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Tumore alla prostata, ecco l’identikit del killer che uccise Neruda

Nuove analisi non lasciano dubbi: il poeta cileno aveva un cancro già in metastasi che, probabilmente, è stato la causa della sua morte. Ai giorni d'oggi, però, le possibilità di cura per i tumori che colpiscono questa ghiandola sono molte

Tumore alla prostata, ecco l’identikit del killer che uccise Neruda

Pablo Neruda, premio Nobel cileno riportato alla ribalta delle cronache dal sospetto che fosse stato avvelenato da mani armate dal generale Augusto Pinochet, è stato in realtà ucciso da un tumore alla prostata. Le indagini condotte in seguito alla riesumazione della sua salma, ordinata dal giudice Mario Carrozza, hanno infatti confermato che il poeta era affetto da un cancro in fase già metastatica. Di cosa si tratta?

La prostata è la ghiandola che produce il liquido seminale in cui è contenuto lo sperma. I tumori che la colpiscono sono fra i più comuni con cui può avere a che fare un uomo. In genere si tratta di masse che crescono lentamente e che inizialmente rimangono confinate all’interno della prostata stessa, senza creare seri pericoli. Altre forme, però, possono diffondersi rapidamente e sono aggressive. Per questo motivo identificare precocemente il tumore può essere di vitale importanza.

Il rischio e la diagnosi

La diagnosi precoce si basa su uno screening fatto di visite mediche ed esami di laboratorio (il test del Psa). Ad essere più a rischio sono gli uomini di età superiore ai 65 anni, chi ha casi di tumore alla prostata in famiglia, chi è obeso e gli individui di colore, ma le cause non sono ben note. Si sa che mutazioni nel Dna possono favorire la rapida proliferazione delle cellule, ma gli esatti motivi dell’insorgenza del cancro non sono conosciuti.

In fasi più avanzate di sviluppo il cancro può portare alla comparsa di sintomi come problemi ad urinare, riduzione della forza del getto di urina, sangue nelle urine o nello sperma, gonfiori nelle gambe, fastidi nell’area pelvica e dolore alle ossa.

L’incontinenza e eventuali problemi di disfunzione erettile possono, invece, essere un effetto collaterale dei trattamenti anticancro.

Le cure

Il trattamento più adatto varia da caso a caso e dipende da molti fattori, come la velocità di crescita del tumore e la sua diffusione, ma anche lo stato di salute generale e il bilancio tra rischi e benefici di un’eventuale terapia.

In fasi molto precoci, ad esempio, la scelta migliore potrebbe essere non intervenire affatto. L’unico accorgimento da dover mettere in atto potrebbe essere monitorare la massa tumorale con esami regolari. Nel momento in cui questi dovessero rilevare una progressione del cancro, le opzioni terapeutiche sono diverse:

  • la radioterapia: si basa sull’uso di potenti radiazioni per uccidere le cellule tumorali;
  • la terapia ormonale: blocca la produzione di testosterone, indispensabile per la crescita delle cellule di tumore alla prostata, da parte dell’organismo. In questo modo le cellule tumorali muoiono o crescono più lentamente;
  • l’intervento chirurgico: prevede la rimozione della prostata, di parte dei tessuti circostanti e di qualche linfonodo;
  • la crioterapia (o crioablazione): uccide le cellule del cancro congelandole;
  • gli ultrasuoni: scaldano i tessuti della prostata, uccidendo, così, le cellule tumorali;
  • la chemioterapia: prevede la somministrazione di farmaci (sotto forma di pillole o per via endovenosa) che uccidono le cellule (come quelle tumorali) che crescono velocemente. E’ una scelta adatta ai casi in cui si sono già formate delle metastasi o se il tumore non risponde alla terapia ormonale.

Via | Mayo Clinic; Repubblica.it

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