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Cos’è lo stress da caregiver e come si affronta

Lo stress da caregiver è un disturbo che colpisce chi lavora prendendosi cura, in casa e in famiglia, di persone con difficoltà e bisognose di attenzioni costanti: anziani, persone con disabilità, bambini, pazienti affetti da malattie fisiche o mentali che ne limitano l'autonomia. La condizione di stress si presenta qualora il soggetto sia abbandonato a se stesso nell'atto di prendersi cura di una persona cara.

Cos’è lo stress da caregiver e come si affronta

Fonte immagine: Pixabay

Il lavoro di cura è pesante, fisicamente e mentalmente. Lo stress da caregiver è un disturbo che colpisce chi si prende cura in casa e in famiglia di persone bisognose: anziani, persone con disabilità, bambini piccoli. In assenza di altro aiuto, la persona che si occupa di situazioni diverse può trovarsi isolata dal resto del mondo e sperimentare un vero e proprio problema di salute a livello anche psicologico.

Per parlare di cosa provano i caregiver e per capire cos’è lo stress da caregiver, abbiamo posto qualche domanda al Dottor Carlo Maria Romeo Flamini, psicologo di MioDottore, che ha aderito al progetto di video consulenza online attivato dalla piattaforma.

Chi è il caregiver

Il caregiver è colui che letteralmente “si prende cura” nel quotidiano di una persona a lui cara – sia questa un bambino, un anziano o un ammalato – spesso senza avere né la preparazione né il tempo di elaborare il drastico cambiamento che questo comporta.

Ogni individuo costruisce nel tempo la propria immagine a partire dalle rappresentazioni che sono state assunte nel corso del proprio sviluppo e che comportano aspettative, desideri e ruoli che articolano la posizione del soggetto all’interno del proprio contesto di vita, le proprie speranze e i propri sogni. Ma questo processo di costruzione del Sé non riguarda solo il singolo soggetto, bensì anche il ruolo e l’immagine che hanno gli altri di quella persona.

prendersi cura degli altri
Fonte: Pixabay

Quando arriva una diagnosi a qualcuno di caro è come se un vetro iniziasse a incrinarsi: tutto il mondo fatto di aspettative e desideri si “accartoccia” assumendo un significato completamente diverso. In base alle proprie esperienze di vita si cerca di far fronte a quello che è successo, in modi estremamente soggettivi.

Caregiver e stress

Il caregiver si ritrova a dover fare i conti con l’accaduto e tutto deve essere ripensato per farlo funzionare. La persona che si assume il compito di essere il caregiver si riveste di un ruolo tanto dedicato all’altro quanto è pervasivo il problema della persona assistita. Iniziano a cambiare orari, diminuisce il tempo per sé, si diviene il punto di riferimento per ogni singola questione che riguarda “l’altro” e la sua necessità.

Il rapporto con l’“altro” in questione si fa sempre più duale, incentrato su un asse immaginario che mina e minaccia l’immagine che si aveva di sé, sgretolandola a poco a poco. Non basta parlare di stress: in gioco non c’è un semplice fattore fisiologico, ma il vissuto della persona in quanto caregiver. Da ciò deriva una moltitudine di sintomi, comportando problemi come ansia, irritabilità, perdita di sonno e appetito, preoccupazione persistente, flessione dell’umore, pensieri e sentimenti aggressivi verso la persona di cui bisognerebbe aver cura.

Quali sono i soggetti più a rischio?

Statisticamente, i soggetti più a rischio sono donne, intorno ai 60 anni, che si occupano di partner con un qualche disturbo in fase avanzato. Ci sono poi le figlie “multiruolo” che oltre al rapporto con il malato cercano di tenere insieme altri aspetti della propria vita. Infine, ci sono i neo-caregivers, in genere figli o nipoti fra i 20 e i 35 anni.

Quali sono i sintomi da riconoscere?

La vera difficoltà è riconoscere la sintomatologia: tendono a insorgere problematiche di tipo fisico, accompagnate da sbalzi umorali, sentimenti di solitudine e impotenza, sensi di colpa e risentimento, sia verso la persona di cui ci si occupa sia verso altri familiari e persone prossime che però non si assumono il ruolo del caregiver. A questo si aggiungono ansia, insonnia, sentimenti depressivi, apatia, irritabilità e frustrazione.

Spesso non ci si rende conto di ciò che si sta vivendo: una relazione duale che non permette di svincolarsi, in cui ci si addossa tutto il peso della responsabilità, in solitudine, senza possibilità di riuscita né di libertà, che erode pian piano l’immagine che si vede allo specchio.

caregiver
Fonte: Pixabay

Come fare per superare questa condizione?

Un’enorme parte del lavoro può essere fatta sulla prevenzione. È fondamentale operare con le figure professionali coinvolte in modo tale da prevenire il senso di isolamento e d’impotenza del caregiver, individuando risorse e strategie.

In secondo luogo, quando ci si accorge del problema, è estremamente utile lasciarsi aiutare da un professionista con il quale elaborare ciò che accade nella vita quotidiana, ritrovare una prospettiva diversa rispetto alla relazione con il familiare e, infine, ricostruire una dimensione propria e costituita da ciò che si è e ciò che si vuole fare, così da poter vivere non solo come caregiver.

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