Benessereblog Salute Sclerosi multipla, scoperta una nuova cura a base di cellule staminali?

Sclerosi multipla, scoperta una nuova cura a base di cellule staminali?

Un nuovo approccio per il trattamento della sclerosi multipla (SM) potrebbe prevedere l’utilizzo di cellule staminali embrionali umane. Ecco cosa emerge da una nuova ricerca.

Sclerosi multipla, scoperta una nuova cura a base di cellule staminali?

Grazie alle cellule staminali embrionali umane potrebbe essere possibile la realizzazione di una nuova terapia per il trattamento della sclerosi multipla (SM), una malattia per la quale attualmente non esiste purtroppo ancora nessuna cura effettiva. A renderlo noto sarebbero stati i membri della University of Connecticut’s Technology Incubation Program, i quali avrebbero da poco condotto un esperimento, grazie al quale sarebbe emerso che la terapia con cellule staminali embrionali potrebbe effettivamente ridurre sensibilmente la gravità della sclerosi multipla su modello animale.

Per giungere a tale conclusione, gli esperti hanno confrontato otto linee di cellule staminali del midollo osseo degli adulti con quattro linee di cellule staminali embrionali umane. Tutte le cellule staminali del midollo osseo prese in esame nello studio – pubblicato su Stem Cell Reports – avevano espresso degli alti livelli di una molecola di proteina chiamata citochina, che stimola autoimmunità e che può di conseguenza comportare un peggioramento della malattia.

Al contrario, le linee cellulari staminali embrionali umane avrebbero invece espresso una piccola quantità di citochina infiammatoria. Un altro vantaggio nell’utilizzo delle cellule staminali embrionali umane, secondo gli esperti, sarebbe inoltre rappresentato dal fatto che tali cellule possono essere propagate a tempo indeterminato nelle colture di laboratorio, per cui possono fornire una fonte illimitata di cellule staminali mesenchimali di alta qualità, vale a dire il tipo di cellule staminali che sono necessarie per il trattamento della sclerosi multipla.

Tra l’altro, secondo gli esperti risultati del genere sono promettenti anche per quanto concerne il trattamento di altre patologie, ovvero le malattie autoimmuni, come la malattia infiammatoria intestinale, artrite reumatoide e il diabete di tipo 1.

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via | Today.uconn.edu

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