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Pertosse: sintomi, diagnosi e cure

La pertosse è considerata una malattia dell'infanzia, ma in realtà può colpire anche gli adulti: scopri come riconoscere i sintomi e come affrontarla

Pertosse: sintomi, diagnosi e cure

Fonte immagine: Foto di Press Love you da Pixabay

La pertosse è una malattia infettiva di origine batterica che colpisce sia gli adulti che i bambini. Questa condizione, nota anche con i nomi di tosse convulsa o tosse canina (per via della caratteristica tosse intensa che contraddistingue la malattia), è causata da un batterio ben preciso, ovvero il Bordetella pertussis, ed è inclusa fra le malattie esantematiche che colpiscono i bambini, insieme ad altre patologie frequenti come il morbillo, la varicella e la parotite.

Sebbene colpisca più spesso i bambini al di sotto dei 5 anni di età, la pertosse può manifestarsi anche negli adolescenti e durante l’età adulta.

In seguito al contagio, il Bordetella pertussis può innescare lo sviluppo di una forte infezione delle vie respiratorie, con sintomi anche piuttosto gravi, talvolta persino fatali per i neonati. Altri batteri appartenenti alla famiglia del Bordetella, come il Bordetella parapertussis e il Bordetella holmesii, possono provocare una forma di pertosse più lieve e meno grave, ovvero la cosiddetta “parapertosse“.

In questo articolo vedremo quali sono i sintomi della pertosse, chi è maggiormente a rischio di contrarre la malattia e come trattare la patologia.

Chi colpisce?

Abbiamo visto che la malattia può colpire sia i bambini che gli adulti. A correre maggiori rischi sono le persone che non hanno ricevuto il vaccino contro la pertosse.

Secondo le stime, negli ultimi anni si è registrato un aumento dei casi di contagio, molto probabilmente a causa della scelta di molti genitori di non far vaccinare i propri figli.

Inoltre, va ricordato che con il passare del tempo l’immunità conferita dal vaccino tende a diminuire, per cui un soggetto potrebbe contrarre nuovamente la malattia più avanti nella vita.

In Italia, eventuali casi di pertosse devono essere obbligatoriamente resi noti alle autorità sanitarie.

Come si può prendere la pertosse?

La trasmissione del batterio responsabile della malattia può avvenire solo da persona a persona. Le modalità di contagio sono quelle che ormai conosciamo bene.

Il contagio avviene infatti per via aerea, ovvero attraverso le goccioline di saliva che vengono diffuse nell’aria quando una persona ammalata tossisce o starnutisce.

Ricorda che la pertosse è molto contagiosa, specialmente durante le prime fasi della malattia. Per evitare il contagio, sarà dunque essenziale mettere in atto delle strategie di prevenzione.

Incubazione

Il periodo di incubazione della malattia è di circa 10 giorni dopo l’esposizione al batterio.

Come si fa a capire se è pertosse? I sintomi da riconoscere

Pertosse
Fonte: Foto di Semevent da Pixabay

Ma come faccio a capire se ho la pertosse? Abbiamo visto che la fase più contagiosa della malattia è quella iniziale. La pertosse si manifesta infatti in tre diversi stadi, che si presentano circa 1 o 2 settimane dopo l’esposizione al batterio. La malattia dura circa 6- 10 settimane. Il decorso della guarigione è, come puoi notare, molto lento.

Vediamo quali sono i tre diversi stadi della pertosse.

Fase iniziale (catarrale)

In un primo momento i sintomi della malattia saranno piuttosto leggeri. Probabilmente ti ricorderanno quelli di un banale raffreddore o di un’influenza. Potresti infatti avvertire disturbi come:

  • Occhi arrossati
  • Naso che cola
  • Lacrimazione eccessiva
  • Leggera tosse
  • Febbre bassa.

I sintomi si manterranno lievi per circa 2 settimane. Dopodiché, tenderanno ad aggravarsi. La tosse inizierà a peggiorare e si manifesteranno i primi problemi di respirazione.

Seconda fase (parossistica)

Durante la seconda fase della malattia, la tosse diventa sempre più intensa e violenta. Le difficoltà respiratorie diventano più acute e possono verificarsi sintomi come cianosi (pelle di colore bluastro a causa di un’insufficiente ossigenazione del sangue), vomito, soffocamento ed espulsione di catarro molto denso.

In questa fase, il paziente emetterà una sorta di rantolo durante il primo respiro successivo all’attacco di tosse.

Senza un adeguato trattamento, questa fase potrebbe durare circa 6 settimane o più.

Terza fase (convalescenza)

La fase finale è quella di guarigione. Generalmente ha inizio verso la quarta settimana, e porta a un’attenuazione graduale dei sintomi.

Diagnosi

Abbiamo potuto constatare che, in assenza di trattamento, la pertosse può comportare sintomi molto spiacevoli e dolorosi. Per questa ragione, è importante non sottovalutare il problema sin dalle primissime fasi.

Per eseguire una diagnosi, sarà opportuno isolare il batterio responsabile mediante un apposito esame diagnostico (tampone nasofaringeo).

Trattamento

Come si cura la pertosse, patologia inserita tra le malattie esantematiche anche se priva di esantema? Abbiamo visto che la malattia è provocata da un batterio, per cui il trattamento sarà a base di farmaci antibiotici (il più delle volte si fa ricorso all’eritromicina o ad antibiotici appartenenti alla stessa classe). Con le corrette cure, la malattia dovrebbe guarire nell’arco di due settimane.

Inoltre, per attenuare i sintomi il medico potrà prescrivere farmaci come:

  • Antitussivi (sedativi della tosse)
  • Antispasmodici
  • Antipiretici come il paracetamolo per abbassare la febbre.

Una volta intrapresa la cura con gli antibiotici, il soggetto smetterà di essere contagioso entro 5 giorni dall’inizio del trattamento.

La malattia è particolarmente pericolosa per i neonati e per i bambini piccoli. Questi ultimi potrebbero dunque necessitare di un ricovero ospedaliero, per scongiurare i rischio di eventuali e gravi complicanze.

Quali sono le complicanze gravi della pertosse?

Se negli adulti e negli adolescenti la malattia tende a regredire senza particolari problemi, è nei neonati e nei bambini molto piccoli, oltre che nelle persone con difese immunitarie molto deboli, che possono verificarsi le complicanze maggiori. Esse possono consistere in:

  • Costole incrinate (a causa della tosse violenta)
  • Ernie addominali (provocate dagli attacchi di tosse convulsa)
  • Sanguinamento dal naso
  • Emorragie sottocongiuntivali.

Inoltre, i pazienti più piccoli potrebbero contrarre delle sovrainfezioni batteriche, che a loro volta possono provocare lo sviluppo di polmonite, bronchiti, convulsioni ed encefaliti.

Consigli e prevenzione

Una volta contratta e manifestata la malattia, sarà opportuno tenere sotto controllo la situazione. Nei bambini, bisognerà prestare attenzione ad eventuali segni di disidratazione (riduzione delle urine, secchezza della pelle, assenza di lacrime durante il pianto). Per tenere a bada la sensazione di vomito, bisognerà preferire un’alimentazione leggera, con pasti piccoli ma più frequenti.

Prevenzione

Se un membro della famiglia si è ammalato di pertosse, sarà opportuno mettere in pratica delle regole di prevenzione semplici ma essenziali. Vediamo quali sono i consigli da seguire:

  • Lavare spesso le mani
  • Evitare di toccare bocca naso o orecchie senza prima aver igienizzato o lavato le mani
  • Coprire bocca e naso in presenza della persona infetta, indossando una mascherina
  • Se necessario, assumere una terapia antibiotica preventiva. Una simile evenienza è presa in considerazione in caso di persone in gravidanza, bambini non vaccinati di età inferiore a un anno e per le persone con un sistema immunitario molto debole.

Vaccino contro la pertosse: come funziona?

Il più efficace strumento di prevenzione per la pertosse è senz’altro il vaccino esavalente DTPa, che include altre malattie infettive come difterite, tetano, poliomielite, epatite B ed haemophilus influenzae di tipo B (Hib).

Il vaccino verrà somministrato attraverso una puntura intramuscolo. Ricordiamo inoltre che, a differenza di tante altre malattie infantili, la pertosse non da immunità. Ciò significa che, dopo una prima infezione, la protezione tende ad esaurirsi nel tempo.

Scopri di più sui vaccini nel nostro approfondimento.

Pertosse in gravidanza

Fonte: Foto di Anastasia Gepp da Pixabay

Poiché può manifestarsi a qualsiasi età, la pertosse potrebbe colpire anche le donne in gravidanza. I sintomi saranno simili a quelli di una comune influenza, ma è comunque importante non sottovalutare la questione.

In presenza dei sintomi della malattia, sarà dunque necessario parlare con il medico ed eventualmente concordare la terapia adatta. Anche durante la gravidanza è consigliato il vaccino per la pertosse. La vaccinazione viene consigliata alla futura mamma durante il terzo trimestre di gravidanza, in modo da proteggere anche il bambino che sta per nascere.

Effetti collaterali del vaccino contro la pertosse

Infine, vediamo quali sono i possibili effetti collaterali dei vaccini contro la pertosse. In alcuni casi la vaccinazione può provocare una reazione nel punto di iniezione (con arrossamento, gonfiore e dolore) o una reazione più generalizzata (con manifestazioni come febbre alta).

Tali sintomi possono manifestarsi entro uno o due giorni dopo il vaccino e tendono a sparire nell’arco di poco tempo. Solo di rado possono manifestarsi reazioni più gravi, come una reazione allergica ad alcuni componenti del vaccino.

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