Benessereblog Benessere Psicologia Donne sensibili allo stress? La colpa è anche delle cattive notizie

Donne sensibili allo stress? La colpa è anche delle cattive notizie

L'esposizione alle cattive notizie lascia più segni nell'animo femminile, tanto da rendere le donne più sensibili degli uomini a ulteriori stress

Donne sensibili allo stress? La colpa è anche delle cattive notizie

L’esposizione alle cattive notizie date dai mezzi di comunicazione rende le donne più sensibili agli stress. E’ questa la conclusione cui sono giunti i ricercatori del Centre for Studies on Human Stress dell’Ospedale Louis-H. Lafontaine di Montreal (Canada) al termine di uno studio pubblicato su PLoS ONE.

I risultati della ricerca hanno infatti svelato che le donne che leggono delle notizie negative le ricordano meglio degli uomini. La conseguenza di questo ricordo più vivido è una reazione più forte agli stress che devono affrontare successivamente.

Gli scienziati hanno scelto come indicatore dello stress l’ormone cortisolo, misurandone i livelli nella saliva in due gruppi di individui (in totale 30 uomini e 30 donne) che hanno partecipato a un esperimento basato sulla lettura di due tipi di notizie: neutre o negative. Monitorando le quantità di ormone dello stress è stato possibile valutare se il fatto di essere negative fa sì che le notizie aumentino lo stress, regolino la suscettibilità a stress successivi e influenzino il ricordo delle notizie stesse.

I dati raccolti hanno permesso di concludere che, di per sé, il fatto che una notizia sia negativa non fa aumentare i livelli di cortisolo, ma che porta, solo nelle donne, ad un aumento della produzione di cortisolo quando sono esposte a un nuovo evento stressante. Non solo, nelle donne il ricordo delle notizie negative è più vivido.

Questi risultati portano ad ipotizzare che le differenze nei processi che regolano la memoria e lo stress esistenti fra i due sessi giochino un ruolo nel determinare in che modo ciascuno di noi reagisce alle notizie negative diffuse dai mezzi di comunicazione.

Via | EurekAlert!
Foto | Flickr

Seguici anche sui canali social

Ti potrebbe interessare