Benessereblog Benessere Psicologia Ecco perché crediamo in Dio secondo la scienza

Ecco perché crediamo in Dio secondo la scienza

Uno studio rivela perché molte persone credono in Dio.

Ecco perché crediamo in Dio secondo la scienza

Vi siete mai chiesti per quale motivo moltissime persone credono in Dio, mentre altre non sono per nulla religiose? A cercare di rispondere a questa domanda sono gli esperti delle università di Coventry e Oxford, i quali spiegano che precedenti studi suggerivano che le persone che hanno molta fede in Dio sarebbero più intuitive e meno analitiche, e che quando si comincia a ragionare in modo più analitico, le convinzioni religiose tenderebbero a diminuire. La nuova ricerca suggerisce però che, in realtà, non si nasce credenti, e che vi sono dei fattori che influenzano la nostra tendenza a credere in Dio, fattori come l’educazione e i processi socio-culturali, che giocherebbero un ruolo importante nelle credenze religiose

Per il loro studio, pubblicato su Scientific Reports, gli esperti hanno esaminato un campione di pellegrini del Camino de Santiago de Compostela, ed hanno chiesto loro quali fossero le loro convinzioni religiose e il tempo trascorso in pellegrinaggio; gli esperti hanno inoltre valutato i livelli di pensiero intuitivo dei partecipanti, mediante un compito di probabilità, in cui i volontari dovevano decidere tra una scelta logica e una dettata “dallo stomaco”. I risultati non suggerivano l’esistenza di alcun legame tra la tendenza a credere nel soprannaturale e le capacità di intuizione.

In un secondo studio, dove sono stati usati enigmi matematici per aumentare i livelli di “intuizione” dei partecipanti, gli esperti hanno usato la stimolazione cerebrale per aumentare i livelli di inibizione cognitiva, che si pensa regoli il pensiero analitico. Ciò comportava l’utilizzo di corrente elettrica applicata mediante due elettrodi posti sul cuoio capelluto del partecipante, in modo da attivare il giro frontale inferiore destro, una parte del cervello che regola il controllo delle inibizioni. Un precedente studio aveva dimostrato che gli atei utilizzano maggiormente quest’area del cervello quando vogliono sopprimere le idee relative al mondo soprannaturale. Ebbene, i risultati dimostrano che, mentre questa stimolazione cerebrale avrebbe aumentato i livelli di inibizione cognitiva, non avrebbe comunque modificato i livelli di credenza soprannaturale, e ciò suggerisce che non esiste un legame diretto tra inibizione cognitiva e credenza nel soprannaturale.

La ricerca supporta dunque la teoria secondo la quale la religione sarebbe un processo basato sulla cultura, e che si sviluppa quindi a causa di processi socio-culturali.

Le credenze religiose

spiegano quindi gli esperti

sono molto probabilmente radicate nella cultura, piuttosto che in un’intuizione primitiva.

via | ScienceDaily

Seguici anche sui canali social