Benessereblog Alimentazione Anisakis, segnalati casi in Puglia. Sportello dei Diritti: “In Italia sottostimati i dati ufficiali”

Anisakis, segnalati casi in Puglia. Sportello dei Diritti: “In Italia sottostimati i dati ufficiali”

Segnalati casi in puglia di Anisakis, un'infezione che si contrae quando si mangia del pesce crudo infetto. Lo Sportello dei Diritti insorge, sottolineando che in Italia la situazione è stata presa sotto gamba.

Anisakis, segnalati casi in Puglia. Sportello dei Diritti: “In Italia sottostimati i dati ufficiali”

Da Martano, in Puglia, arriva la notizia di due coniugi infettati dal batterio Anisakis, un batterio che si può contrarre se si mangia del pesce crudo infetto. L’infezione da Anisakis si manifesta dopo l’assunzione di cibo infetto da questo parassita del tratto gastrointestinale, con sintomi come dolori all’addome molto forti, nausea e vomito.

Il batterio è presente nel pesce crudo o non abbastanza cotto. Un pericolo reale, che secondo Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, sarebbe stato sottovalutato, anche in seguito alla moda del sushi e del pesce crudo.

Si diffonde sempre più la moda di mangiare pesce crudo, raggiungendo il picco nei periodi estivi, e con esso aumentano i casi d’infezioni alimentari e di altre patologie connesse al consumo di queste pericolose prelibatezze. Lo “Sportello dei Diritti” nel corso degli anni é intervenuto più volte per mettere in guardia i consumatori circa i rischi che si possono presentare nel consumare alimenti non cotti.

Proprio il batterio anisakis, responsabile dell’anisakidosi o anisakiasi, è il più temuto: in Italia, secondo lo Sportello dei Diritti, c’è scarsa informazione in merito a questa patologia e anche l’incidenza della malattia non è nota. Del resto, sushi di origine giapponese a parte, il nostro è un paese con una ricca tradizione culinaria che prevede l’assunzione di pesce crudo. L’ultimo caso riguarda proprio i coniugi di Martano, in provincia di Lecce.

Secondo quanto riportato da Giovanni D’Agata non sarebbe un caso isolato:

Il problema é che, ci evidenziano gli stessi sanitari, che non si tratterebbe di casi isolati, ma di una sorta di manifestazione della recrudescenza della patologia determinata dal fatto che sempre più persone sono solite mangiare prodotti ittici non cotti.
L’aumento della diffusione, specie per questo periodo dell’anno c’induce a ricordare ai cittadini alcune regole che dovrebbero guidarci nel consumo di pesce. In tal senso, le normative vigenti di riferimento sono il Regolamento UE 853/2004 e il Regolamento UE 854/2004.

Ecco, allora, come andrebbe consumato il pesce crudo, secondo le raccomandazioni dell’EFSA: congelamento a meno 15 gradi centigradi per non meno di 96 ore o a meno 20 gradi centigradi per 24 ore, cottura a 60 gradi centigradi al cuore del prodotto per almeno un minuto (5 minuti per le alici, 30 minuti per un filetto di tonno, per darvi un esempio). Fate dunque attenzione, quando mangiate pesce crudo: e anche i ristoratori dovrebbero prestare molta attenzione alle normative di sicurezza in vigore!

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