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Omeopatia: medicina alternativa o cura complementare?

Nuovi dati sembrano far propendere per l'utilità dei medicinali omeopatici, ma secondo gli esperti non bisogna guardare all'omeopatia come a un'alternativa alla medicina ufficiale. Piuttosto, potrebbe rappresentare un'utile cura complementare

Omeopatia: medicina alternativa o cura complementare?

Non sono rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale e per i loro detrattori ciò non fa altro che confermare che non si tratta di medicinali, ma di fatto sono considerati medicinali a tutti gli effetti, tanto che dal primo gennaio 2016 potranno essere commercializzati solo se provvisti dell’autorizzazione all’immissione in commercio (la cosiddetta AIC), concessa dall’Agenzia italiana del farmaco dopo la valutazione della sicurezza e dell’efficacia del prodotto. Basta pensare a questa situazione per rendersi conto di quanto sia ambigua la realtà vissuta dall’omeopatia in Italia, che alla resa dei conti rappresenta uno dei principali mercati dei medicinali omeopatici in Europa, terzo dopo Francia e Germania.

Nel Bel Paese, però, le resistenze delle autorità competenti persistono. Succede così che i numerosi utilizzatori dei rimedi offerti dall’omeopatia – in più di 9 milioni di casi donne, la metà delle quali si dichiara molto soddisfatta della scelta – si trovano ad acquistare prodotti nella cui confezione non sono riportate né indicazioni sull’uso né sulle dosi da assumere.

Per i detrattori dell’omeopatia tutto ciò è assolutamente naturale. Fra le giustificazioni portate a sostegno di questa posizione ci sono due annose questioni: l’impossibilità di quantificare i principi attivi all’interno delle diluizioni omeopatiche utilizzate per produrre i medicinali omeopatici e l’assenza di studi scientifici che ne provino l’efficacia. E qui tornano a ravvivarsi le perplessità degli scettici: perché imporre l’AIC ai medicinali omeopatici se è dato per assodato non esistono prove scientifiche della loro efficacia?

In questo panorama, il mondo dell’omeopatia sembra vivere una frattura interna. Da un lato Omeoimprese, l’associazione delle aziende produttrici di medicinali omeopatici, si è dichiarata preoccupata dalla situazione, che secondo il presidente Fausto Panni potrebbe portare alla scomparsa dal mercato di numerosi farmaci.

Se dovessimo produrre con un preavviso strettissimo un do

ssier tecnico scientifico dettagliato per ciascuna di queste 3mila sostanze

ha dichiarato Panni

saremo automaticamente decimati.

D’altra parte esistono anche posizioni come quella di Boiron, azienda non associata ad Omeoimprese, che proprio nella ricerca investe parte dei suoi ricavati. A raccontarlo in occasione di un incontro cui ha partecipato anche Blogo è in prima persona Christian Boiron, figlio del fondatore dell’azienda e oggi suo direttore generale.

La posizione di Christian Boiron è piuttosto chiara: inutile cercare di scendere in questioni infinitesimali (di cui si parla, ad esempio, nel video in apertura di questo post). Piuttosto che tentare di misurare a tutti i costi la presenza di principi attivi che sarebbero misurabili solo utilizzando tecnologie non a tutti disponibili e con investimenti economici altrettanto indisponibili, quello su cui ci si dovrebbe concentrare è fornire prove dell’efficacia dell’omeopatia e della sua utilità per la salute pubblica.

Gli indizi dell’efficacia e dell’utilità

In Francia, dove il mercato dei medicinali omeopatici è più che mai vivo e vegeto, è stato lo stesso governo, ormai circa 10 anni fa, a chiedere di studiare in modo più globale l’impatto dell’omeopatia. Da questa richiesta è nato lo studio EPI3, da cui fino ad oggi sono scaturite 8 pubblicazioni internazionali.

Lo studio ha reclutato circa 800 dei quasi 56 mila medici di medicina generale presenti in Francia, classificandoli come medici tradizionali (che non prescrivono l’omeopatia), omeopati (che curano con l’omeopatia) e misti (che prescrivono sia medicinali omeopatici che medicinali allopatici – quelli, per intenderci, della medicina “ufficiale”). Durante una giornata di attività sono stati intervistati i pazienti che arrivavano nell’ambulatorio dei medici reclutate. Le oltre 8 mila persone coinvolte in questo modo sono state poi ricontattate dopo circa 72 ore e dopo 1 mese, 3 mesi e 12 mesi per rispondere a domande sulle terapie in corso e a questionari specifici per la patologia di cui soffrivano utilizzati anche nella pratica clinica.

Ne è emerso che le patologie trattate con l’omeopatia sono analoghe a quelle trattate con la medicina allopatica. In generale, ne sono state analizzate 3 tipologie: i disturbi muscolo-scheletrici, le infezioni delle vie aeree e la categoria dei disturbi del sonno, dell’ansia e della depressione. In tutti i casi sono stati analizzati l’evoluzione clinica dei sintomi, l’assunzione di farmaci e l’insorgenza di complicanze del disturbo di partenza.

Secondo gli ultimi risultati dello studio, in attesa di pubblicazione su Bmc Family Practice, nel caso dei dolori muscolo-scheletrici i benefici clinici dei medicinali omeopatici sono confrontabili con quelli dei medicinali allopatici. In entrambi un problema inizialmente non cronico migliora, mentre il miglioramento è più difficile nel caso dei dolori cronici, indipendentemente dal tipo di medicinali assunti. Anche la comparsa di complicanze (cronicizzazione o passaggio all’assunzione di psicotropi) è confrontabile. I dati raccolti hanno però svelato che chi si cura con l’omeopatia ha il 40% di probabilità in meno di dover assumere anche analgesici.

La situazione rilevata nel caso delle infezioni delle vie aeree è simile. Affidandosi all’omeopatia i sintomi scompaiono in modo simile a quanto succede assumendo medicinali omeopatici e anche l’incidenza di complicazioni (in questo caso otiti e sinusiti) è simile, mentre il ricorso ad antibiotici e antipiretici è ridotto a circa la metà nel caso di chi ricorre all’omeopatia.

Per quanto riguarda, invece, i disturbi del sonno, l’ansia e la depressione al momento sono disponibili solo risultati preliminari, che però sembrano incoraggianti. Anche in questo caso è stato rilevato un miglioramento dei sintomi paragonabile, un’incidenza di complicazioni confrontabile e una riduzione del 50% circa del ricorso a farmaci psicotropi da parte di chi si affida all’omeopatia.

Una cura complementare

omeopatia

Stando a questi risultati sembra che l’omeopatia possa essere utile per la salute pubblica. L’efficacia dei medicinali omeopatici e di quelli allopatici sembra infatti simile, così come simile sembra essere il rischio che la patologia di cui si soffre si complichi; per di più chi è seguito da medici omeopatici consuma meno farmaci allopatici.

L’omeopatia potrebbe quindi ridurre l’assunzione di farmaci “tradizionali”? A onor del vero, lo studio EPI3 non ha confrontato i consigli del medico con i farmaci effettivamente assunti dal paziente. In altre parole, non possiamo sapere chi, fra i pazienti trattati con l’omeopatia, non assume altri farmaci perché effettivamente non ne ha bisogno e chi, invece, sceglie di non assumerli perché contrario all’allopatia anche se ne avrebbe bisogno.

Un’altra informazione non trascurabile è il profilo tipico di chi si affida all’omeopatia, che oltre ad essere una donna che fuma meno delle altre e con un indice di massa corporea più basso, in genere gode di una salute fisica migliore ma soffre di un maggior malessere psicologico.

Infine, non bisogna dimenticare che lo studio in questione è un’analisi farmaco-epidemiologica e non uno studio clinico che metta inequivocabilmente a confronto l’efficacia di un farmaco allopatico con quella di un medicinale allopatico. A tal proposito, secondo Christian Boiron studi clinici di questo tipo hanno poca ragion d’essere nel momento in cui i medicinali omeopatici vogliono agire su bersagli diversi rispetto a quelli dei medicinali allopatici, com’è nei principi dell’omeopatia stessa. D’altra parte esperti come Fabio Corsi, che sperimenta l’uso dell’omeopatia come cura complementare nelle terapie oncologiche all’Ospedale Universitario “Luigi Sacco” di Milano, intervenendo proprio all’incontro cui abbiamo partecipato anche noi di Blogo ha espresso la sua convinzione che studi clinici sull’efficacia dei medicinali omeopatici restano necessari.

Tenendo conto di tutto ciò l’impressione, come sottolineato durante l’incontro dallo stesso Corsi e da Christelle Charvet, ginecologa omeopata francese, è che la medicina omeopatica abbia un senso soprattutto non se osservata come alternativa alla medicina ufficiale, ma come cura complementare. Omeopatia e allopatia non sarebbero quindi due modi alternativi per affrontare un problema medico, ma due approcci complementari che, insieme, possono collaborare per garantire la salute del paziente.

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