
La paura più diffusa di una donna in gravidanza sono le malformazioni fetali. Un nuovo studio porta all’attenzione una novità interessante: le anomalie dell’embrione all’inizio dello sviluppo non sono necessariamente il segno di un possibile difetto alla nascita, come la sindrome di Down. Le cellule anormali possono essere infatti eliminate e sostituite da altre sane, ‘riparando’ così l’embrione.
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A sostenerlo è una ricerca sui topi, pubblicata sulla rivista Nature Communications e coordinata da Magdalena Zernicka-Goetz, dell’università britannica di Cambridge. Lo studio è partita dall’esperienza personale di Zernicka-Goetz, rimasta incinta del suo secondo figlio a 44 anni: fece una villocentesi che mostrò che fino a un quarto delle cellule nella placenta erano anormali. Significava che anche il bambino aveva delle cellule anormali?.
“Per fortuna mio figlio è nato sano ma molte donne incinte sono in difficoltà al momento di scegliere sulla base dei risultati di test che non sono compresi a pieno. L’embrione ha una sorprendente capacità di correggersi. Anche quando metà delle cellule nei primi stadi di sviluppo sono anormale, l’embrione riesce a ripararsi completamente”.