Il processo di distruzione delle cellule nervose e dei loro collegamenti può iniziare molti anni prima delle manifestazioni cliniche della malattia e può essere individuato tramite PET (Positron Emission Tomography) attraverso la somministrazione di un tracciante che lega la beta-amiloide. Mediante puntura lombare si possono alzare anche i livelli di questa proteina nel liquido cerebrospinale.
Carlo Ferrarese, Direttore Scientifico del Centro di Neuroscienze di Milano, dell’Università di Milano-Bicocca, spiega:
[quote layout=”big”]Oggi, queste tecniche permettono di stabilire un rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer prima della comparsa dei deficit cognitivi e rendono quindi fattibile l’avvio di strategie preventive. Tali strategie sono basate su molecole che determinano una riduzione della produzione di beta-amiloide, con farmaci che bloccano gli enzimi che la producono (beta-secretasi) o, in alternativa, anticorpi capaci addirittura di determinare la progressiva scomparsa di beta-amiloide già presente nel tessuto cerebrale. Questi anticorpi, prodotti in laboratorio e somministrati sottocute o endovena, sono in grado in parte di penetrare nel cervello e rimuovere la proteina, in parte di facilitare il passaggio della proteina dal cervello al sangue e la sua successiva eliminazione. Queste terapie sono attualmente in fase avanzata di sperimentazione e potrebbero modificare il decorso della malattia, prevenendone l’esordio.[/quote]
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