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Vaccino per il coronavirus, il 60% degli italiani non sa se farlo

Il 60% degli italiani è ancora in dubbio se fare o meno il vaccino per il Coronavirus: ecco cosa ne pensano gli intervistati.

Vaccino per il coronavirus, il 60% degli italiani non sa se farlo

Il 60% degli italiani ha ancora dubbi se fare o meno il vaccino per il coronavirus. Secondo uno studio condotto dai ricercatori del JdmLab-Judgment and Decision Making Laboratory del Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’università di Padova e del Dipartimento di Studi umanistici dell’università di Ferrara, solamente il 40% dei nostri connazionali sarebbe disposto a farsi vaccinare, mentre tutti gli altri hanno ancora molti dubbi.

La ricerca ha voluto misurare la percezione del rischio collegato all’infezione da Covid-19 e l’accettazione della campagna di vaccinazione in Italia, in un periodo di tempo compreso tra fine febbraio e fine giugno 2020. I dati sono stati raccolti in corrispondenza delle tre fasi dell’emergenza sanitaria: prima del lockdown (28 febbraio-8 marzo), durante il lockdown (9 marzo-9 maggio) e dopo il primo lockdown nazionale (10 maggio-28 giugno).

2.267 i partecipanti alla ricerca (69,9% femmine, età media 38,1 anni). E solo il 40% ha ammesso di voler fare il vaccino anti-Covid senza esitare.

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L’importanza del vaccino per il Coronavirus

Teresa Gavaruzzi, ricercatrice UniPd, spiega, quanto i siano oggi indispensabili per affrontare l’emergenza sanitaria. L’esitazione vaccinale potrebbe abbassare la copertura e ridurre le possibilità di ottenere l’immunità di gregge. Oltre che aumentare il rischio di avere più mutazioni del virus.

Secondo gli studiosi la percezione del rischio gioca un ruolo fondamentale nell’accettazione del vaccino contro il virus Sars-CoV-2. Percezione che ha spesso un andamento temporale fluttuante.

Marta Caserotti, assegnista di ricerca dell’università di Padova, prima autrice dello studio, spiega:

Il profilo di percezione del rischio per Covid-19 stato confrontato con quello di due malattie che differiscono per due importanti dimensioni legate al rischio: la familiarità e prevedibilità di decorso che abbiamo nei confronti dell’influenza stagionale, e la distanza fisica e psicologica che percepiamo nei confronti del virus dell’Ebola. Se guardiamo all’evolversi di questi giudizi nelle tre fasi studiate si nota che: per la probabilità percepita di essere contagiati, Covid-19 assomiglia molto all’influenza in tutte le tre fasi, mentre per la gravità percepita, se prima del lockdown era di poco superiore all’influenza, durante e dopo il lockdown i giudizi si avvicinano molto a quelli dell’Ebola. Già prima del lockdown la paura di Covid-19 è invece simile a quella dell’Ebola ed è maggiore di quella per l’influenza, ma poi aumenta molto durante il lockdown e si riduce solo leggermente dopo il lockdown, risultati in linea con la letteratura sul ruolo di fattori emozionali nella percezione del rischio.

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Via | Adnkronos

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