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Disposofobia, sintomi del disturbo da accumulo

La disposofobia è un disturbo psichiatrico. Chi ne soffre, tende ad accumulare oggetti di ogni genere in casa, arrivando al punto di non avere più spazio per vivere una vita normale. Il letto, il tavolo, il lavandino, le sedie: ogni parte della casa è ricoperta da oggetti accumulati, dai quali per il paziente è molto difficile riuscire a distaccarsi. Il trattamento di questa condizione prevede la terapia cognitivo-comportamentale e l’assunzione di farmaci antidepressivi.

Disposofobia, sintomi del disturbo da accumulo

Fonte immagine: Pixabay

La disposofobia è un disturbo psichiatrico che suscita molto interesse, specialmente da quando, più di 10 anni fa, è andato in onda per la prima volta un programma dedicato proprio a questo problema, una docuserie dal titolo “Hoarding: Buried Alive”, in italiano “Sepolti in casa”.

Il titolo della docuserie fa già intuire qual è una delle caratteristiche del problema: coloro che soffrono di disposofobia, in inglese “disposophobia” o “hoarding disorder”, tendono ad accumulare molte cose, e provano disagio, ansia e angoscia all’idea di liberarsene. Non si tratta di semplice disordine in casa, non si parla di disorganizzazione o di collezionismo, né si tratta di pigrizia: il problema ha origini ben più profonde, e per poterne uscire è necessario supporto, forza di volontà e molto coraggio.

Nel DSM-V (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), la malattia è considerata come una categoria diagnostica distinta e separata rispetto al Disturbo Ossessivo-Compulsivo, sebbene sia inclusa nel capitolo sui DOC. La malattia è fortemente collegata anche ad altri disturbi, come a quello depressivo e al disturbo d’ansia.

In questo articolo vedremo come riconoscere un problema di accumulo, quali sono le possibili cause della disposofobia e come aiutare una persona affetta da questo disturbo.

Cos’è la disposofobia? Etimologia e significato della parola

Disposofobia
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Il termine “disposofobia” vuol dire letteralmente “paura di buttare via”. Dal punto di vista etimologico, la parola deriva dall’ingleseto dispose” (“buttare”) e dal suffisso “fobia” (paura).

Etimologia a parte, in realtà questo termine non spiega a 360 gradi la portata del problema. Chi soffre di “hoarding disorder”, infatti, non ha semplicemente “paura” di gettare via qualche oggetto. Coloro che soffrono di questo disturbo, hanno la tendenza ad accumulare di tutto, e non riescono a decidere cosa gettare, perchè sviluppano una sorta di attaccamento emotivo verso gli oggetti.

Solitamente, i disposofobici tendono a portare in casa scatole vecchie, scontrini, buste della spesa, contenitori e barattoli, vecchi giornali, e non riescono più a disfarsene.

Spesso, la quantità di oggetti presenti in casa limita lo spazio negli ambienti domestici, influenzando in maniera significativa la qualità della vita del soggetto e dei suoi familiari o animali.

Oltre ad oggetti come scatole, giornali e libri, la disposofobia riguarda anche l’accumulo di vestiti, cibo (anche andato a male o scaduto), ricordi d’infanzia, giocattoli e animali. Come vedremo più avanti, in quest’ultimo caso il rischio è quello di far vivere degli animali domestici in condizioni di degrado, malnutrizione e incuria.

Incidenza

L’hoarding disorder è un disturbo che colpisce dal 2 al 6% delle persone in tutto il mondo. A manifestare tale problema sono in egual misura sia uomini che donne, adulti, giovani e anziani.

I primi sintomi della disposofobia potrebbero manifestarsi già in giovane età (11-15 anni), per poi aggravarsi gradualmente con il tempo, man mano che il numero di oggetti accumulati aumenta.

Sintomi della disposofobia

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Il significato della parola “disposofobia” spiega già quali sono alcune (ma non tutte) caratteristiche di questo disturbo psichiatrico. Tratti distintivi di questa condizione sono:

  • La sensazione di dover raccogliere, acquistare o accumulare oggetti di ogni genere
  • Un forte attaccamento emotivo nei confronti di oggetti che normalmente verrebbero considerati inutili o “spazzatura”
  • Forte ansia, oppressione e angoscia al pensiero di dover gettare un oggetto, anche se privo di valore economico: chi soffre di questo disturbo potrebbe chiedersi, ad esempio, perché non riesca a buttare via niente
  • Presenza di una quantità eccessiva di oggetti in casa, al punto da rendere gli spazi vitali praticamente invivibili: talvolta, il letto, il tavolo della cucina, i divani potrebbero essere tutti ricoperti di oggetti, tanto che la persona non ha più spazio dove vivere o dormire
  • Continuare a portare oggetti in casa, pur sapendo di non avere spazio dove metterli
  • Tendenza a non far entrare nessuno in casa, inclusi amici e familiari, a causa dell’imbarazzo che il disordine potrebbe arrecare.

Accumulo compulsivo di animali

Oltre ad oggetti e vestiti, la disposofobia può manifestarsi anche come la tendenza ad accumulare molti animali.

In questo caso specifico, si parlerà di “animal hoarding” (accumulo di animali), un problema che può sfociare in situazioni drammatiche.

Il soggetto, infatti, tende ad adottare o acquistare un numero eccessivo di animali, ma non ha lo spazio, il denaro o il tempo necessari per prendersene cura in modo adeguato. In situazioni del genere, non di rado gli animali finiscono per vivere in spazi sporchi e angusti, non ricevono abbastanza cibo o cure, e finiscono per ammalarsi.

A peggiorare la situazione è il fatto che il soggetto non si rende conto che sta maltrattando degli animali, e tende a provare rabbia, paura e frustrazione all’idea di affidarli a qualcuno che possa prendersene cura in modo adeguato.

Conseguenze

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Com’è facile immaginare, quello dell’accumulo compulsivo di oggetti o animali è un disturbo che può avere un profondo impatto sulla vita di chi ne soffre e suoi suoi familiari, specialmente per coloro che vivono sotto lo stesso tetto.

Avere un genitore con disposofobia, per i figli può risultare molto difficile o persino pericoloso.

La grande quantità di oggetti in casa non solo riduce man mano lo spazio vitale per i membri della famiglia, ma aumenta anche il rischio di incidenti, cadute, malattie infettive o incendi.

In più, questo disturbo comporta un progressivo isolamento della persona, la quale prova solitamente imbarazzo al pensiero di far entrare qualcuno in casa, a causa del grande disordine che dilaga in ogni stanza.

Disposofobia: cause

Come spesso accade quando si parla di disturbi psicologici o psichiatrici, non esiste una singola causa all’origine di questa condizione.

Secondo le diverse teorie, l’accumulo potrebbe essere legato a esperienze difficili o dolorose vissute in passato.

Alcuni pazienti spiegano che circondarsi di oggetti li aiuterebbe a placare le emozioni negative, come ansia, solitudine o angoscia.

Molte persone con disposofobia hanno sperimentato traumi durante l’infanzia o in giovane età, hanno subito abusi psicologici, hanno sperimentato il trauma dell’abbandono, hanno visto gettare via i propri oggetti più cari.

Tutto ciò potrebbe creare una connessione molto profonda con gli oggetti presenti in casa e, di conseguenza, l’idea di perderli potrebbe suscitare una profonda angoscia o ansia.

Diagnosi

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Cosa fare se si soffre di disposofobia? Spesso, chi manifesta questo disturbo non ne è consapevole, ma riceve chiari segnali da amici, parenti e conoscenti, che probabilmente faranno notare la grande quantità di oggetti accumulati in casa.

Per poter diagnosticare questa condizione, il DSM V fornisce una serie di criteri ben precisi, e cioè:

  1. Il paziente conserva numerosi oggetti, spesso di nessun valore, e prova forti difficoltà nel riuscire a separarsene
  2. Il paziente solitamente raccoglie e accumula oggetti perché sente di doverlo fare
  3. La quantità di libri, vestiti, scarpe, giornali, scatole e quant’altro accumulata in casa ha ridotto fortemente lo spazio vitale
  4. La persona prova paura, angoscia e rabbia al solo pensiero di dover gettare via uno dei suoi oggetti, poiché teme di fare una scelta sbagliata
  5. L’accumulo compulsivo sta influenzando e compromettendo la qualità della vita della persona a livello familiare, professionale e sociale
  6. La tendenza ad accumulare oggetti non è legata ad altri disturbi (fisici o psicologici) sottostanti.

Disposofobia: come si cura?

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Come si guarisce dalla disposofobia? La cura, per i pazienti affetti da questo disturbo psichiatrico, consiste sia nella somministrazione di farmaci che nelle sedute di psicoterapia.

Per placare la sensazione di ansia e panico, solitamente vengono prescritti farmaci antidepressivi. Tuttavia, i farmaci da soli non possono rappresentare la soluzione al problema.

Il paziente, infatti, dovrà seguire una terapia cognitivo-comportamentale mirata a fornire gli strumenti psicologici necessari per resistere all’impulso di accumulare oggetti. Il contrario di disposofobia, in questo caso, sarà il cosiddetto “decluttering”, inteso come il processo di eliminazione di tutto ciò che effettivamente non ha alcuna utilità o valore in casa.

Eliminare il superfluo, per alcune persone, può sembrare molto semplice o persino piacevole, ma per i disposofobici si tratta di un processo delicato, ma di estrema importanza. In alcuni casi, sarà necessario un trattamento domiciliare, in modo che il soggetto possa lavorare insieme al terapeuta per eliminare, pian piano, tutti gli oggetti accumulati e riconquistare la propria libertà in casa.

Fonti

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