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Gengive sane con il tè verde

Secondo uno studio condotto in Giappone una tazza di tè verde al giorno diminuisce il rischio di malattia parodontale nelle persone con gengive sane e riduce gli effetti della recessione delle gengive ed il sanguinamento.

Gengive sane con il tè verde

Non più una mela al giorno, bensì una tazza di tè verde per togliere il dentista di torno. Secondo uno studio condotto in Giappone consumare tè verde è un ottimo metodo per prevenire malattie gengivali. Ne basterebbe una tazza al giorno, per diminuire il rischio di malattia parodontale nelle persone con gengive sane e ridurre gli effetti della recessione delle gengive ed il sanguinamento.

La malattia gengivale è causata da una risposta infiammatoria ai batteri presenti nella bocca. Ad esempio il batterio, Porphyromona gingivalis, spesso produce una risposta patologica; alcuni degli studi condotti in precedenza hanno dimostrato che la catechina, presente nel tè verde, impedisce la crescita di P. gingivalis.

Le catechine note anche come fitochimici flavonoidi, oltre ad uccidere i batteri, come gingivalis G., e, quindi, proteggere le gengive, essendo anche un potente antiossidante possono arrestare il processo della malattia.
La Catechina è presente anche nel vino, uva, cioccolato e tè nero. Poiché il tè verde non è ossidato, a differenza di tè nero, contiene una maggior quantità di catechine.

Il tè verde può apportare anche altri benefici: prevenzione del cancro, ossa forti, perdita di peso, per non parlare dell’alito fresco.

Nonostante il tè verde non abbia effetti collaterali gravi, esistono persone che trovano il sapore sgradevole. Può anche avere effetti sul sistema nervoso centrale, in particolare per le persone che soffrono di disturbi del sonno che devono consumarlo con moderazione. Sconsigliato anche per le donne incinte durante la gravidanza e durante l’allattamento.

E’ inoltre da precisare che, nonostante le proprietà benefiche del tè verde siano ormai note a tutti, la metodologia dello studio presenta delle carenze, che necessitano di ulteriori indagini.

Via | PubMed

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