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Amebiasi: cure e trattamenti

L'amebiasi, anche chiamata “dissenteria amebica”, è una malattia parassitaria che causa sintomi gastrointestinali, come diarrea e forte dolore allo stomaco. La malattia può però colpire anche altri organi del corpo, come il fegato e i polmoni. Se individuata in tempo, è possibile curare l'amebiasi con appositi farmaci. La prognosi è generalmente buona, ma non è da escludere il rischio di possibili complicazioni. Vediamo quali sono i trattamenti più efficaci.

Amebiasi: cure e trattamenti

Fonte immagine: Pixabay

L’amebiasi è un’infezione intestinale parassitaria provocata da un parassita unicellulare molto comune nel mondo, ovvero la cosiddetta “Entamoeba histolytica”. L’ameba tende a colpire inizialmente l’intestino, ma può arrivare a infettare anche altri organi, come il fegato, i polmoni e il cervello.

Nella maggior parte dei pazienti, l’amebiasi intestinale si presenta in maniera quasi del tutto asintomatica, per cui spesso tende a passare inosservata.

Tuttavia, in una piccola percentuale dei casi la malattia si manifesta con una serie di sintomi e disturbi spiacevoli, a cominciare da una grave forma di diarrea, forti dolori allo stomaco e presenza di sangue nelle feci, con conseguenze come disidratazione e anemia per il paziente.

La malattia è presente in tutto il mondo, ma in alcune aree geografiche – ovvero nei Paesi in cui le condizioni igieniche sono più scarse – il rischio risulta maggiore rispetto che in altre. Si stima che, nel mondo, ogni anno dalle 40.000 alle 100.000 persone perdano la vita a causa dell’amebiasi.

Amebiasi: trasmissione e patogenicità della malattia

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L’amebiasi è causata dall’ameba Entamoeba histolytica. In realtà, però, esistono almeno tre specie di amebe che possono infettare l’intestino. Oltre all’Entamoeba histolytica, responsabile di gran parte dei casi sintomatici di amebiasi, si evidenzia infatti anche la presenza dell’E. dispar e dell’E. moshkovskii.

In questi ultimi due casi, però, i protozoi non causano sintomi o non se ne conosce ancora a pieno il meccanismo di azione.

Il ciclo riproduttivo dell’ameba dell’Entamoeba histolytica si suddivide in due distinte fasi.

In una prima fase (stadio cistico o stadio di inattività del microorganismo), il protozoo si presenta sotto forma di cisti, che vengono escrete tramite le feci e possono sopravvivere nell’ambiente esterno anche per alcune settimane, grazie alla parete che le protegge.

Il contagio della malattia avviene quando le cisti vengono accidentalmente ingerite attraverso cibi infetti. Anche l’ingestione di un piccolo numero di cisti può dare origine alla malattia.

All’interno dell’organismo ospite, nell’intestino, le cisti raggiungono il loro stadio “attivo”, e sotto forma di trofozoiti si diffondono nell’organismo, causando i sintomi della malattia.

Come avviene il contagio?

In gran parte dei casi, il contagio da amebiasi avviene per via oro-fecale. Le cisti delle amebe, infatti, possono trovarsi in alimenti contaminati, soprattutto quelli freschi, come frutta e verdura, o nell’acqua che beviamo.

Solo di rado il contagio avviene per via sessuale, quando si intrattengono rapporti fisici con persone infettate.

Sintomi dell’amebiasi

Se in una grande percentuale dei casi, l’amebiasi si manifesta in maniera asintomatica, in una piccola percentuale (circa una persona su 10) possono manifestarsi sintomi intestinali che possono essere lievi o più gravi, a seconda dei casi.

La malattia si presenta perlopiù con disturbi come diarrea, feci molli, dolore e crampi allo stomaco.

In un’ancora più piccola percentuale di pazienti, i sintomi possono degenerare, andando a colpire anche altri organi, soprattutto il fegato, il cervello e i polmoni.

Ciò comporterà lo sviluppo di sintomi specifici, a seconda dell’area colpita, con un conseguente rischio di complicazioni potenzialmente fatali per il paziente.

Amebiasi: diagnosi

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Il medico può formulare un’ipotesi di amebiasi sulla base dei sintomi manifestati e sull’esame delle recenti attività svolte dal paziente. Ad esempio, chi ha da poco fatto un viaggio all’estero, in un Paese in cui le condizioni igieniche e sanitarie non sono ottimali, potrebbe correre un rischio maggiore di contagio.

Per poter formulare una diagnosi, saranno però necessari una serie di esami, come l’esame delle feci o un tampone rettale.

Il medico potrebbe richiedere anche delle analisi del sangue, ecografia o TAC, necessarie se vi è il sospetto che l’ameba possa aver invaso delle aree extraintestinali.

Amebiasi: come curarla?

Come si cura l’amebiasi? Nei pazienti sintomatici, la prima cosa da fare sarà trattare i sintomi, mediante somministrazione di specifici farmaci amebicidi, ovvero metronidazolo e/o tinidazolo, utili per eliminare le amebe responsabili della malattia.

Per eliminare le cisti dell’amebiasi ed evitare una possibile recidiva, sarà invece prescritto un secondo farmaco a base di antibiotici o antiparassitari paromomicina, diiodoidrossichina o diloxanide furoato.

Potrebbe rendersi necessaria una reintegrazione dei liquidi persi tramite flebo, o delle trasfusioni di sangue per trattare l’eventuale anemia, una delle conseguenze dell’amebiasi. La terapia per l’amebiasi prevede anche la somministrazione di farmaci per alleviare il dolore.

Solo nei casi più gravi, ovvero in presenza di emorragie gastrointestinali, colon perforato o ascesso epatico (complicanza che può verificarsi in caso di amebiasi epatica), potrebbe rendersi necessario un intervento chirurgico.

Amebiasi: cure naturali

E’ possibile supportare i trattamenti medici tramite una serie di accorgimenti e rimedi naturali, da intendersi come strategie di supporto nella cura dell’amebiasi, e mai come trattamenti da adottare in sostituzione a quelli consigliati dal medico.

Per affrontare la malattia, ad esempio, è importante bere molta acqua, in modo da contrastare la disidratazione causata dalla frequente diarrea.

Tra i rimedi naturali utili per contrastare la presenza del parassita nell’organismo, su internet vengono spesso consigliati la curcuma, il lillà delle indie, l’aglio, il latte di cocco e l’origano.

Questi prodotti sembrerebbero in grado di rendere l’ambiente dello stomaco meno favorevole alla proliferazione dell’ameba.

Tuttavia, prima di optare per questi o altri rimedi naturali, ti consigliamo di chiedere un parere al tuo medico, in quanto alcuni trattamenti, seppur di origine naturale, potrebbero influenzare l’efficacia dei farmaci che stai assumendo.

Prognosi

amebiasi
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Nella gran parte dei casi, la prognosi dell’amebiasi è buona, in quanto i pazienti sono perlopiù asintomatici o mostrano pochi sintomi.

Se individuata per tempo e trattata correttamente, la malattia sintomatica dovrebbe guarire nell’arco di una o due settimane. Grazie al trattamento, il tasso di mortalità è inferiore all’1%.

Se non trattata, l’amebiasi presenta, però, un elevato rischio di mortalità. I rischi sono più elevati per chi ha un sistema immunitario debole, per le donne durante la gravidanza o poco dopo il parto, per i bambini molto piccoli, anziani e persone malnutrite.

Amebiasi: complicanze

Possibili complicanze di un’amebiasi non adeguatamente trattata, comprendono un maggior rischio di perforazione intestinale o sanguinamento gastrointestinale, ascesso epatico, polmonare o cerebrale, stenosi del colon, megacolon tossico, infezioni batteriche secondarie.

Nei pazienti non trattati, è inoltre maggiore il rischio che la malattia colpisca altre aree del corpo, come il fegato, il cervello, il pericardio e i polmoni.

Fonti

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