Eutanasia legale, aumentano i viaggi degli italiani in Svizzera per la dolce morte

Il dibattito sull’eutanasia e il diritto alla “dolce morte” si sarà anche assopito in Italia, ma una nuova ricerca condotta dalla studiosa Saskia Gauthier dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Zurigo e pubblicata sul Journal of Medical Ethics ha mostrato una realtà davvero differente: i viaggi per l’eutanasia, pratica che è legale in Svizzera, sono mediamente raddoppiati negli anni che vanno dal 2009 a 2012, ma a colpire ancora di più è proprio il dato che riguarda il nostro paese.

Negli stessi quattro anni, i viaggi dall’Italia alla Svizzera per la “dolce morte” sono quintuplicati: nonostante i numeri siano ancora piuttosto contenuti, si è passati comunque da 4 a 22 pazienti. Anche i dati totali degli altri paesi europei ed extraeuropei non smentiscono la portata di questo silenzioso fenomeno: si sono recati in Svizzera per l’eutanasia dal 2009 al 2012 268 tedeschi e 126 inglesi quali due gruppi maggiori, poi Francia (66), Italia (44), USA (21), Austria (14), Canada (12), Spagna e Israele (ciascuno con 8). Questi sono i numeri totali di coloro che hanno scelto di recarsi nella confederazione elvetica per disporre liberamente della propria vita di fronte a malattie neurodegenerative gravi.

Nello studio, infatti, sono state mostrate le patologie che spingono le persone a recarsi in Svizzera: l’analisi dei dati delle anamnesi dei pazienti deceduti grazie all’eutanasia ha mostrato che più di tutte sono le malattie neurologiche come la sclerosi multipla, il Parkinson o la SLA (della quale si parla molto in questi giorni grazie alla campagna virale della #IceBucketChallenge) a spingere le persone ad emigrare per decidere di morire. Si tratta di malattie molto gravi e tutte dal decorso progressivamente inarrestabile e degenerativo per l’organismo, che portano ad una condizione invivibile di totale dipendenza dagli altri, oltre all’immobilità e nel caso di alcune malattie, la necessità della respirazione assistita.

Il “turismo suicida“, così è stato rinominato, è tornato ad essere un dibattito assai discusso nei tre paesi interessati dai dati maggiori (Germania, Gran Bretagna e Francia), ma non è escluso che anche in Italia possa essere riaperta la discussione sull’eutanasia.

Via | ANSA

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Arianna Galati