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Gli anziani cadono anche per i problemi al cuore

Gli anziani cadono anche per i problemi al cuore e non basta rimetterli in piedi, bisogna approfondire e trovare la giusta terapia.

Gli anziani cadono anche per i problemi al cuore

5 milioni di anziani cadono almeno una volta nel corso di un anno, con conseguenze più o meno gravi. Una caduta a volte è solo quella, si cade e ci si rialza, ma quando si è molto anziani una caduta non solo può provocare danni seri ma può anche avvenire in seguito a patologie che teoricamente non danno alcun sintomo. Giramenti di testa, ostacoli non visti, ossa che cedono e muscoli poco reattivi possono essere le cause ufficiali delle cadute accidentali, ma molto spesso si cade anche per problemi cardiaci.

Le cadute accidentali vanno evitate il più possibile perché per gli anziani possono avere conseguenze molto gravi e un abbassamento della propria autonomia e della qualità della vita. Le cadute possono essere provocate dalla perdita di equilibrio, da alcuni farmaci o dalla disidratazione, ma nel 30% la causa è una sincope causata da problemi cardiovascolari.

Quando si parla si sincope si intende una perdita di coscienza temporanea causata da un rallentamento del battito cardiaco che apporta uno scarso afflusso di sangue al cervello. Spesso questa condizione non ha altri sintomi a parte la caduta e quindi in seguito ai controlli si procede con l’impianto di un pace-maker per regolare il battito cardiaco.

Quando un anziano cade senza motivo non basta rimetterlo su e accertarsi che stia bene, bisogna capire cosa è successo per evitare che accada di nuovo. Al pronto soccorso c’è l’Unità di Sincope e Cadute con geriatra e cardiologo che possono individuare tramite alcuni test l’origine del malore. Nel caso del cuore le cause possono essere un’alterazione del ritmo cardiaco, una cardiopatia strutturale, una sincope o un’alterazione della regolazione della pressione arteriosa.

Niccolò Marchionni, direttore del Dipartimento Cardiovascolare all’Ospedale Careggi di Firenze, ha spiegato: [quote layout=”big” cite=”Niccolò Marchionni]“Nel 5-10% dei casi si traducono in fratture, traumi cranici e ferite, con esiti che incidono pesantemente sulla qualità e l’aspettativa di vita. A un anno dalla frattura di femore, infatti, la mortalità è del 20-30%, mentre il 50% dei pazienti sviluppa sintomi di ansia e depressione”.
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Foto | pixabay
via | ansa

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