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Cybercondria: i rischi delle auto-diagnosi on line

Quante volte vi è capitato di avvertire un dolore, magari un semplice, ma persistente mal di testa oppure una contrazione frequente dei muscoli del corpo. Piccoli, apparentemente innocui fastidi per i quali non vale la pena mettersi in fila dal medico di base o scocciarlo con una telefonata. Molto meglio e molto più rapido, andare […]

Cybercondria: i rischi delle auto-diagnosi on line

Quante volte vi è capitato di avvertire un dolore, magari un semplice, ma persistente mal di testa oppure una contrazione frequente dei muscoli del corpo. Piccoli, apparentemente innocui fastidi per i quali non vale la pena mettersi in fila dal medico di base o scocciarlo con una telefonata. Molto meglio e molto più rapido, andare su Google o un altro motore di ricerca e digitare “contrazione muscolare” per farsi da soli un’idea di cosa abbiamo.

Dite la verità, non lo avete fatto anche voi magari anche per qualcuno a cui tenete? E’ facile, rapido, immediato e – purtroppo – anche fuorviante. Nella maggior parte dei casi, infatti, usciamo dalla navigazione on line realmente terrorizzati e con l’idea di avere una brutta malattia. E’ proprio quello che può capitare se digitiamo appunto “contrazione muscolare”. Può uscir fuori di tutto: dalla malattia di Creutzeldt-Jakob, una malattia incurabile che colpisce il cervello, alla sclerosi amiotrofica laterale. Insomma, potrebbe davvero venirci un coccolone.

Allora, magari, ci convinciamo che è meglio andare dal medico, ma poi ne restiamo delusi perchè lui dopo averci visitati, ci spiega che non è nulla di grave, magari ci dà un antifiammatorio o una pomata e tutto finisce lì. Invece no, perchè noi a questo punto non ci fidiamo di questa banalizzazione e torniamo a navigare, magari in un forum per confessare – forse con un nickname – che siamo terrorizzati e abbiamo paura di avere chissà cosa.

Un disturbo – per la verità – ce l’abbiamo davvero: si chiama Cybercondria, un termine che descrive un numero crescente di persone che si rivolgono al Dottor Google e che finiscono con lo scegliere – tra le varie diagnosi proposte – quella peggiore.

La Cybercondria è una realtà diffusa già da qualche anno, ma soltanto ora è stato oggetto di un accurato studio presso la Microsoft che ha analizzato il comportamento on line di milioni di navigatori in tutto il mondo e ha condotto un sondaggio su più di 500 impiegati Microsoft per scoprire che internet ci sta rendendo tutti molto suggestionabili e facili alla tremarella.

Un fenomeno in larga parte aggravato anche dal fatto che in rete si trova di tutto e spesso chi cerca informazioni non si preoccupa di verificarne le fonti. Eppure la soluzione alla Cybercondria non è – secondo gli esperti – rinunciare alla navigazione on line. Secondo molti medici, infatti, internet rappresenta comunque una buona fonte di informazione per i pazienti che si preoccupano molto di più della loro salute rispetto al passato e sono maggiormente in grado di fare prevenzione.

Tra le possibili soluzioni, la regolamentazione dei siti di salute. La Health on the Net Foundation (HON) ha, infatti, stilato un codice di condotta in base al quale i 6.500 siti che ne fanno parte hanno accettato di diffondere informazioni responsabili e di rendere note le fonti. E’ stato anche introdotto Medhunt, un motore di ricerca che diffonde risultati provenienti soltanto da siti di fiducia. La Fondazione sta anche lavorando ad un motore di ricerca di prossima generazione, una sorta di filtro che può essere aggiunto a Google o altri siti e che mostri agli utenti soltanto i risultati dei siti approvati.

Nel frattempo, ecco i siti ritenuti più affidabili dalla HON:

Via | The Indipendent
Foto | Flickr

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