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Metodo di Bella negato a donna malata di cancro, dovrà ripagare le spese

Una donna malata di cancro, dopo una terapia chemioterapica che non funziona, opta per il metodo Di Bella: ma un giudice le nega questa possibilità!

Metodo di Bella negato a donna malata di cancro, dovrà ripagare le spese

Metodo Di Bella negato ad una donna da un giudice, che ribalta così la sentenza di primo grado che le aveva concesso di accedere a questa tipologia di terapia. Una sentenza che fa molto discutere. Questa è la storia di Flora Nardelli, una donna malata di cancro, sottoposta senza successo a chemioterapia per cercare di guarire dal suo male.

Qualche anno fa la donna decide di curarsi con il metodo Di Bella, terapia che inizia nel 2006, ma che oggi deve interrompere. Perché un giudice della Corte di Appello ha stabilito così. Ed oltre il danno anche la beffa: Flora Nardelli dovrà anche restituire all’Asl tutti i costi sostenuti per la terapia, una somma che ammonta a 113mila euro.

Flora Nardelli nel 2000 scopre di essere malata di mieloma multiplo, un tumore che nel suo caso è partito dalla scapola. Fino al 2006 la donna viene sottoposta a cure tradizionali, con cicli di chemioterapia e anche un trapianto di midollo osseo. Ma la situazione non migliora. Nel 2004 la scoperta anche di un tumore al polmone, per il quale viene anche operata. Nel 2006 decide di provare a curarsi con il metodo Di Bella: fino ad oggi la 49enne viene seguita da Giuseppe Di Bella, figlio dell’inventore della terapia, come raccontato dalla stessa donna sul Resto del Carlino:

Nel 2006 la situazione non migliorava. Ero affaticata, avevo la labirintite, provavo dolori, non riuscivo a lavorare. Ho rifatto la Pet ed è emerso che le lesioni alle ossa si erano estese. La malattia era ripartita. Così ho chiesto un consulto a uno specialista, pagando la visita privata. Mi disse: ‘Studio la cartella clinica e la richiamo fra tre giorni’. Dopo otto anni sto ancora aspettando… Nel frattempo, un otorino cui mi ero rivolta per un piccolo incidente mi ha parlato del metodo Di Bella. E così sono andata in studio da Giuseppe Di Bella, in via Marconi

Nel 2008 cita in tribunale l’Asl, chiedendo che le cure le vengano rimborsate. Quella causa viene vinta, ma in Appello la sentenza è un’altra. Dovrà risarcire tutti i costi e non potrà più essere curata con il metodo Di Bella. Per lei una condanna a morte, anche perché da quando ha iniziato il trattamento la malattia è prima regredita, poi si è fermata. Oggi sta bene, è tornata a lavorare nel suo locale di Ferrara (che tra l’altro è stato danneggiato dal terribile terremoto dell’anno scorso), ma questa sentenza l’ha fatta di nuovo cadere nell’angoscia: una condanna a morte, un omicidio, secondo quanto riportato dalla donna.

Per me questa è una condanna a morte. Senza la cura Di Bella la malattia ritornerà e io sarò spacciata. Un giudice mi aveva dato ragione, ora un altro mi dà torto. In gioco c’è la mia vita, voglio essere libera di curarmi. Io ora sto bene e loro vogliono togliermi la cura. Non ho i soldi per pagarla di tasca mia. Questo è un omicidio.

Via | Bolognatoday

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