Benessereblog Salute Seu: nuovo caso a Bari per una bambina di due anni

Seu: nuovo caso a Bari per una bambina di due anni

A Bari è stato riscontrato un nuovo caso di Seu per una bambina di meno di due anni.

Seu: nuovo caso a Bari per una bambina di due anni

A Bari è stato riscontrato un nuovo caso di Seu, il quarto di quest’anno, che questa volta ha colpito una bambina di meno di due anni. Fortunatamente questo nuovo caso è meno grave rispetto a quello che ha portato alla morte una bimba di 13 mesi di Lucera, la scorsa settimana. La bambina colpita dalla malattia si trova adesso ricoverata al «Giovanni XXIII» di Bari. I medici hanno prima trasferito la piccola nel reparto Malattie infettive, e quindi nel reparto di Nefrologia.

Come ormai i pugliesi ben sanno, la Seu (sindrome emolitico-uremica) è la complicanza di un’infezione intestinale batterica, che generalmente viene trasmessa per via alimentare o per contatto con animali infetti o con un ambiente contaminato. Fra le cause più comuni troviamo l’assunzione di latte non pastorizzato o di insaccati artigianali e di verdure che potrebbero essere state irrigate con acqua contaminata. Uno dei sintomi caratteristici di questa malattia è la presenza di sangue nelle feci, che porta ad effettuare delle analisi specifiche per verificare la presenza di Vtec, vale a dire la verocitotossina prodotta dall’Escherichia Coli.

Sebbene il nuovo caso non rappresenti un’emergenza, la Regione sta comunque rinforzando i controlli sulla filiera alimentare e sull’ambiente, in modo da evitare che possano insorgere dei focolai di infezione come accaduto nel 2017, quando si sono registrati otto casi di Seu che hanno interessato bambini che si trovavano in vacanza, e che dopo aver contratto il batterio avevano sviluppato la malattia una volta tornati a casa.

In Puglia l’attenzione è dunque particolarmente alta, tanto che la Regione sta per ufficializzare il nuovo protocollo, che prevederà il coinvolgimento dei pediatri, in modo da ridurre il tempo necessario ad effettuare la corretta diagnosi, e intraprendere così un trattamento di profilassi immediato, per limitare il rischio di conseguenze gravi.

I genitori

fa sapere Maria Chironna, responsabile del laboratorio di Epidemiologia molecolare del Policlinico

devono rivolgersi al pediatra o al pronto soccorso quando rilevano la presenza di sangue nelle feci. E devono prestare particolare attenzione alle normali misure igieniche e ai cibi consumati dai bimbi piccoli, perché anche piccole cariche batteriche possono causare l’infezione.

via | Lagazzettadelmezzogiorno
Foto da iStock

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