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Osteopatia e infiammazioni: come può intervenire l’osteopata

In caso di infiammazioni, l’osteopatia può essere un valido aiuto al quale ricorrere per poter cercare di stare meglio. L’osteopata può intervenire in molti modi, per dare una  mano al paziente a lenire il dolore e risolvere in parte ogni problematica. Importantissimo affidarsi a personale esperto che sappia come agire.In merito a tutti i nostri […]

Osteopatia e infiammazioni: come può intervenire l’osteopata

Fonte immagine: Pixabay

In caso di infiammazioni, l’osteopatia può essere un valido aiuto al quale ricorrere per poter cercare di stare meglio. L’osteopata può intervenire in molti modi, per dare una  mano al paziente a lenire il dolore e risolvere in parte ogni problematica. Importantissimo affidarsi a personale esperto che sappia come agire.

In merito a tutti i nostri dubbi riguardo alla questione abbiamo rivolto qualche domanda al Dottor Alessandro Garlinzoni, osteopata, di MioDottore, che ha aderito al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma. Domande che hanno prontamente ottenuto delle risposte.

In caso di infiammazioni, l’osteopata può essere d’aiuto?

Normalmente l’infiammazione può essere definita come una stasi ematica, ossia sangue fermo in un punto specifico o in più zone, che mantiene scorie o tossine in una determinata area. Il trattamento osteopatico ha come regola principale quella di liberare l’arteria e il microcircolo, oltre a drenare le aree interessate.

Ciò avviene di norma eseguendo manovre di mobilizzazione articolare, che permettono la riattivazione del sistema sanguigno e di ricircolo, creando calore e disinfiammazione nelle aree interessate. Pertanto, l’osteopata può essere considerato un valido aiuto per risolvere diversi tipi di infiammazioni.

Come agisce l’osteopata in caso di infiammazioni?

Ci sono molteplici tecniche che possono essere applicate dall’osteopata. Principalmente si dividono in tecniche: fasciali o miofasciali, di mobilizzazione articolare, viscerali, craniche e HVLA o Thrust, che agiscono da reset neurologico. Sta ovviamente all’osteopata decidere quale tecnica sia più efficace per il paziente in base al problema, all’età e alle relative “red flags”.

Quando si può intervenire e quando invece è meglio aspettare?

Dipende solo dal tipo di infiammazione che il paziente riferisce. Ci sono alcuni casi in cui si consiglia di consultare il medico per una cura antinfiammatoria, come ad esempio se il problema è di origine intestinale e la persona riferisce dolori lombari (che non sono riferiti alla lombare, ma riflessi) e se si hanno problematiche pregresse importanti per cui è meglio fare accertamenti medici specifici.

Invece, in altri casi è bene far assumere al paziente prima un farmaco, per poi lavorare in maniera osteopatica.

Quali sono i benefici che il paziente si può aspettare?

Tutto dipende dalla situazione iniziale del paziente e la sua stessa ricettività. Nell’immediato, il primo beneficio sarà una sensazione di leggerezza, che andrà a stabilizzarsi nelle 48/72 ore successive. A seguire, in base a quello che il paziente riferisce, verrà impostata la posologia del trattamento. In alcuni casi il paziente migliora subito, in altri ci metterà del tempo, riscontrando di volta in volta un piccolo miglioramento.

Altra variabile di cui tenere conto è se il dolore deriva da problematiche viscerali o strutturali. Le viscere impiegano più tempo per modificare le sensazioni, ciò a causa della chimica e degli ormoni, che sono tendenzialmente più forti del trattamento, o a causa dell’alimentazione, che può influire sulla velocità di trattamento.

Per quanto riguarda invece la struttura, si può abbinare il tutto ad esercizi specifici che hanno lo scopo di creare un mantenimento del beneficio. Una regola che ogni osteopata dovrebbe seguire è che se dopo 3 trattamenti non si ha alcun risultato, significa che è sbagliata la strada intrapresa e va modificato l’approccio.

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