro anni, pratica risalente all’Ottocento, ma tale scelta deve essere valutata con attenzione, considerando le strategie aziendali e i rischi agronomici, oltre a eventuali vincoli della PAC.