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Come affrontare un lutto con i consigli dello psicologo?

La morte è una delle paure ancestrali: tutti abbiamo paura di perdere le persone care. Il lutto è ascrivibile all'insieme delle reazioni emozionali suscitate dalla perdita di una persona cara. Le sue manifestazioni sono diverse e personali e possono sfociare talvolta in quello che viene definito lutto patologico. In tal caso la presenza di uno psicologo o psicoterapeuta è fondamentale per affrontare la perdita.

Come affrontare un lutto con i consigli dello psicologo?

Fonte immagine: Pixabay

Non sempre è facile dire addio per sempre alle persone che abbiamo amato. Sicuramente sappiamo che prima o poi tutti dovremo lasciare questa terra, ma non siamo mai pronti a salutare le persone care. Come affrontare un lutto?

Abbiamo chiesto al Dottor Luca Oppo, psicologo di MioDottore, che ha aderito al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma, cosa rappresenta in psicologia il lutto e come lo psicologo e lo psicoterapeuta possono aiutare chi ha perso una persona cara ad affrontare questo distacco.

Cosa rappresenta in psicologia un lutto?

La morte è una delle paure ancestrali più radicate nell’essere umano e la perdita di persone che svolgevano un ruolo di supporto può provocare nell’uomo, in quanto individuo sociale, gravi alterazioni psicofisiche, pur non avendo il percorso del lutto in sé alcunché di patologico.

Il lutto è ascrivibile all’insieme delle reazioni emozionali suscitate dalla perdita di una persona cara o di un’astrazione che ne ha preso il posto (un ideale, la patria, ecc..) e varia di persona in persona in base alla qualità, all’intensità e alla durata delle risposte emotive personali. È l’esperienza che più si avvicina a quella della propria morte e per questo motivo diventa decisiva nel percorso di soggettivazione, poiché mette l’individuo davanti alla propria condizione di “finitudine” e alla caducità della vita.

Le manifestazioni reattive alla circostanza del lutto sono per ognuno diverse e personali, essendo influenzate da caratteristiche quali le circostanze del decesso, la prevedibilità o meno di esso, le caratteristiche personali di chi ha subito il lutto e le risorse del contesto in cui si vive.

Quali sono le conseguenze della risposta soggettiva emozionale

Tra le conseguenze della risposta soggettiva emozionale al lutto si possono annoverare spossatezza, pianto incontrollabile, insonnia o ipersonnia, palpitazioni, affanno, mal di testa, perdita dell’appetito o iperfagia, aumento della pressione, interruzione del ciclo mestruale, caduta dei capelli e abbassamento delle difese immunitarie.

Inoltre, a monte di molte patologie mentali si trovano spesso lutti irrisolti: a seguito di essi, possono infatti riscontrarsi disturbi d’ansia, disturbi legati al corpo e alla somatizzazione del lutto, disturbi di tipo ossessivo-compulsivo, disturbi alimentari, dell’umore e del sonno, disturbi relazionali e sessuali.

D’altro canto, una perdita, per quanto dolorosa, se elaborata correttamente, può essere la base di una profonda maturazione interiore.

Chi soffre maggiormente in caso di lutto?

Non esistono evidenze che dimostrino come caratteristiche quali età o genere influenzino la possibile risposta a un lutto. Tuttavia, tale condizione si sviluppa sulla base di un determinato livello di fragilità interpersonale e delle risposte individuali del soggetto, che possono essere più o meno adattive, influenzando così in maniera più o meno incisiva il vissuto rispetto al lutto.

Se non compreso, le manifestazioni del lutto possono acutizzarsi e diventare croniche, trasformando così il processo del lutto in una vera e propria patologia. Possono quindi presentarsi alcuni dei seguenti criteri con intensità tale da compromettere la vita quotidiana: nostalgia del defunto e sofferenza nel desiderio insoddisfatto di rivederlo, amarezza o rabbia al pensiero della perdita, insensibilità emotiva, sensazione che la propria vita sia ormai priva di significato, incapacità di fidarsi degli altri, difficoltà a riprendere la propria quotidianità, incertezza sul proprio ruolo nella vita o ridotta percezione della propria soggettività.

Lutto patologico, fattori di rischio

Inoltre, per prevedere o comprendere l’insorgenza di una situazione di lutto patologico, si possono considerare alcuni fattori di rischio importanti:

  • il rapporto stretto o di dipendenza emotiva dalla persona scomparsa
  • la paura della separazione nell’infanzia
  • esperienze traumatiche infantili come abusi o abbandoni
  • mancanza di contatti sociali
  • assistenza al defunto prima della morte
  • morte improvvisa o violenta
  • suicidio
  • basso reddito
  • atteggiamento pessimista
  • depressione

Per lutto patologico si intende quindi il processo caratterizzato dal senso di colpa per la morte del defunto e la conseguente attivazione del meccanismo difensivo della negazione, che porta il soggetto a sentirsi influenzato o dominato da chi non c’è più. Infatti, la caratteristica principale che contraddistingue il lutto patologico è la nostalgia percepita come tormento.

Fonte: Pixabay

Psicologicamente, come si affronta la perdita di una persona cara?

L’esperienza dell’elaborazione del lutto si presenta come un unico sentiero obbligato e necessario per fronteggiare l’opprimente incapacità di reagire alla realtà e all’intimo senso di impotenza nella guerra tra “bios” e “thanatos” (vita – morte). In base alle circostanze e modalità del trauma e alle caratteristiche individuali del soggetto, questo percorso può avere una durata e uno svolgimento assai variabili. Non è quindi il “quando”, ma il “come” ad essere l’elemento fondamentale in tale percorso.

Il modello a 5 fasi di Elisabeth Kubler-Ross

La psichiatra svizzera Elisabeth Kubler-Ross, ha sviluppato un modello a 5 fasi:

  1. Negazione e Rifiuto: è il momento iniziale di shock, contraddistinto dalla comparsa di un senso di incredulità e di un atteggiamento di difesa dai propri contenuti emotivi e personali. È la fase di rifiuto della realtà, attuato inconsciamente per poter prendere tempo per riorganizzare le caratteristiche del proprio essere e proteggersi da un’eccessiva “ansia di morte”.
  2. Rabbia: questa fase è contraddistinta da un’esplosione di sentimenti negativi molto forti come rabbia, invidia e risentimento,  proiettati senza logiche precise verso il destino, il mondo e gli altri. Rappresenta un momento critico che può essere sia il momento di massima richiesta di aiuto, ma anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé.
  3. Negoziazione: è il momento in cui il soggetto cerca di riprendere il controllo della propria vita, attraverso una sorta di patteggiamento con le persone della sua sfera relazionale. Ed è in questa fase che inizia a verificare quali siano realmente i progetti in cui può investire le proprie speranze.
  4. Depressione: il soggetto raggiunge la piena consapevolezza della perdita subita e le precedenti sensazioni di negazione e rabbia vengono completamente sostituite da un intenso senso di sconfitta. In questa fase si tende a essere silenziosi e a raccogliersi. Inoltre, sono frequenti i momenti di profonda comunicazione con i familiari e con le persone che sono accanto.
  5. Accettazione: è caratterizzata dalla completa accettazione della perdita subita e della consapevolezza della propria condizione. Il soggetto torna a essere consapevole di se stesso e delle proprie risorse, integrando dentro di sé il lutto subito, finalmente elaborato.
lutto improvviso
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Cosa non fare in caso di lutto?

Una terapia particolarmente efficace e utile per intervenire nei soggetti affetti da lutto patologico è la psicoterapia cognitivo-comportamentale. È un intervento mirato alla ristrutturazione delle convinzioni patogene sulla morte e sulla propria capacità di affrontarla, insieme alla riattivazione dal punto di vista comportamentale, sostenendo la ripresa delle attività quotidiane evitate a causa del lutto.

Gli interventi psicoterapeutici sono essenzialmente mirati a ristrutturare 4 convinzioni disfunzionali che interferiscono con la naturale elaborazione del lutto e a tal fine diventano oggetto di cambiamento e ristrutturazione:

  • La percezione della propria sofferenza o delle proprie reazioni al lutto come anormali o poco intense. È inevitabile soffrire e sentire la mancanza di una persona cara, dal momento che si è persa per sempre una persona importante della propria vita, e allo stesso modo non esistono norme con cui si possa misurare la sofferenza.
  • La mancanza di distinzione tra perdite irrimediabili e scopi ancora perseguibili. È fondamentale ridurre la gravità soggettiva del danno, in ottica di riduzione delle connotazioni più “negative” attribuite alla perdita subita.
  • La credenza di avere il potere di essere “immuni” al dolore della perdita. Diventa necessaria la risposta di accettazione da parte del soggetto, fortificando la credenza di avere delle alternative.
  • La credenza che sia stato negato un proprio diritto. Diritti e doveri interferiscono con l’accettazione di una perdita; è fondamentale trattare la perdita subita come fatto doloroso, ma inevitabile.

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