La vitamina E aiuta a proteggere la pelle dai primi segni dall’invecchiamento, aiuta a ridurre la degenerazione articolare in caso di reumatismi e artrite, e può persino proteggere dal cancro e dalle malattie cardiovascolari. Per quasi un secolo i ricercatori hanno cercato di studiare gli effetti della vitamina E, ed hanno chiarito le basi chimiche della sua azione. La vitamina E è un antiossidante, e neutralizza i radicali liberi che danneggiano le cellule.
Tuttavia, anche se questo suo effetto benefico è stato sufficientemente confermato in modelli cellulari e animali (in condizioni di laboratorio), la vitamina E finora non è riuscita a convincere negli studi clinici, dove sono emersi dei risultati molto eterogenei.
Non solo: gli effetti positivi spesso non si manifestano con la stessa intensità del previsto, ma a volte somministrare la vitamina E ha anche effetti dannosi
spiegano gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications.
Attraverso la loro ricerca, gli esperti hanno dimostrato che l’effetto della vitamina E (in capsule o compresse) non dipende dalla vitamina stessa, ma piuttosto dall’effetto di un metabolita, una sostanza chiamata alfa-carbossristrolo, che ha, tra le altre cose, un effetto anti-infiammatorio.
L’alfa-carbossristanolo è prodotto nel fegato, ma il grado in cui ciò si verifica varia notevolmente da paziente a paziente.
Se l’effetto della vitamina E dipende dalla quantità di metabolita bioattivo prodotta, questo spiegherebbe molto bene perché la stessa quantità di vitamina E ha un effetto particolare in una persona e forse un effetto molto più limitato in un’altra. Queste scoperte
aggiungono gli autori
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via | ScienceDaily
Foto da iStock

Various food containing vitamin E, top view











