
Exploring Business Mind
Primi nella storia delle scienze mediche e biologiche, i ricercatori della Tufts University, negli Stati Uniti, sono riusciti a mettere a punto il primo modello 3D di cervello capace di risposte biochimiche ed elettrofisiologiche da utilizzare per studi di laboratorio. I loro studi, pubblicati su Pnas, aprono nuove possibilità nello studio delle funzioni del cervello, delle sue malattie, degli effetti dei traumi e dei trattamenti mirati a quest’organo tanto fondamentale quanto ancora poco conosciuto.
I ricercatori, guidati dall’esperto di ingegneria biomedica David Kaplan, hanno deciso di non avventurarsi nell’impresa di tentare di ricostruire un cervello intero, ma di lavorare a una riproduzione modulare in grado di replicare tutte le caratteristiche fondamentali più importanti del tessuto cerebrale. Al termine del loro lavoro è stato ottenuto un modello di corteccia cerebrale basato su un gel contennete seta e collagene in grado di fornire il microambiente adatto alla formazione di una rete di neuroni funzionante.
“La rigidità del biomateriale in seta può essere regolata per alloggiare i neuroni corticali e i diversi tipi di gel”, spiega Min D. Tang-Schomer, primo nome dello studio, “mantenendo sia la stabilità in coltura che l’elasticità del tessuto simil-cerebrale”. Il mini-cervello ottenuto con questo materiale sopravvive in laboratorio per almeno 9 settimane, “decisamente più delle colture fatte solo di collagene o di idrogel”, sottolinea Tang-Schomer, ed è già stato utilizzato dai ricercatori per analizzare gli effetti di traumi di tipo differente.
“Questo modello”, commenta Philip Haydon, coautore della ricerca, “fornisce un’opportunità unica per mettere a punto in laboratorio studi funzionali e sugli eventi neurofisiologici che sarebbe impensabile monitorare nell’uomo o negli animali”. “Ci sono poche buone scelte a disposizione per studiare la fisiologia del cervello vivente”, sottolinea Kaplan, “eppure probabilmente questa è una delle aree in cui le necessità cliniche trovano minor soddisfazione in termini di necessità di nuove opzioni per comprendere e trattare un ampio ventaglio di disturbi neurologici associati al cervello. Per il nostro team generare un sistema di tanto grande valore è molto eccitante”.
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Via | TuftsNow