Benessereblog Salute Corpo Violenza sulle donne e psicologia: le molestie e quella ferita sempre aperta

Violenza sulle donne e psicologia: le molestie e quella ferita sempre aperta

Le molestie sessuali feriscono corpo e mente delle donne, condizionando anche le scelte di vita future

Violenza sulle donne e psicologia: le molestie e quella ferita sempre aperta

Disturbo post traumatico da stress, ansia, insonnia, depressione, uso e abuso di psicofarmaci, alcol, droghe e sì, anche una maggiore attitudine all’autolesionismo e al suicidio. Il bollettino di guerra è lungo e identifica un nemico silente, quello della violenza sessuale, un problema che coinvolge principalmente le donne, nonché un tema che torna prepotente ogni 25 novembre o 8 marzo. Se ne parla, ma mai abbastanza.

La violenza sulle donne è un argomento cupo, non piace approfondirlo, ma è reale e agghiacciante, esattamente come i dati legati ai casi di femminicidio, anche in Italia. Con numeri, pare, persino in crescita. Il tutto in barba alla maggiore attenzione, alla diversa e più accurata educazione, alla penna del legislatore che cerca di provvedere a certe odiose lacune.

Le molestie sessuali, le aggressioni fisiche o verbali, le attenzioni indesiderate ai danni di una donna, sono un problema di natura fisica e psicologica. Le vittime, secondo studi di carattere internazionale, ne sono colpite a 360 gradi, subendo una serie di cambiamenti drastici nella propria vita e nel proprio modo di rapportarsi all’altro.

È iconico, a tal proposito, uno studio del 2013 dello Union College di New York, seguito dalla dottoressa Carin Perilloux, in cui l’autrice ha voluto analizzare i comportamenti delle donne che avevano subito violenza. Le partecipanti erano divise in due gruppi, un primo composto da vittime di stupro, un secondo da soggetti che erano stati protagonisti di tentate aggressioni sessuali.

Entrambi i gruppi avevano mostrato come l’esperienza traumatica avesse dato il La per condizionamenti in stati d’animo e atteggiamenti nei rapporti interpersonali, con maggiori criticità per chi aveva subito uno stupro. Le donne intervistate ritenevano la violenza sessuale ai loro danni un evento in grado di peggiorare la propria vita, mettendole in uno stato continuo di allerta.

Insicurezza nei confronti del mondo esterno, incapacità nella scelta del partner, timore nello stabilire relazioni a lungo termine. Per molte vittime la chiusura all’amore e al sesso si è rivelata totale, fondata sui sensi di colpa, sui giudizi della gente e sulla bruciante paura di attirare uomini sbagliati.

Quello che non si dice della violenza sessuale è che è una ferita sempre aperta, un episodio che modifica e condiziona i comportamenti e che fa spesso degenerare le vittime in atteggiamenti di chiusura totale. Il trauma è profondo e in quanto tale va trattato con il giusto supporto da parte di un professionista e con l’aiuto dei gruppi anti violenza. Utili, a dispetto di quanto qualcuno sostenga, a dare più sicurezza alle donne, facendole sentire meno sole.

Il che non è importante, è proprio fondamentale. La grande Franca Rame, con una forza immensa aveva messo a nudo la sua esperienza tragica nel suo celebre monologo “Lo Stupro”. Il male non è solo nell’atto e nelle sue conseguenze immediate, è anche nell’incomprensione di chi ci circonda, nella sottile e pungente idea che la vittima se la sia cercata. Una goccia di veleno in più in una coppa già amara.

Foto | iStock

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