Benessereblog Salute Fecondazione eterologa a pagamento, Regione Lombardia bocciata per disparità di trattamento

Fecondazione eterologa a pagamento, Regione Lombardia bocciata per disparità di trattamento

La Regione Lombardia bocciata per la decisione di far pagare alle coppie la fecondazione eterologa.

Fecondazione eterologa a pagamento, Regione Lombardia bocciata per disparità di trattamento

La Regione Lombardia è stata bocciata per la decisione di far pagare alle coppie la fecondazione eterologa. A stabilirlo è stato il Consiglio di Stato, secondo cui distinguere tra fecondazione omologa e fecondazione eterologa (ovvero con seme o ovociti esterni rispetto alla coppia) non è giustificabile, per cui non è corretto finanziare la prima e far pagare di tasca propria agli assistiti la seconda. Ciò rappresenta infatti una disparità di trattamento nei confronti delle coppie affette da sterilità o da infertilità assolute, che devono quindi fare ricorso alla fecondazione eterologa per poter avere un bambino.

La decisione della Regione Lombardia di far pagare le coppie che facevano ricorso alla fecondazione eterologa con cifre che vanno dai 1.500 ai 4000 euro era stata stabilita nel 2014, e sin da subito era stata contestata dalle associazioni, come la Sos Infertilità onlus. Proprio in quell’occasione, i giudici amministrativi avevano appoggiato le posizioni dell’associazione, sottolineando che tale decisione, presa dalla giunta guidata da Roberto Maroni, sarebbe stata “discriminatoria” nei confronti delle coppie che devono necessariamente fare ricorso alla fecondazione eterologa anziché a quella omologa.

Adesso, il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar, esprimendo tra l’altro delle critiche nei confronti di quella che è a tutti gli effetti una disparità di trattamento, lesiva del diritto alla salute di tutte le coppie, e specificando che

La determinazione regionale di distinguere la fecondazione omologa da quella eterologa, finanziando la prima e ponendo a carico degli assistiti la seconda, non risulta giustificata. Realizza una disparità di trattamento lesivo del diritto alla salute delle coppie affette da sterilità o da infertilità assolute, e quindi una discriminazione che oltre a negare il diritto alla salute viola il principio di uguaglianza sostanziale e il principio di imparzialità dell’amministrazione.

Via | Agi, Repubblica

(v.m)

A Bologna gravidanza da ovulo congelato da 10 anni: è la prima al mondo

Embrione fecondazione

Nuovo record per il Policlinico Sant’Orsola di Bologna dopo la prima gravidanza ottenuta da fecondazione eterologa con sperma donato gratuitamente: per la prima volta al mondo è stata ottenuta una gravidanza da fecondazione eterologa utilizzando un ovocita congelato da 10 anni. Ad ufficializzare il primato è la stessa struttura ospedaliera, che fa il punto della situazione sui risultati ottenuti nel settore dal suo Centro di procreazione medicalmente assistita.

Oltre a quella citata, sono altre 5 le gravidanze ottenute grazie a donazioni volontarie e gratuite. In particolare, a donare i loro gameti al Sant’Orsola sono stati 6 donne e 4 uomini. A tentare di diventare genitori grazie agli esperti del Policlinico sono anche coppie provenienti da Regioni diverse dall’Emilia-Romagna.

Il nostro Centro è un punto di riferimento nazionale

ha evidenziato Mario Cavalli, direttore generale della struttura.

La qualità della ricerca e dell’assistenza si sposano alla scelta di realizzare percorsi di fecondazione eterologa con donatori volontari e gratuiti, una disponibilità che ci vogliamo impegnare a far crescere, anche con l’attivazione della Biobanca regionale dei gameti al Sant’Orsola.

Eleonora Porcu, direttrice del Centro di procreazione medicalmente assistita, ha invece sottolineato quanto sia fondamentale la dimensione della gratuità.

La disponibilità delle donne e degli uomini a donare qualcosa di così prezioso

ha commentato Porcu

è un fatto di grande significato che va comunque incentivato.

Via | Policlinico S.Orsola-Malpighi

L’esperto: “Linee guida insufficienti, limiti assurdi e troppa ignoranza”

20 novembre 2015

L’eliminazione del divieto di fecondazione eterologa un tempo contenuto nella legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita (Pma) sembra non aver risolto i problemi con cui si trova alle prese chi si affida alla fecondazione assistita per poter diventare genitore. O, almeno, è questo ciò che si evince dalle parole di Alfonso Maria Irollo, direttore responsabile del centro Pma Chianciano Salute e responsabile Pma dell’organizzazione Omnia Fertilitas, secondo cui le nuove linee guida sarebbero insufficienti, ci sarebbero problemi con i Lea (i livelli essenziali di assistenza, cioè le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale fornisce gratuitamente o dietro pagamento di un ticket a tutti i cittadini) e si avrebbe ancora a che fare con “limiti assurdi” e “troppa ignoranza”.

Il problema vero è che continuiamo a buttare soldi e allo stesso tempo non sappiamo informare la gente

dichiara Irollo, sottolineando che

molti hanno paura di fare trattamenti o di seguire dei percorsi terapeutici solo perché non gli sono stati spiegati

e che l’incapacità comunicativa ha portato a “una grande speculazione nel settore”.

Privatamente si può arrivare a spendere dai 5 mila euro ai 12 mila per un solo trattamento

spiega l’esperto.

E’ giusto che lo Stato aiuti le coppie e rimborsi le spese che sostengono. Ora anche alcuni centri privati, fortunatamente, sono convenzionati, ma sono pochi quelli che funzionano veramente. E la prima assurdità è questa. Allo Stato costerebbe molto meno rimborsare un trattamento nella regione di appartenenza del paziente, piuttosto che obbligare il paziente ad andare in un’altra regione, per evitare le liste di attesa ottenere il rimborso del ticket. Si potrebbe risparmiare fino a un terzo di quello che sperpera.

Irollo sottolinea anche quelle che a suo parere sono incongruenze nel comportamento del Servizio sanitario nazionale.

Perché lo stato rimborsa fino a 45 anni i farmaci e limita invece la tecnica ai 43 anni? Qual è il criterio logico scelto?

si chiede l’esperto, toccando poi un altro punto spesso oggetto di discussioni:

C’è chi parla di rischio di mamme/nonne… Sì, ma chi stabilisce il limite di età per diventare madri? Il limite è biologico. Una donna può fare figli finché non entra in menopausa. Il limite è la natura umana.

A ciò si aggiungerebbe il problema dell’assenza di donatori in Italia, che dopo un iniziale rallentamento della tendenza a rivolgersi all’estero per sottoporsi alla fecondazione assistita ha ora portato le coppie italiane a riprendere nuovamente a cercare aiuto al di fuori dei confini nazionali.

Il problema è che siamo costretti a mettere i pazienti in attesa perché in Italia mancano donatori

conclude Irollo.

E anche qui dovrebbe intervenire lo Stato incentivando la donazione e comunicando, per una volta, in maniera corretta ed efficace a tutte quelle coppie che inseguono solo il sogno di avere un figlio.

(s.s.)

Prima gravidanza con donatore gratuito a Bologna

14 agosto 2015

Si festeggia all’ospedale Sant’Orsola di Bologna la prima gravidanza ottenuta da fecondazione eterologa. Non c’è stato nessun donatore proveniente dall’estero, nessun trattamento per posta. In questo caso il donatore ha regalato il sogno della maternità a una coppia gratuitamente.

Tra le persone che hanno offerto gratuitamente spermatozoi e ovociti, sono stati reclutati due uomini e una donna, altre 12 donne hanno donato i loro ovociti già conservati in ospedale. Inizia quindi a diffondersi anche in questo campo un movimento di solidarietà, che poi a settembre sarà rinforzato da una campagna ad hoc. Purtroppo, il percorso è ancora lungo perché in Italia scarseggiano i donatori.

Il Sant’Orsola è l’unica struttura pubblica che a Bologna pratica la procreazione assistita e qui non vengono utilizzati gameti a pagamento dall’estero. Il Centro del Sant’Orsola ha avviato le visite alle coppie intenzionate ad accedere alla fecondazione eterologa a novembre, non appena sono state definite le linee dei parametri legislativi. Tutto il percorso (salvo ovviamente i ticket se la coppia non è esente) è gratuito. Al momento sono 10 i trattamenti effettuati e 171 le coppie in attesa.

La prima gravidanza ha superato la sesta gravidanza ed è arrivata grazie all’inseminazione extracorporea realizzata con gameti del donatore e al successivo impianto embrionario. La coppia proviene da fuori regione.

(v.r)

In arrivo il regolamento valido per tutta l’Italia

12 agosto 2015

Siamo arrivati all’ultima votazione per rendere omogenea l’applicazione della fecondazione eterologa in Italia. Il Regolamento sull’impiego di cellule e tessuti umani è stato infatti inviato alla Conferenza Stato-Regioni per l’approvazione. Quali sono i dettagli fondamentali di questo testo?

È stata definita l’età dei donatori di gameti, tra i 18 e i 40 anni per i maschi e tra 20 e 35 per le donne. Un donatore non può superare un numero massimo di 10 nati, per evitare di ridurre i rischi di unioni tra consanguinei. Anche se è prevista una deroga per le coppie che hanno già avuto un bambino con l’eterologa, perché possano avere fratelli biologici.

Il Regolamento, inoltre, stabilisce la procedura per la selezione del donatore, che prevede innanzitutto l’anamnesi sanitaria e medica del donatore, attraverso un colloquio individuale e la compilazione di un questionario dedicato, a cura del medico responsabile della selezione. Il secondo step sono gli esami per patologie infettive e poi lo screening per valutazione del rischio di patologie di tipo genetico: attraverso una consulenza genetica scritta, tenendo anche conto del contesto etnico del donatore, si possono prevedere ulteriori esami, incluso il cariotipo.

I donatori devono poi sottoporsi al test della fibrosi cistica (obbligatorio per tutti) ed è vietata la donazione di gameti tra fra parenti fino al quarto grado, per i quali c’è rischio maggiore di trasmissione di eventuali patologie genetiche. Le coppie che scelgono l’eterologa riceveranno una documentazione completa sulla salute del donatore, rispettando la riservatezza sulla sua identità e con la consapevolezza che non si può annullare completamente il rischio di patologie per il bambino.

(v.r)

A Catania la prima nascita della Sicilia

1 agosto 2015

Sembra ormai aver assunto i contorni di una corsa ai primati la storia della fecondazione eterologa in Italia. Dopo la nascita del primo bambino nato grazie a questa tecnica di procreazione medicalmente assistita (pma) in una struttura pubblica (per la precisione a Firenze) e la prima gravidanza italiana con embrione proveniente dall’estero (questa volta a Torino) è ora il turno della Sicilia, da cui arriva la notizia della nascita, a Catania, del primo bambino concepito sull’isola grazie all’eterologa.

I genitori, una coppia quarantenne, raccontano di aver fatto un altro tentativo all’estero, poi fallito. L’esperienza aveva fatto però toccare loro con mano

le difficoltà, materiali e psicologiche, causate dalla necessità di recarsi in centri stranieri visto l’odioso divieto posto dalla legge 40.

Nella struttura cui si è rivolta la coppia (il Centro Hera di Catania) le prime procedure di pma con fecondazione etrologa sono iniziate nell’ottobre dello scorso anno.

Un passo dopo l’altro, il diritto alla genitorialità ha vinto sui divieti e le contraddizioni di una legge palesemente incostituzionale

ha dichiarato Nino Guglielmino, direttore della struttura.

Bisogna adesso agire concretamente per inserire la pma nei Livelli essenziali di assistenza e offrire servizi efficienti sul territorio

ha aggiunto il ginecologo, concludendo:

L’obiettivo, ora che possiamo mettere uno stop al turismo riproduttivo all’estero, è quello di ridurre, ed infine eliminare, la mobilità interregionale delle coppie, con l’obiettivo di raggiungere una nuova frontiera della medicina della riproduzione: la pma a chilometro 0, sia omologa che eterologa.

(s.s.)

Via | Agi

Prima gravidanza in Italia con embrione arrivato dall’estero

23 luglio

Fecondazione eterologa – Una coppia di Torino è finalmente in dolce attesa, dopo aver iniziato un trattamento di fecondazione eterologa.

La coppia in questione, che si sarebbe rivolta al centro privato Livet di Torino, ha potuto arginare le difficoltà legate a questo tipo di procedura in Italia, rivolgendosi ad un centro in Spagna, e ricevendo “per posta” tutto l’occorrente congelato, per iniziare il trattamento.

(v.m.)

A Firenze il primo bambino nato in una struttura pubblica

13 Luglio 2015

E’ nato a Firenze, all’ospedale Careggi, il primo bambino concepito grazie alla fecondazione eterologa in una struttura pubblica. Il fiocco è azzurro e il piccolo, che stando a quanto si apprende dall’Ansa sarebbe nato lo scorso 11 luglio, è in buona salute, così come la sua mamma.

La Regione Toscana è stata la prima a introdurre l’eterologa nelle strutture pubbliche. Da quando sono iniziate le procedure i tentativi andati a buon fine sono stati più d’uno, tanto che al momento sarebbero almeno 10 le gravidanze

Siamo felici di aver contribuito alla nascita di una nuova vita

ha commentato Enrico Rossi, governatore della Regione, dichiarando l’orgoglio per il traguardo tagliato dall’istituzione che amministra.

La sanità toscana ne è orgogliosa. Per la qualità dei servizi e per l’impegno in difesa e per la promozione dei diritti della persona.

E’ un diritto della persona accedere alla fecondazione eterologa

ha aggiunto Rossi

In Italia: lo abbiamo dimostrato noi prima di tutti gli altri.

Prima dei provvedimenti presi dalla Toscana la fecondazione con gameti provenienti da donatori era stata effettuata solo in centri privati; non a caso la prima nascita frutto dell’eterologa è quella di due gemelli venuti alla luce nell’oscurità corso mese di marzo nella clinica Alma Res Fertility di Roma.

Il primo trattamento effettuato al Careggi risale allo scorso mese di ottobre e ieri l’ospedale è stato protagonista di questo nuovo primato.

(s.s.)

Via | <a href="http://www.ansa.it/toscana/notizie/2015/07/12/eterologa-nato-primo-bimbo-a-firenze_f0355e7c-0554-4813-a722-75248e642ea9.html

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No al limite di 43 anni

11 maggio 2015

In Veneto è stato abolito il limite di 43 anni di età previsto per le donne che vogliono avvalersi delle tecniche di fecondazione eterologa. A stabilirlo è stato il Tar, che ha deciso di annullare la parte della delibera regionale in cui poneva il limite in seguito al ricorso presentato dall’avvocato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, inseime ai colleghi Nicolò Paoletti e Claudia Sartori.

A portare la delibera sul bancor degli imputati è stata una coppia che si era vita negare l’accesso all’eterolgoa perché la donna aveva da poco compiuto i fatidici 43 anni. Secondo i giudici del Tar, però, la limitazione contenuta nella delibera era

viziata per violazione dei principi costituzionali di uguaglianza, nonché diritto alla genitorialità e alla salute.

Niente più limite di 43 anni, quindi, almeno nelle strutture della Regione Veneto.

(s.s.)

Via | Ansa

10 aprile 2015

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso dell’Associazione Sos Inferilità, una società di medici che lavora nella sanità privata, e della onlus Medicinademocratica contro la delibera della Regione Lombardia che stabilisce che il cittadino deve pagare interamente in trattamento di fecondazione eterologa, mentre nelle altre regioni si paga solo il ticket. Il costo varia tra i 1.500 e i 4mila euro.

La decisione del Consiglio di Stato è stata accolta con entusiasmo anche dall’Associazione Luca Coscioni, il cui segretario Filomena Gallo ha commentato:

“Il Consiglio di Stato ha emesso l’unica sentenza possibile grazie al lavoro delle associazioni di pazienti e dei colleghi con cui in questi anni abbiamo lavorato per la tutela dei diritti delle persone che vorrebbero avere una famiglia con dei bambini. Già la legge 40 ha per anni discriminato le coppie rispetto all’accesso alle tecniche: perché il Consiglio regionale avrebbe voluto continuare sulla stessa strada prevedendo disparità di trattamento tra chi chiede di accedere ad una fecondazione omologa e chi ad una eterologa?”

Il prossimo importante appuntamento è quello del 14 aprile quando la Corte Costituzionale si pronuncerà sul divieto di accesso alla diagnosi pre-impianto alle coppie fertili ma portatrici di patologie genetiche, sempre previsto dalla legge 40 del 2004.

Lorenzin: “Niente pagamenti per donatrici di ovuli”

13 marzo 2015

Il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin è tornata a parlare di fecondazione eterologa. L’occasione si è presentata durante un forum organizzato all’agenzia di stampa Ansa, durante il quale il Ministro è parso chiaro: non possono essere previsti pagamenti per le donne che decidono di diventare donatrici di ovuli.

Se, infatti, secondo il Ministro i rimborsi per le spese sanitarie sostenute dalle donatrici sono “più che legittimi”, nulla giustifica la loro trasformazione in una retribuzione in cambio della donazione di cellule e tessuti.

Abbiamo una delle legislazioni più civili al mondo su questo punto

ha sottolineato il Ministro, ribadendo che l’assenza di un pagamento non significa che i donatori non abbiano diritto ad un rimborso.

Noi

ha spiegato Lorenzin

avevamo equiparato il rimborso a quello della donazione di midollo osseo. Ora nella legge di stabilità è stato introdotto il registro, e ora proporremo le nuove linee guida nazionali, che sono quasi pronte, che risolveranno i problemi ancora aperti con le regioni.

Il passo successivo, ha annunciato il Ministro, sarà la messa a punto di campagne per la donazione degli ovovciti e

fare una sensibilizzazione anche per l’egg sharing.

Per il momento la disponibilità di ovociti in Italia sembra infatti essere un problema. La situazione è più critica per i gameti femminile che per quelli maschili, tanto che nel mese di gennaio l’associazione Cecos, che riunisce i principali Centri per la fecondazione assistita, sia privati che convenzionati, presenti sul territorio italiano, ha annunciato la partenza dei primi contratti per la collaborazione con banche di gameti europee.

(s.s.)

Via | Ansa

Fecondazione eterologa, arriva la prima gravidanza tutta italiana

29 ottobre 2014

Dopo le gravidanze annunciate nello scorso mese di luglio e le prime procedure portate a termine all’ospedale Careggi di Firenze, oggi è il Centro di Medicina della Riproduzione dell’European Hospital di Roma a finire sotto i riflettori per un intervento di fecondazione eterologa. Il motivo? Si tratterebbe della prima procedura in cui sia la donatrice che la ricevente sono italiane.

Ermanno Greco, direttore responsabile del centro, ha spiegato che gli ovociti utilizzati non sono stati ottenuti da banche estere e non erano crioconservati, ma freschi. A dimostrare il successo della procedura sarebbe l’immagine del battito del cuore del feto diffuse dallo stesso Greco,

il parametro

ha spiegato l’esperto

utilizzato scientificamente per dire che si è ottenuta una vera e propria gravidanza clinica.

Un successo per la sanità italiana

Secondo il direttore del Centro di Medicina della Riproduzione dell’European Hospital

questo successo dimostra come i Centri Italiani siano in grado di operare in questo settore così delicato con la massima efficienza e la massima qualità e sicurezza per le pazienti.

Già nei giorni scorsi dall’ospedale capitolino erano arrivate buone notizie in tema di fertilità. Lo stesso Greco, in occasione di un workshop organizzato presso la struttura, aveva parlato delle sempre maggiori speranze di diventare madri per le pazienti affette da un cancro.

La preservazione della fertilità in pazienti oncologici si è dimostrata efficace nell’aumentare le percentuali di gravidanza e nel migliorare la qualità di vita in pazienti affetti da diversi tipi di tumore

ha spiegato Greco, secondo cui le metodiche oggi a disposizione permettono

di ottenere ovociti di ottima qualità che una volta crioconservati potranno dare ulteriori chances alle pazienti di avere bambini.

Via | Il Messaggero; Agi

A Roma riapre il centro di pma del Pertini

29 ottobre 2014

Dopo lo stop imposto dallo scandalo degli embrioni scambiati, oggi il centro di procreazione medicalmente assistita (pma) dell‘Ospedale Sandro Pertini di Roma torna operativo. Qui, spiegano dalla Regione Lazio, sarà possibile accedere anche alla fecondazione eterologa, fatta salva un’età massima di 43 anni per le donne che richiedono gli interventi a carico del Servizio Sanitario regionale (la stessa valida in caso di omologa).

Come nelle altre strutture pubbliche, anche presso il Pertini potranno essere effettuati al massimo 3 cicli, e come in altre Regioni il costo sarà di 500 euro. Per quanto riguarda, invece, la sicurezza delle procedure, la Regione Lazio ha istituito una card con un identificativo associato al materiale biologico della coppia che dovrà essere utilizzato in tutte le fasi e associato a nuovi dispositivi di sicurezza (da allarmi a sistemi di rilevazione dati) che si attiveranno nel caso in cui non coincida con il materiale biologico. A questi dispositivi di sicurezza si aggiungono un nuovo sistema informativo per la gestione dei dati, in modo da garantirne la tracciabilità, nuove tecnologie per garantire migliori fasi di lavorazione e controlli esterni e interni per garantire l’assenza di violazioni degli standard qualitativi e delle procedure pianificate.

Con un servizio attivo 6 giorni su 7 in grado di assistere fino a 3 coppie al giorno, il Pertini è uno dei 21 centri di pma attivi nel Lazio, di cui 7 pubblici.

Il Lazio, dopo la legge 40 del 2004, non aveva ancora la rete regionale dei centri della procreazione assistita

ha commentato Nicola Zingaretti, presidente della Regione.

Ora siamo pronti, abbiamo chiesto a tutti i centri il livello massimo di sicurezza. Tutti coloro che vogliono ricorrere alla procreazione assistita ora possono rivolgersi ad una rete regionale sicura, efficiente e che risponde a requisiti massimi a livello internazionale di sicurezza. Sono passati 10 anni dalla legge del 2004, ma in 18 mesi abbiamo recuperato questo ritardo.

Il centro di pma del Pertini si occuperà sia di fecondazione eterolgoa che di omologa. Al momento già 120 delle coppie in lista d’attesa sono state ricontattate.

Via | Regione Lazio

Eterologa, no al limite dei 43 anni. Lorenzin: “Utilizzare le regole dell’omologa”

29 ottobre 2014

Decidere in base alle regole già esistenti per gestire l’omologa: è ciò che auspica il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, riguardo al limite di età per le donne che intendo ricorrere alla fecondazione eterologa. Non sarebbe quindi la soglia dei 43 anni – originariamente stabilita dalla Toscana – a dover costituire la discriminante in base alla quale una donna può diventare madre attraverso il ricorso a gameti esterni alla coppia, ma il parere del medico, che dovrebbe valutare ogni caso singolarmente.

Ricordo che i miei uffici hanno messo a punto un decreto per garantire sicurezza e qualità delle procedure

ha sottolineato il Ministro rispondendo al question time alla camera

Nella proposta di legge era previsto un registro nazionale donatori, mentre non era invece previsto un limite di età di 43 anni per la donna ricevente. Ritengo che si debbano utilizzare le regole dell’omologa, dove è il medico che decide caso per caso.

Una posizione, questa, che ha subito trovato appoggio all’interno del Parlamento.

Servono criteri il più possibile uguali per i due diversi tipi di procreazione medicalmente assistita, omologa ed eterologa, che abbiano analoghi vincoli di tutela della vita umana a cominciare dal momento del concepimento

ha dichiarato in una nota stampa Paola Binetti, deputata Udc, ricordando di aver presentato il mese scorso un ddl di modifica della legge 40 che, spiega la stessa Binetti,

tiene conto dell’età dei genitori biologici e sociali ed evita qualsiasi possibilità di fare business con i gameti dei donatori.

Nel frattempo il Ministero della Salute sarebbe al lavoro sulle norme necessarie per recepire le disposizioni europee riguardanti le cellule riproduttive.

Sto anche valutando di offrire agli operatori dei documenti, sotto la forma dei posititon paper dedicati, per garantire la qualità e la sicurezza dei centri di Procreazione Medicalmente Assistita, anche alla luce delle imminenti regolamentazioni europee su tessuti e cellule

ha aggiunto il Ministro, spiegando che

quando sarà definito un quadro legislativo almeno con un registro nazionale donatori saranno avviate delle campagne specifiche su questo tema.

Via | Ansa; comunicato stampa

Il primo trattamento al Careggi di Firenze

fecondazione eterologa decreto

14 ottobre 2014

La fecondazione eterologa è ufficialmente realtà anche nelle strutture sanitarie pubbliche italiane. Questa mattina all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze una giovane donna è stata infatti sottoposta a fecondazione con spermatozoi provenienti da un donatore. La struttura fiorentina diventa così il primo centro pubblico ad aver offerto il trattamento sul territorio italiano.

L’intervento è stato effettuato in regime ambulatoriale. Infatti come ha spiegato Maria Teresa Mechi, direttore sanitario dell’azienda ospedaliera, la fecondazione eterologa

è un trattamento che dura pochissimo e non cruento, praticato in day hospital.

Per la coppia coinvolta la necessità di ricorrere all’eterologa è dipesa da un problema di fertilità maschile. I gameti necessari per le procedure sono stati ottenuti da una banca del seme europea accreditata e autorizzata, che ha fornito quantità di seme sufficienti a 3 o al massimo 4 trattamenti a fronte del pagamento delle sole spese di trasporto del materiale. Il donatore avrebbe caratteristiche fenotipiche compatibili con quelle della coppia.

Già nei mesi scorsi alcune strutture private avevano annunciato di aver dato il via alla procreazione medicalmente assistita tramite fecondazione eterologa; l’azienda Ospedaliero-Universitaria toscana si aggiudica però a pieno diritto il titolo di “pioniere pubblico” dell’eterologa. Ciò non significa che sia una struttura alle prime armi. Infatti come ha spiegato Mechi

a Careggi era già presente un centro dedicato per la fecondazione omologa. I nostri professionisti compongono un team multidisciplinare e hanno collaborato alla costituzione delle linee guida a livello nazionale. È stato possibile avviare questo percorso proprio perché avevamo qui competenze adeguate. Negli ultimi mesi si è andato a definire il quadro, rispetto a questioni come il consenso informato e gli aspetti giuridici.

Via | Ansa

Eterologa, l’opinione degli italiani è divisa in due

1 ottobre 2014

Gli italiani si mostrano divisi in tema di fecondazione eterologa: solo il 40% della popolazione dello Stivale è d’accordo con l’uso di gameti esterni alla coppia nelle procedure di procreazione medicalmente assistita a disposizione di chi non riesce a concepire naturalmente un bambino. A svelarlo è una ricerca del Censis realizzata in collaborazione con la Fondazione Ibsa e presentata oggi a Roma da Giuseppe Zizzo, segretario della fondazione, e Ketty Vaccaro, responsabile del settore Welfare e sanità del Censis.

L’indagine è scesa nei dettagli dell’opinione degli italiani, rilevando che mentre fra i cattolici la percentuale di favorevoli all’eterologa si ferma al 29% fra i non credenti sale al 65%. Ed è sempre del 29% la percentuale dei cattolici praticanti che si dichiara favorevole alla diagnosi pre-impianto, a fronte di una percentuale nella popolazione generale del 35%. Solo il 14% degli italiani si dichiara invece favorevole al ricorso alla maternità surrogata, cioè alla possibilità che gli embrioni derivanti dalla fecondazione in vitro vengano trasferiti nell’utero di una donna esterna alla coppia.

Ancora più ridotta è la percentuale di chi sarebbe d’accordo con la possibilità di scegliere in anticipo il sesso del bambino (9,5%). Al contrario, ben il 46% degli intervistati si è dichiarato favorevole alla possibilità che anche i single possano accedere alla fecondazione assistita; il 29% riterrebbe invece giusto estendere la possibilità anche alle coppie omosessuali. In questi casi sembra importare poco la fede religiosa dell’intervistato: il 43% dei cattolici praticanti è infatti favorevole alla fecondazione assistita per i single e il 23% a quella di renderla disponibile anche alle coppie omosessuali.

Un dato, però appare decisamente sorprendente: solo l’11% degli intervistati ha dichiarato di sapere che esiste una legge (la Legge 40 del 2004) che disciplina la materia. Chi sa di cosa si tratta non la giudica in modo positivo, soprattutto per le differenze attualmente presenti nelle diverse Regioni, tanto che secondo l’opinione più diffusa dovrebbe essere modificata.

In effetti nonostante in Italia esista una normativa che regola la possibilità di fecondazione assistita le coppie con problemi di fertilità devono affrontare difficoltà significative. Le principali non sembrano essere solo quelle di tipo emotivo (riscontrate dal 42% dei casi), ma soprattutto quelle di carattere economico (67%) e spesso anche il fatto di non sapere nemmeno a chi rivolgersi (42%). Isomma, chi pensa che scopo principale delle leggi sia riscolvere i problemi dei cittadini sembra proprio avere di che restare deluso.

Fecondazione eterologa, il ticket più basso in Sardegna?

27 settembre 2014

Almeno per quanto riguarda la fecondazione eterologa, l’intenzione della Sardegna è mantenere i ticket ai livelli più bassi della Penisola. Luigi Arru, assessore regionale alla Sanità, avrebbe infatti intenzione di proporre alla Giunta della Regione di applicare il costo più basso possibile, 400 euro.

La proposta sarà valutata la settimana prossima, quando è previsto che la Giunta recepisca le linee guida uscite dalla Conferenza delle Regioni. Secondo le voci circolanti al momento l’intenzione è di inserire l’eterologa nei Livelli essenziali di assistenza – i cosiddetti Lea – per le donne in età fertile.

La decisione della Sardegna sarebbe totalmente opposta a quella della Lombardia, che non sembra assolutamente intenzionata a fare un passo indietro rispetto a quanto fino ad oggi dichiarato. Nella Regione amministrata da Roberto Maroni, insomma, la prospettiva della fecondazione eterologa sembra essere quella di rimanere una prestazione a totale carico del cittadino che vi farà ricorso.

Da parte sua, il presidente lombardo si dichiara certo del fatto di interpretare nel modo corretto la situazione attuale.

Sono le altre Regioni a sbagliare

ha infatti dichiarato Maroni alla stampa.

Anche volendo non possiamo considerarla nei Livelli essenziali di assistenza, fino a quando il Parlamento non dice vi se rientra o meno. Quindi la Lombardia è l’unica che si sta comportando in maniera corretta.

Noi stiamo solo aspettando che il Parlamento ci dica se la fecondazione eterologa rientra o meno nei Lea

ha ribadito il Governatore della Lombardia, aggiungendo però anche una considerazione personale:

Per me questo tipo di fecondazione non rientra nei Lea. E quindi preferisco spendere i soldi dei lombardi in altro modo, ad esempio cancellando i ticket per chi sta male.

Via | AGI; Adnkronos

Fecondazione eterologa: ticket unico tra 400 e 600 euro, ma non in Lombardia

fecondazione eterologa decreto

25 settembre 2014

Un ticket variabile tra i 400 e i 600 euro a seconda della Regione presa in cui ci si sottoporrà ai trattamenti. E’ questo l’orientamento in tema di fecondazione eterologa dei presidenti convocati questa mattina a Roma alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. L’intenzione, annunciata dal presidente della Conferenza, il governatore della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, è di

far pagare il ticket per gli esami necessari ad accedere a queste prestazioni, secondo modalità con cui viene già erogata la fecondazione omologa.

La proposta per la definizione di un ticket unico per le prestazioni riguardanti la fecondazione eterologa era il primo punto all’ordine del giorno delle discussioni in tema di sanità previste durante la riunione di questa mattina. Secondo Chiamparino la decisione cui si è arrivati consente di dare una certezza alle famiglie italiane che decidono di accedere alla fecondazione eterologa.

Il presidente della Conferenza ha però aggiunto un dettaglio:

Speriamo che il Governo inserisca al più presto l’eterologa nei Livelli essenziali di assistenza perché questo consentirebbe di eliminare quel margine interpretativo che necessariamente abbiamo dovuto inserire.

Che si sia arrivati infine a una soluzione che possa garantire l’uniformità alla possibilità di accesso alla fecondazione eterologa in tutta Italia? In realtà una Regione si è chiamata esclusa da questo accordo, la Lombardia. Qui l’intero costo delle prestazioni, sia che vengano erogate da strutture private sia per i pazienti che si rivolgeranno a strutture pubbliche, saranno a totale carico del cittadino. Il motivo? Stando alle parole di Chiamparino, “ragioni politiche”.

Via | Agi; regioni.it

Regioni al lavoro sul ticket unico per l’eterologa. Via libera anche in Abruzzo

24 settembre 2014

“Credo e spero che troveremo un accordo sul ticket unico a livello nazionale per la fecondazione eterologa”. A dichiararlo a margine dell’incontro della Commissione Salute delle Regioni svoltosi oggi a Roma è Luca Coletto, coordinatore degli Assessori alla Sanità delle Regioni. L’argomento è all’ordine del giorno della Conferenza delle Regioni convocata per domani 25 settembre dal presidente Sergio Chiamparino.

Sarebbe un peccato non mettere un cappello a questa questione, dopo un percorso che è stato molto condiviso tra le Regioni

ha aggiunto Coletto.

Nel frattempo ieri un’altra Regione ha recepito le linee guida della Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome in tema di fecondazione eterologa, l’Abruzzo.

Poiché il Governo ha ritenuto di non dover intervenire con un proprio provvedimento in una materia così delicata per le sue implicazioni etiche e morali, lasciando al Parlamento tale competenza, è stato concordato di definire, in attesa che il legislatore legiferi in materia, un accordo interregionale che sarà recepito dalle singole regioni

ha dichiarato Silvio Paolucci, assessore regionale con delega alla Sanità.

Grazie al recepimento ora anche in Abruzzo sono stati stabiliti i requisiti dei centri che vogliono offrire la possibilità di accedere all’eterologa, quelli delle coppie, la gratuità della donazione, le caratteristiche dei donatori maschili e le indicazioni cliniche. Ora non resta che attendere che il Servizio Programmazione sanitaria della Regione Abruzzo attui tutti gli adempimenti previsti nel documento.

Via | Regione Abruzzo; Regioni.it

Regioni verso il ticket unico nazionale?

23 settembre 2014

E’ previsto per domani, a Roma, l’incontro della Commissione Salute delle Regioni per discutere sul ticket minimo che dovrà essere pagato dalle coppie che vorranno sottoporsi in Italia alle procedure di procreazione medicalmente assistita tramite fecondazione eterologa. La Commissione salute si riunirà presso la sede della Regione Veneto, da cui non potrà però uscire una decisione definitiva. La proposta dovrà infatti prima passare al vaglio della Conferenza delle Regioni.

Mi auguro che si possa arrivare a concordare a un ticket unico per tutta Italia

ha dichiarato il coordinatore degli Assessori Regionali alla Sanità, Luca Colletto, aggiungendo:

So che la maggior parte dei colleghi è d’accordo ci sarà da limare qualche posizione.

Colletto ha spiegato che l’esigenza di un ticket unico nasce dalla volontà di evitare che i cittadini decidano di spostarsi in città diverse dalla propria per poter accedere alla fecondazione eterologa. I viaggi che si vogliono prevenire sono soprattutto quelli verso l’estero, dato che, spiega Colletto,

esiste la possibilità di scegliere il luogo di cura non solo in Italia ma in qualsiasi Stato Ue.

Sono convinto che questo tipo di assistenza debba essere governata, piuttosto che subita. Andare all’estero significherebbe avere i costi aumentati e protocolli diversi dai nostri che ritengo di buon senso.

Via | Ansa Valle d’Aosta

Lorenzin verso un ticket uniforme. La situazione Regione per Regione

23 settembre 2014

Un ticket “più o meno uniforme” per tutte le Regioni. E’ questo quanto auspica il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sul fronte della fecondazione eterologa, un fronte che nelle ultime settimane è stato decisamente animato. A ricordarlo è lo stesso Ministro, che in occasione del Meeting informale dei Ministri della Salute europei svoltosi a Milano ha sottolineato che anche se fino ad ora ciascuna Regione ha proceduto del tutto autonomamente

l’obiettivo è quello di cercare di rendere almeno omogenei gli interventi sul territorio a livello nazionale.

Da quando è decaduto il divieto di fecondazione eterologa presente nella Legge 40 la posizione di Lorenzin sulla necessità di una legge ad hoc è parsa piuttosto chiara.

La legge serve per poter fare un Centro nazionale per la tracciabilità dei donatori e per riuscire a finanziare l’eterologa in modo equo e sostenibile per tutte quante le Regioni

aggiunge ora il Ministro, spiegando:

Credo che dovremmo fornire un position paper (un documento di indirizzo) per la conservazione dei gameti alle Regioni. Abbiamo la necessità di tracciare in maniera sicura l’eterologa, e che questa tecnica venga fatta in centri che abbiano tutti i criteri per poterla realizzare nella massima sicurezza. Dovremmo avere un network fra i centri, e un Registro dei dati che oggi non abbiamo. I problemi sul campo ci sono.

Lorenzin vede di buon occhio anche una legge a livello comunitario, in cui intravede “un’ottima occasione” per regolamentare l’eterologa. Nel frattempo, però, la situazione sul territorio nazionale appare disomogenea, con una netta distinzione tra le scelte fatte a nord del Po e quelle prese dai governatori delle Regioni del Centro-Sud. A riassumere la situazione è L’Espresso, che assembla il seguente mosaico:

  • in Piemonte si sta pensando a un ticket tra i 600 e i 700 euro;
  • in Lombardia il costo della fecondazione eterologa (pari ad almeno 3 mila euro) sarà a totale carico dei pazienti, almeno fino a che – ha dichiarato il Governatore Roberto Maroni – il Parlamento non avrà messo a punto una legge che faccia chiarezza sull’inserimento dell’eterologa nei Lea, i livelli essenziali di assistenza;
  • in Veneto potrebbe essere applicato solo un ticket da 36 euro;
  • il Friuli Venezia Giulia sembra orientato alla soluzione del ticket, che però non ci risulta essere stato ancora stabilito;
  • in Liguria potrebbe essere stabilito un ticket variabile in base al reddito;
  • in Emilia Romagna si punta alla gratuità;
  • in Toscana è stato scelto un ticket da 500 euro;
  • in Umbria l’eterologa sarà messa sullo stesso piano dell’omologa, che è gratuita per le coppie con diagnosi di problemi di fertilità;
  • ancora da stabilire i costi nelle Marche, dove l’assessore regionale alla salute ha dichiarato che si sta attendendo “una condivisione generale” per poter poi deliberare sull’introduzione o meno del ticket;
  • nel Lazio si pensa a un ticket, il cui ammontare è però da definire (si vocifera di 1.800 euro);
  • in Sicilia si pensa a due possibili soluzioni: un rimborso pari a 1.700 euro o la copertura totale.

In questo panorama, peraltro ancora incompleto, il rischio paventato è quello dei lunghi viaggi della speranza verso luoghi di cura lontani da casa. Una situazione, a onor del vero, che in Italia è già reale per altri motivi forse anche di gravità maggiore rispetto a una differenza nei costi, come la ricerca di cure non disponibili nella propria città.

Via | LaPresse; L’Espresso; Messaggero Veneto

Fecondazione eterologa, linee guida approvate anche nel Lazio

roche novartis

17 settembre 2014

Come preannunciato la scorsa settimana, la giunta regionale del Lazio ha approvato le linee guida per la fecondazione eterologa, aprendole ufficialmente le porte delle sue strutture ospedaliere pubbliche e private. Mantenuta anche la promessa di utilizzare come modello di riferimento la prima normativa a tal proposito ufficializzata in Italia, quella della Toscana. Anche nel Lazio, infatti, le coppie potranno accedere alla riproduzione medicalmente assistita che prevederanno l’eterologa pagando un ticket, il cui ammontare deve però ancora essere stabilito.

A far rimandare una decisione definitiva a tal proposito sono più fattori, primo fra tutti il fatto che la regione è a tutt’oggi sotto commissariamento. Per questo motivo, ha spiegato il presidente Nicola Zingaretti, sarà necessario un confronto con il governo. Inoltre l’intenzione è di trovare insieme alle altre regioni una soluzione unica a livello nazionale che oltre ad evitare un vero e proprio caos nelle tariffe eviti anche che i pazienti si trovino costretti di spostarsi da un punto all’altro dello Stivale alla ricerca della situazione economicamente più sostenibile.

Ad altri interrogativi è stata data una risposta certa e puntuale. E’ il caso dell’età massima della donna che si sottoporrà a fecondazione eterologa, che come già indicato nelle linee guida approvate dai presidenti delle regioni è stata stabilita nei 43 anni. Altro dettaglio riguarda il numero di cicli di fecondazione cui sarà possibile sottoporsi nelle strutture pubbliche, fissato a un massimo di tre.

A proposito di strutture, le previsioni parlano di un numero finale di centri operativi pari a 21, fra cui sono incluse 7 strutture pubbliche. Infatti dei 48 centri di cui si era inizialmente parlato solo 23 sono in possesso dei requisiti richiesti; due di questi avrebbero poi rinunciato.

Per quando riguarda la precaria situazione romana, dove le strutture pronte sembrano scarseggiare drasticamente, l’unico centro effettivamente operativo e il Sant’Anna, ma si vocifera di un’apertura imminente del San Filippo e del Pertini (“sospeso” a causa della vicenda degli embrioni scambiati lo scorso mese di dicembre). Altre strutture presenti sul territorio regionale che dovrebbero diventare attive a breve sono il Policlinico Umberto I, il San Camillo, il Gemelli e il Santa Maria Goretti di Latina.

Via | Ansa

Zingaretti promette: presto l’eterologa anche nel Lazio

14 settembre 2014

Presto anche il sistema sanitario del Lazio aprirà le porte alla fecondazione eterologa. Ad annunciarlo è il Governatore della Regione, Nicola Zingaretti, annunciando che martedì prossimo la giunta approverà le linee guida.

L’approvazione prevista per martedì è stata definita da Zingaretti

un risultato importante che mette ordine in un settore molto delicato della sanità del Lazio, recuperando in questo modo anche un grave ritardo.

In effetti non è di molto tempo fa la notizia dell’esiguo numero di centri pronti per l’eterologa nella capitale. Oggi stesso, però, Corrado Melega, commissario attuatore per la procreazione medicalmente assistita nel Lazio, ha dichiarato che tutte le strutture della regione

dovrebbero riuscire a essere in regola con le autorizzazioni

entro la fine dell’anno.

A ottenere le autorizzazioni a procedere con le tecniche di fecondazione

ha precisato Melega

saranno sia i privati che i sei centri pubblici, alcuni dei quali già hanno ottenuto il via libera, come il Sant’Anna, o sono in dirittura d’arrivo, come l’Ospedale San Filippo Neri e il Pertini.

Per quanto riguarda le modalità di accesso alla procreazione medicalmente assistita con fecondazione eterologa anche nel Lazio si prospetta una situazione come quella attuata in Toscana, con il pagamento di un ticket che permetta alle casse della Regione di rispettare il rigore economico che deve rispettare (ricordiamo che la Sanità regionale è stata commissariata). Non si sa però se il ticket sarà fisso o se varierà in base al reddito della coppia.

Nelle altre Regioni la situazione è variabile. Al ticket di riferimento della Toscana, pari a 500 euro, si affiancano infatti la gratuità del servizio nelle strutture pubbliche dell’Emilia Romagna, la variabilità in base al reddito scelta in Liguria e il costo totale a carico del paziente in Lombardia.

Via | Ansa

Fecondazione eterologa, via libera in Emilia Romagna

fecondazione eterologa decreto

11 settembre 2014

Anche l’Emilia Romagna ha aperto ufficialmente le porte alla fecondazione eterologa. La Giunta regionale ha infatti adottato la delibera presentata la scorsa settimana da Carlo Lusenti, assessore alla Sanità della regione.

Abbiamo mantenuto l’impegno preso a metà agosto

ha sottolineato l’assessore.

L’eterologa sarà a carico del Servizio sanitario per le donne fino ai 43 anni, che potranno rivolgersi a uno dei 21 centri autorizzati presenti sul territorio regionale.

Via | Ansa

A Roma mancano i centri pubblici

6 settembre 2014

Sono 37 (6 pubblici, 3 convenzionati e 28 privati) i centri di procreazione medicalmente assistita presenti a Roma, ma anche se la giunta regionale del Lazio recepisse oggi stesso le linee guida sulla fecondazione eterologa approvate dai Governatori delle Regioni di fatto gli abitanti della Capitale dovrebbero che volessero accedere alle procedure attraverso il Servizio sanitario nazionale dovrebbero cercare aiuto altrove. Mentre, infatti, i centri privati fremono nell’attesa di aprire i battenti all’eterologa, tre delle quattro strutture pubbliche che in teoria potrebbero essere subito attive a pieno regime in pratica non potrebbero prendere in carico nessuna coppia di pazienti e la quarta deve fare i conti con il mancato rinnovo del contratto del personale necessario.

Fra le motivazioni di questa situazione ce n’è una ben nota alle cronache. All’Ospedale Sandro Pertini, infatti, l’attività del centro di Pma è sospesa a causa della vicenda dello scambio di embrioni dello scorso mese di dicembre. Al San Filippo Neri e al Policlinico Umberto I la fecondazione assistita è invece ostacolata da lavori di ristrutturazione. Ma se al Policlinico i lavori sono ancora in corso, la situazione al Neri sembra paradossale: i lavori di ristrutturazione sono terminati da 9 mesi, ma la struttura non ha il certificato di prevenzione incendi necessario per poter essere attivo, che però può essere rilasciato solo se l’intera struttura ospedaliera viene messa in regola.

Al Sant’Anna, invece, si procede a ritmo ridotto perché da giugno è rimasta in servizio solo una biologa. Al resto del personale che fino a pochissimi mesi fa permetteva alla struttura di farsi carico dei casi di moltissime coppie non è infatti stato rinnovato il contratto.

La speranza è che presto tutto ciò si risolva al più presto.

Siamo ottimisti

ha dichiarato Cesare Aragona, responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Infertilità dell’Umberto I.

Confidiamo di ricominciare entro uno i due mesi.

Le priorità, però, non sono dell’eterologa.

Il diktat a Roma in questo momento è: prima l’omologa poi siamo pronto a metterci in pista anche con l’eterologa.

Via | Il Messaggero

Al via anche in Liguria

5 settembre 2014

Dopo l’approvazione delle linee guida da parte dei Governatori sono molte le Regioni che stanno seguendo l’esempio della Toscana in tema di fecondazione eterologa. La giunta della Liguria ha infatti già recepito le linee guida e lo stesso sarà fatto tra lunedì e mercoledì prossimi dall’Emilia Romagna. In Lombardia, invece, delibererà venerdì prossimo. Ultimo, per ora, il Piemonte, dove il via libera è previsto per il prossimo 15 settembre.

I cittadini liguri possono già contattare due centri (l’ospedale Evangelico e l’Irccs San Martino – Ist) per essere inseriti nelle liste d’attesa e accedere ai colloqui preliminari previsti per chi vuole accedere alla procreazione medicalmente assistita mediante eterologa. Con il recepimento delle linee guida le liste di attesa saranno ufficialmente aperte anche in Emilia Romagna, dove, ha spiegato Carlo Lusenti, assessore alle Politiche per la salute, nelle strutture pubbliche sarà gratuita.

Sarebbero invece proprio dubbi riguardo i costi a tenere in sospeso la giunta lombarda. Secondo il presidente Roberto Maroni oltre a mancare una legge l’eterologa non sarebbe compresa nei Lea.

Quindi chi paga?

chiede il Governatore lombardo, aggiungendo:

Voglio definire una posizione comune delle Regioni prima di partire in Lombardia: venerdì prossimo porteremo la delibera in Giunta ma con la certezza dei costi.

Nella Regione amministrata da Maroni i centri in cui sarà possibile l’eterologa sarebbero 60.

Sempre in tema di costi, Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte e della Conferenza Stato Regioni, ha parlato di un ticket “sui 600 euro”, “sul tipo di quello per la fecondazione omologa”.

Ma io insisto

ha precisato Chiamparino

sul fatto che fra Governo e Parlamento facciano una legge, strumento che consente di aggiungere le risorse necessarie per coprire i maggiori costi.

E’ chiaro che le linee guida approvate ieri sono già sufficienti per operare. Ma se c’è la legge è meglio, perché questo consente al ministro, che è d’accordo, di trovare le risorse.

E’ di opinione diversa il Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha espresso la sua approvazione nei confronti del lavoro dei Governatori delle Regioni.

Mi sembra un ottimo lavoro quello che è stato fatto

ha dichiarato Boldrini, aggiungendo:

non mi sembra che ci sia un vacuum legislativo perché è stata posta fine a una discriminazione. Vedremo se i gruppi decideranno di procedere per via legislativa.

Via | Ansa

Fecondazione eterologa, il nato non potrà conoscere il genitore biologico

figli fecondazione eterologa

4 settembre 2014

I nati da fecondazione eterologa non avranno il diritto di conoscere l’identità dei loro genitori biologici. E’ questo quanto trapela a qualche ora dalla notizia dell’approvazione unanime delle linee guida sull’eterologa da parte dei Governatori delle Regioni. Stando a quanto si apprende il loro contenuto sarebbe leggermente diverso rispetto a quanto si è vociferato fino a poco fa. Prima differenza sta proprio nella possibilità, una volta compiuti i 25 anni, di chiedere di sapere da dove proviene il gamete utilizzato nelle procedure di medicalmente assistita che hanno consentito il concepimento.

Per quanto riguarda gli altri aspetti, sembra confermato l’inserimento dell’eterologa nei Lea per le donne fino ai 43 anni d’età, la creazione del Registro Nazionale per la tracciabilità e il numero massimo di dieci nati per ogni donatore, per cui verrebbe stabilito anche un limite di età: tra i 18 e i 40 anni per gli uomini e tra i 20 e i 35 anni per le donne. La donazione sarà anonima: solo i dati clinici potranno essere richiesti, seguendo un iter predeterminato e gestito informatori, nel caso straordinario in cui il nato dovesse averne bisogno per motivi medici e non saranno comunque consegnati ai genitori. Il donatore, inoltre, non potrà chiedere di conoscere l’identità dei suoi eventuali figli biologici.

In nessun caso sarà possibile scegliere le caratteristiche genetiche del donatore, ma sarà assicurata la compatibilità delle caratteristiche somatiche del donatore con quelle della coppia. Sarà possibile però chiedere di ricevere gameti dallo stesso donatore grazie al quale una coppia ha già avuto dei figli, caso in cui si potrà superare anche il limite di 10 nascite per donatore.

I centri di procreazione medicalmente assistita dovranno garantire la tracciabilità dei gameti, che dovranno essere raccolti nello stesso centro che li conserverà, dal momento della donazione a quello della nascita. Inoltre dovrà essere istituito in ogni centro un archivio cartaceo ed elettronico per la conservazione delle cartelle cliniche dei donatori, che potrà essere consultato solo da personale sanitario autorizzato.

Spunta infine un altro dettaglio: l’eterologa sarebbe infatti sconsigliata nelle donne di età superiore ai 50 anni a causa dell’elevata incidenza di complicanze ostetriche.

Via | Repubblica

Fecondazione eterologa, approvate le linee guida. In Toscana via libera alle prime visite

4 settembre 2014

E’ unanime il sì dei Presidenti delle Regioni alle linee guida sulla fecondazione eterologa approvate ieri dai tecnici e dagli assessori alla salute regionali. Come ha spiegato Luca Zaia, Governatore del Veneto, l’eterologa sarà gestita come qualsiasi altra cura.

Le regioni

ha dichiarato

hanno deciso all’unanimità di andare avanti con le linee guida, affinché l’eterologa diventi una realtà e si colmi il vuoto legislativo.

Zaia ha spiegato che l’intenzione espressa nelle linee guida è di inserire l’eterologa nei Lea (i Livelli essenziali di assistenza), erogati dal Servizio sanitario nazionale gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket.

Le linee guida sono esemplari

ha commentato il Presidente del Veneto, precisando che

parlano di screening genetici, di donazioni volontarie, dei dieci nati, del limite di età per i riceventi e dei tre tentativi.

Sarebbe inoltre stata confermata la possibilità di assegnare i gameti donati in base alla compatibilità con tratti somatici della coppia ricevente, come il colore della pelle, una scelta da alcuni criticata. Secondo Gian Luigi Gigli e il gruppo parlamentare della Camera di cui fa parte (“Per l’Italia”) con questa possibilità

si aprono prospettive più degne della scelta di un giocattolo che di un atto di amore e di accoglienza e si crea un’inaccettabile distinzione con le procedure di adozione.

Come per le adozioni

ha precisato Gigli

non potrà essere negato al bambino il diritto a conoscere i suoi genitori biologici, indipendentemente dalla volontà dei donatori, il cui anonimato non può valere anche in caso di necessità per la salute del bambino e per le esigenze della medicina legale.

Il deputato si è dichiarato perplesso anche riguardo la possibilità di rendere le procedure gratuite, sottolineando che

terapie essenziali e innovative per malattie largamente diffuse vengono messe in discussione dalle ristrettezze di bilancio e non si trovano risorse aggiuntive per le persone non autosufficienti.

Zaia avrebbe anche parlato di un’estensione dell’eterologa ai single; una possibilità che, però, non è contemplata da queste linee guida. Per quanto riguarda i tempi, invece, secondo il Governatore del Veneto

sarà una questione di poche settimane, perché se il Governo vorrà cogliere questa opportunità e risposta che le Regioni stanno dando in assenza di una decisione nazionale.

Intanto all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze sono iniziate le prime visite alle coppie che hanno fatto richiesta di poter accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita con fecondazione eterologa. A partire da oggi, ogni giovedì avranno luogo i consulti preliminari, ma i calendario è talmente fitto che il Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia starebbe valutando di raddoppiare il numero di visite settimanali.

La prima coppia ad essere stata visitata è di Scandicci, in provincia di Firenze.

Abbiamo solo iniziato il percorso, raccontando la nostra anamnesi

hanno spiegato l’uomo e la donna. La coppia non ha mai tentato la fecondazione eterologa all’estero, un percorso che stando ai racconti di chi lo ha tentato in Spagna può arrivare a costare anche 8 mila euro. In Toscana, invece, il ticket dovrebbe fermarsi a 500-600 euro per chi risiede nella regione e 3 mila per chi arriva da altre zone dell’Italia.

Prima di arrivare alla fecondazione vera e propria ci vorrà però ancora del tempo. Secondo Elisabetta Coccia, del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia del Careggi, se tutto procederà come previsto la prima sarà eseguita entro due mesi.

Serve un mese inevitabilmente per la parte diagnostica

ha spiegato Coccia

e poi c’è la preparazione, che significa donna stimolata, ovociti da fertilizzare.

Mario Maggi, direttore della Banca del seme regionale, ha però fatto presente che quest’ultima è vuota.

Ci stiamo preparando

ha spiegato Maggi

credo che possiamo essere pronti per la prossima primavera.

Noi siamo pronti a partire, i tempi saranno rapidi ma non rapidissimi. Aspettiamo gli ultimi chiarimenti da parte di Regione e Asl per il reclutamento dei volontari.

Via | AGI; TMNews

Fecondazione eterologa, la Toscana apre i battenti. Approvato il primo documento dei tecnici

fecondazione assistita

3 settembre 2014

Dopo lunghe attese, notizie di prime procedure tacciate di irregolarità e dibattiti sull’esistenza o meno della necessità di una legge pensata ad hoc la possibilità di accedere alle pratiche di fecondazione eterologa sta per diventare ufficialmente una realtà anche in Italia. Da domani, infatti, in Toscana sarà possibile sottoporsi alle visite preliminari necessarie per potersi sottoporre alle procedure necessarie per la procreazione medicalmente assistita che fa uso di ovuli o spermatozoi ottenuti da donatori esterni alla coppia.

La struttura protagonista di questo evento storico sarà l’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi, il più grande ospedale policlinico di Firenze. Qui le coppie che si sono prenotate a partire dalle ultime settimane dello scorso mese di agosto potranno accedere, prime in Italia, alle visite e agli esami diagnostici necessari per stabilire le condizioni cliniche di entrambi i membri. E’ previsto invece per la fine di settembre l’avvio delle procedure di fecondazione eterologa vere e proprie, cui potranno accedere solo le coppie che risulteranno idonee in seguito alle visite preliminari.

La Toscana è stata la prima regione a pensare a delle linee guida per regolamentare la nuova possibilità di accedere alla fecondazione eterologa. Al momento le coppie che si sono prenotate sono 150, ma a giudicare dalle animate discussioni che sono seguite l’eliminazione del divieto di fecondazione eterologa contenuto nella Legge 40, risalente all’ormai lontano scorso aprile, c’è da aspettarsi che le aspiranti mamme e papà che vorrebbero poter accedere alle procedure siano molti di più e che siano sparsi in tutta Italia.

Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana (potete ascoltare alcune sue dichiarazioni nel video in apertura di questo post), ha commentato in questo modo l’avvio delle visite nella struttura fiorentina:

5 regioni (Emilia, Liguria, Piemonte, Umbria e Veneto), seguono l’esempio della Toscana sulla fecondazione eterologa. Da luglio sono arrivate centinaia di richieste e a Careggi ci sono 150 appuntamenti fissati

si legge sulla sua pagina Facebook.

Da noi il diritto di provare ad avere un figlio è una realtà.

Nel frattempo è arrivato il primo documento approvato da tecnici e funzionari regionali per l’introduzione dell’eterologa. Secondo quanto si apprende il testo, ora in esame a Roma da parte degli assessori e che dovrà passare al vaglio della Conferenza Stato-Regioni, prevede che, come è già contemplato in Toscana, venga istituito un registro dei donatori, che dovranno essere inoltre sottoposti a precisi test ed esami clinici.

Ecco gli altri punti salienti.

  • L’accesso sarà gratuito o dietro pagamento di un ticket.
  • Le donne riceventi non dovranno avere più di 43 anni.
  • I donatori potranno avere tra 20 e 35 anni se donne e tra 18 e 40 se uomini.
  • La donazione sarà anonima, ma in caso di esigenze mediche di chi nascerà sarà possibile risalire a informazioni genetiche.
  • Chi nascerà da eterologa potrà chiedere di conoscere l’identità dei genitori biologici solo dopo i 25 anni.
  • Il donatore eventualmente ricontattato dovrà acconsentire a che sia svelata la sua identità.
  • E’ previsto un numero massimo di 10 nati da ogni donatore.
  • Una coppia che ha già un figlio da eterologa può chiedere di avere altri figli usando cellule germinali dello stesso donatore.
  • Il colore di pelle del nuovo nato sarò lo stesso della coppia ricevente; verranno inoltre il più possibile rispettati anche altri tratti, in particolare il colore dei capelli e il gruppo sanguigno.
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Via | AGI; Ansa; Repubblica.it

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