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Estate al mare, attenzione ai rischi dell’abbronzatura

Gli ultravioletti che stimolano la produzione di melanina sono gli stessi che aumentano la probabilità di avere a che fare con il cancro, ma non solo. Ecco tutti i rischi associati alla tintarella e come garantirsi un bel colorito esente da pericoli per la salute

Estate al mare, attenzione ai rischi dell’abbronzatura

De gustibus et coloribus non est disputandum”, direbbero gli antichi Romani. A quanto pare, però, a volte è possibile generalizzare anche in tema di gusti. Sembra proprio questo il caso dell’abbronzatura, caratteristica che renderebbe un uomo più attraente agli occhi di una donna. Secondo uno studio pubblicato qualche tempo fa sulla rivista Evolution and Human Behaviour da un gruppo di ricercatori guidato da Ian Stephen, ricercatore della Scuola di Psicologia dell’Università di Nottingham, le donne preferirebbero infatti gli uomini il cui volto ha un colorito ambrato, tonalità che conferirebbe alla pelle un aspetto più salutare.

Dato l’avvicinarsi delle vacanze, gli appassionati della tintarella potrebbero trovare in questa scoperta una buona scusa in più per trascorrere ore e ore in spiaggia preoccupandosi solamente di ottenere un’abbronzatura invidiabile. In realtà, che si sia uomini o donne, non bisogna mai dimenticare un dettaglio: dentro ai caldi raggi del sole si nascondono anche dei rischi.

Un nemico chiamato UV

La luce solare comprende infatti anche raggi nella lunghezza d’onda degli ultravioletti (i cosiddetti UV). Questi ultimi possono penetrare nella pelle, danneggiandola. Proprio per contrastare i possibili danni la pelle reagisce all’esposizione agli UV producendo melanina, un pigmento che rende la pelle più scura e la dota di uno schermo naturale contro l’azione degli UV.

L’effetto collaterale di tutto ciò è proprio l’abbronzatura. Ciò non significa che esporsi al sole per abbronzarsi sia una buona strategia per proteggersi dall’azione degli ultravioletti. Nel momento in cui la pelle inizia a produrre melanina gli UV hanno infatti già iniziato a fare i loro danni.

Questi ultimi dipendono dal tipo di ultravioletti presi in considerazione. Nei raggi del sole che baciano la pelle d’estate sono presenti sia gli UV-A, che oltre a favorire la comparsa delle rughe penetrano in profondità aumentando significativamente il rischio di cancro, sia gli UV-B, che oltre ad essere associati alla comparsa di diverse forme tumorali (dal melanoma al carcinoma a cellule squamose o a cellule basali) possono causare profonde scottature ed eritemi. In altre parole, entrambi i tipi di ultravioletti cui ci si espone mentre si prende il sole danneggiano il DNA aumentando il rischio di cancro, ma mentre gli UV-B sono associati anche ad altri danni più a breve termine (eritemi e scottature) gli UV-A promuovono la comparsa di problemi alla pelle più sul lungo termine, accelerandone l’invecchiamento.

Per questo motivo anche quando ci si vuole abbronzare non bisogna dimenticare di utilizzare una protezione adeguata, anche a costo di ritardare di qualche giorno il raggiungimento di un colorito invidiabile. La scelta migliore è arrivare in spiaggia già protetti: la crema solare ha infatti bisogno di un po’ di tempo per essere assorbita dalla pelle, perciò dovrebbe essere applicata almeno 20-30 minuti prima di esporsi al sole.

Per quanto riguarda il fattore di protezione, è necessario scegliere quello più adatto al proprio fototipo e ricordare che il cosiddetto SPF indica solo gli schermi anti UV-B. Un buon solare deve invece contenere anche un fattore di protezione anti UV-A.

Le alternative all’abbronzatura

protezione solare

Non bisogna nemmeno escludere la possibilità di regalarsi un colorito ambrato con metodi alternativi rispetto all’abbronzatura. Lo stesso Stephen in un altro studio pubblicato su Evolution and Human Behaviour ha dimostrato che mangiare i giusti prodotti dell’orto aiuta a donare alla pelle un aspetto ancora più splendente rispetto a quello ottenibile con la produzione di melanina.

La maggior parte delle persone pensa che il modo migliore per migliorare il colore della pelle sia abbronzarsi

ha spiegato Stephen

ma la nostra ricerca dimostra che mangiare molta frutta e verdura è in realtà un metodo più efficace.

Il merito è tutto dei carotenoidi, le stesse molecole che sono responsabili del colore rosso-arancione di vegetali come le carote e i pomodori. Come ci ha spiegato Giovanni Merone, medico estetico specializzato in Scienze dell’Alimentazione,

i carotenoidi assunti con il cibo si accumulano nel grasso sottocutaneo e nel derma.

Ciò non significa che mangiare carote e albicocche faccia abbronzare.

I carotenoidi esercitano un effetto stimolante rispetto alla melanina, ma molto parziale e molto tenue

precisa Merone.

A quanto pare, però, quando l’obiettivo è apparire più attraenti non è detto che la melanina debba essere stimolata a tutti i costi.

Dovendo scegliere fra la colorazione conferita dall’abbronzatura e quella conferita dai carotenoidi le persone preferivano la pelle color carotenoide

ha sottolineato Stephen, aggiungendo:

se desiderate una carnagione più attraente dovreste preferire un’alimentazione sana ricca di frutta e verdura piuttosto che sdraiarvi al sole.

In altre parole, sembra proprio che non ci sia nessun buon motivo per esporre a comprovati rischi la salute in nome dell’abbronzatura: anche quando si tratta del colore della pelle la scelta migliore è un’alimentazione sana. Largo, quindi, all’uso dei solari che garantiscono una protezione adeguata seguendo i consigli del nutrizionista sull’alimentazione più adatta durante l’estate.

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