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Il morbillo negli adulti, quali sono i rischi e come avviene il contagio

I rischi del morbillo negli adulti possono essere più pericolosi di quelli corsi dai bambini. Ecco come avviene il contagio

Il morbillo negli adulti, quali sono i rischi e come avviene il contagio

Parlare di morbillo negli adulti non è un’assurdità. Così come accade per la varicella, anche se questa patologia è nota soprattutto perché inclusa fra le malattie infettive tipiche dell’infanzia, basta non essere stati vaccinati o non averla contratta da bambini per essere a rischio anche quando l’infanzia è finita già da tempo.

Infatti solo chi ha sviluppato l’immunità contro il virus che lo causa è protetto dall’infezione nell’età adulta e ci sono solo due modi per diventare immuni: essere vaccinati o sviluppare l’immunità naturale perché si viene infettati dal virus. In tutti gli altri casi il contagio può riguardare anche gli adulti, che possono correre rischi anche maggiori rispetto a quelli cui vanno incontro i bambini che contraggono questa malattia. Il rischio di morte dipende, infatti dall’età: è più elevato nel primo anno di vita, diminuisce nei bambini fino ai 9 anni e aumenta nuovamente negli adolescenti e negli adulti.

I primi sintomi del morbillo, in realtà, non sono particolarmente spaventosi. Si tratta, infatti, di febbre alta, tosse, fastidio agli occhi e naso che cola. A questi si aggiunge, nei giorni successivi, la tipica eruzione cutanea rossastra, ma la malattia può avere complicazioni più serie, in genere scatenate da infezioni batteriche secondarie. Fra queste sono incluse otiti, laringiti, polmoniti, diarrea e infezioni all’occhio.

Le complicazioni più pericolosa riguardano, però, il sistema nervoso, dove possono svilupparsi encefaliti che possono danneggiare permanentemente il cervello o la panencefalite sclerosante subacuta (PESS), un’infezione lenta e progressiva del cervello che può essere fatale. Quello di sviluppare una PESS è il rischio più grave cui va in contro chi contrae il morbillo da adulto e può realizzarsi anni dopo aver avuto questa malattia infettiva.

Un caso particolare è quello delle donne incinte, in cui il morbillo porta con sé il rischio di infiammazioni ai polmoni fatali per la madre e aumenta i rischi di aborto, parto prematuro e nascita sottopeso.

Meglio, quindi, cercare di evitare il contagio, particolarmente facile negli ambienti chiusi, come il luogo di lavoro. Il virus del morbillo si diffonde molto velocemente nell’aria: basta uno sternuto senza mettere la mano davanti alla bocca perché le goccioline emesse nell’aria trasmettano il microbo, che infetta più facilmente chi è già debilitato dalla malnutrizione, da una carenza di vitamina A o da condizioni croniche come la fibrosi cistica, malattie congenite al cuore o ai reni o sindrome di Down.

Chi è già stato infettato è contagioso da 4 giorni prima a 4 giorni dopo la comparsa dell’eruzione cutanea, ma il picco di contagiosità corrisponde al periodo in cui le macchie sulla pelle sono già visibili. La cosiddetta incubazione dura, invece, circa 10 giorni.

Via | MedicineChest
Foto | Flickr

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