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Si può fare il vaccino con il raffreddore?

Attenzione agli stati alterati di salute quando abbiamo in programma un vaccino. Per il raffreddore? Dipende dall'entità del malanno

Si può fare il vaccino con il raffreddore?

L’autunno è la stagione dei vaccini antinfluenzali, che vanno necessariamente fatti prima che il virus faccia la sua comparsa, con il tragico picco di dicembre gennaio. In presenza di determinate patologie, di età avanzata o se si fa parte del personale sanitario, quando quindi il rischio di complicanze è elevato o si è a stretto contatto con pazienti malati, la somministrazione del vaccino è fortemente suggerita.

Attenzione però a programmare correttamente l’iniezione, che può risultare incompatibile con stati di salute alterata. In generale il vaccino antinfluenzale, così come tutti gli altri tipi di vaccini, andrebbe fatto in buone condizioni salutari, evitando la somministrazione quando il sistema immunitario è indebolito.

Ovviamente sarà il medico di base, valutando il caso specifico, a confermare o rimandare la somministrazione del vaccino. Ma in linea generale si ritiene sicura l’assunzione in caso di sintomatologie lievi, come un semplice raffreddore, temperatura leggermente superiore alla media o diarrea.

Anche alcune condizioni allergiche, come il raffreddore autunnale o l’allergia da fieno sono da considerarsi non pericolose in caso di somministrazione di vaccini antinfluenzali. Attenzione invece ad eventuali reazioni anafilattiche avute in passato, confermate come legate ad un vaccino o ad un componente dello stesso. In questi casi sarà il medico a valutare il da farsi.

Una cosa importante da dire è che i vaccini non sono tutti uguali e si dividono normalmente in due macrogruppi, quello dei vaccini inattivati e di quelli vivi attenuati. Nel primo caso il virus è stato reso appunto inattivo e non può quindi scatenare una risposta patogena.

I vaccini antinfluenzali disponibili in Italia fanno quasi tutti parte di questa categoria, salvo alcuni prodotti in spray nasale. Fanno parte del secondo gruppo i vaccini per rosolia, morbillo, parotite, febbre gialla o rotavirus, in cui il virus è vivo ed è stato trattato per non scatenare la malattia, ma solo la risposta immunitaria da parte dell’organismo.

Per quest’ultimo tipo di vaccini è essenziale che lo stato di salute del soggetto sia ottimale e che il suo sistema immunitario non sia compromesso. In caso di soggetti immunodepressi, assunzione di steroidi o chemioterapici, così come in presenza di febbre, infezioni o malattie anche moderate, l’inoculazione del vaccino va valutata attentamente col medico curante.

Foto | iStock

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