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Gotta, 41 milioni pazienti nel mondo: casi in aumento

41 milioni di malati di gotta nel mondo. E purtroppo i casi sarebbero in aumento!

Gotta, 41 milioni pazienti nel mondo: casi in aumento

La gotta nel mondo colpisce 41 milioni di persone. E purtroppo dal 1990 a oggi i casi sono in aumento, con un incremento del 5,5% delle nuove diagnosi di gotta. Uno studio che è stato pubblicato sulla rivista Arthritis & Rheumatology ed è stato condotto dagli esperti della University of Sydney, in Australia, ha messo a confronto i dati inerenti agli anni 1990 e 2017.

Secondo l’analisi condotta nel mondo ci sarebbero almeno 41 milioni e 200mila persone affette da gotta. Ogni anno ci sono 92 nuovi casi ogni 100mila persone. Emma Smith, della University of Sydney, in Australia, tra gli autori dello studio spiega la pericolosità di questo incremento:

Il peso sanitario di questa condizione è destinato ulteriormente ad aumentare via via che la popolazione mondiale invecchia. Tentativi di ridurre l’esordio della malattia e il carico futuro collegato alla gotta richiedono una maggiore consapevolezza dei fattori di rischio, la diagnosi precoce, terapie adeguate.

Che cos’è la gotta

La gotta è una malattia infiammatoria causata dalla deposizione di cristalli di acido urico nelle articolazioni, quando nel sangue vi è un eccesso di tale sostanza. La gotta è una malattia del metabolismo che si presenta con attacchi ricorrenti e continui di artrite. I sintomi della gotta comprendono dolore, arrossamento, gonfiore delle articolazioni. La gotta è maggiormente diffusa tra gli uomini. Tra i fattori di rischio dobbiamo citare scorretti stili di vita, alimentazione sbagliata, ricca di cibi non sani come la carne rossa o alcolici come la birra, sovrappeso e obesità.

La diagnosi avviene tramite esame del sangue (uricemia), analisi del fluido articolare, con prelievo di campione di liquido, e radiografia. Come si cura la gotta? Bisogna prima trattare i sintomi dell’infiammazione acuta, per ridurre il rischio di complicazioni. Si può applicare del ghiaccio o ricorrere a farmaci antinfiammatori non steroidei o corticosteroidei.

Foto di LionFive da Pixabay

Via | Ansa

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