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Antidepressivi, basta una dose per cambiare il cervello?

Anche una singola dose di antidepressivo può cambiare il nostro cervello? Ecco cosa emerge da una nuova ricerca.

Antidepressivi, basta una dose per cambiare il cervello?

Anche una sola dose di antidepressivo è sufficiente a provocare dei cambiamenti “drammatici” nel cervello del paziente, a distanza di sole tre ore dalla sua assunzione. A renderlo noto sarebbe stata una nuova ricerca condotta dai membri del Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences, stando alla quale basterebbe appunto anche solo una dose di farmaco antidepressivo per poter predire se questo funzionerà o meno nel trattamento della depressione del paziente. Per giungere a tale conclusione, gli autori dello studio hanno esaminato il cervello di un campione di volontari, dopo l’assunzione del farmaco appartenente alla classe degli SSRI “Escitalopram”.

Il farmaco in questione è un inibitore della ricaptazione della serotonina (SSRI), e la sua funzione sarebbe quella di aumentare il livello di questa sostanza chimica nel cervello, una sostanza che eserciterebbe una buona influenza su umore, emozioni e sonno. Se in passato si riteneva che gli effetti di questo farmaco fossero riscontrabili a distanza di due settimane, appare oggi chiaro che in realtà tali effetti sarebbero evidenti già a distanza di tre ore.

“Non ci aspettavamo che l’SSRI avesse un effetto così importante in un così breve lasso di tempo”, avrebbero infatti fatto sapere gli autori della ricerca, pubblicata sulla rivista Current Biology.

Le scansioni effettuate sui pazienti hanno dimostrato che il farmaco avrebbe in effetti ridotto la connettività in molte parti del cervello, ma si sarebbe registrato al contempo anche un aumento della connettività all’interno di due regioni specifiche del cervello, il cervelletto e il talamo.

Nonostante gli SSRI siano i tipi di antidepressivi più studiati e prescritti, non è ancora del tutto chiaro come questi effettivamente funzionino. I risultati emersi da questa nuova ricerca rappresentano senza dubbio un passo importante verso ulteriori studi clinici condotti sui pazienti che soffrono di depressione.

“Capire le differenze tra il cervello di individui che rispondono agli SSRI e quelli che non vi rispondono, potrebbe aiutare a predire al meglio se i pazienti beneficeranno di questo tipo di antidepressivo rispetto a qualche altra forma di terapia”.

In questo modo si potrà personalizzare al meglio la terapia per i pazienti che soffrono di depressione.

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via | DailyMail

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