Benessereblog Alimentazione Olio di palma nell’alimentazione: un nemico da evitare?

Olio di palma nell’alimentazione: un nemico da evitare?

Il suo utilizzo è sempre più diffuso, ma c'è chi dice che sia pericoloso per la salute. Ne abbiamo parlato con Filippo Ongaro, esperto di nutrizione

Olio di palma nell’alimentazione: un nemico da evitare?

Meglio il burro o la margarina? E quale olio scegliere? L’extravergine tipico della dieta mediterranea o un più economico olio di semi? Chi è abituato a prendere decisioni alimentari consapevoli si sarà trovato almeno una volta nella vita di fronte ad una di queste domande. Per chi fa attenzione alla propria alimentazione la risposta sembrerà ovvia e opterà senza alcun dubbio per l’olio extravergine d’oliva. Tuttavia, anche per chi fa questa scelta salutare il rischio di trovarsi a mangiare prodotti contenenti grassi diversi rispetto a quelli prescelti è dietro l’angolo.

Sono sempre di più, infatti, i cibi che nascondono al loro interno l’olio di palma, un grasso la cui salubrità è stata messa fortemente in discussione da diverse ricerche. Benessereblog ha avuto modo di parlare delle sue proprietà con Filippo Ongaro, medico chirurgo vice presidente dell’Associazione Medici Italiani Antiaging (AMIA) ed esperto di nutrizione, durante un incontro organizzato dalla Rete dei Giornalisti e Blogger per l’Ambiente.

Molti dubbi

E’ stato lo stesso Ongaro a sottolineare che quello della salubrità dell’olio di palma è un argomento ancora controverso. Il pomo della discordia è il suo elevato contenuto in grassi saturi, che di certo non sono la forma di grassi più sana fra quelli introdotti con l’alimentazione.

Una piccola dose di grassi saturi è necessaria

ha precisato l’esperto

ma quella dose la incameriamo già anche con un’alimentazione variata, soprattutto da alimenti di tipo animale, quindi l’aggiunta di questo olio non credo abbia un particolare vantaggio.

Per di più i dati che fanno pensare che l’olio di palma possa essere nocivo non mancano.

C’è chi parla di un peggioramento del profilo lipidico, quindi del rischio di patologie cardiovascolari. C’è addirittura chi parla del contrario. Questo non deve stupire più di tanto, perché credo che purtroppo nella ricerca che riguarda l’alimentazione spesso si assista a dei periodi di un certo grado di confusione sui dati.

Quando bisogna fidarsi, allora, delle notizie che attribuiscono ad un alimento particolari proprietà benefiche o, al contrario, effetti nocivi per la salute?

Non bisogna fare, come spesso si fa, di una ricerca o di un singolo studio il notizione che sconvolge tutte le nostre abitudini o le prescrizioni dei medici. Credo che la conoscenza in ambito medico si accumula nel tempo anche confrontando vari studi e quindi ogni studio ha il suo contributo, ma raramente uno studio ha una valenza unica tale da poter dire “cancella tutto il resto che sapevamo prima”.

Tra l’altro c’è anche un altro aspetto secondo me molto interessante e spesso poco considerato: non è che c’è una relazione cronologica tra uno studio e l’altro. Cioè uno studio pubblicato nel 2013 che dimostra, supponiamo, che l’olio di palma è sano non è che annulla uno studio pubblicato nel 2011 che dice che invece fa male. Sono due studi che danno delle visioni differenti della cosa che vanno pesati, ma non è che il fatto che uno studio venga dopo annulla quello precedente.

Quindi anche nella lettura della letteratura scientifica occorrerebbe sempre adottare un criterio di pazienza e mano a mano che le evidenze si accumulano, allora si dà un certo tipo di orientamento alle proprie conoscenze.

I consigli dell’esperto

I dubbi, quindi, per ora restano, così come resta il fatto che potremmo trovarci obbligati a consumare dell’olio di palma, che, come ha spiegato Ongaro, è stato introdotto in modo sempre più massiccio nell’industria alimentare per sostituire con un ingrediente altrettanto economico i grassi trans idrogenati, la cui pericolosità per la salute è ormai rinomata.

Ciò non significa, però, dover prestare un’attenzione maniacale a tutti i prodotti che acquistiamo. Ongaro ha infatti ricordato che non è un singolo ingrediente a rendere più o meno salutare ciò che mangiamo e che le conseguenze dell’assunzione di un determinato ingrediente dipendono molto dalle caratteristiche generali della nostra alimentazione quotidiana.

Non sono convinto che il grasso in sé sia una problematica così importante dal punto di vista della salute come alcuni ritengono che sia

ha aggiunto l’esperto

perché credo che alla fine si tratta di un’altra forma di grasso con una quantità di grassi saturi elevata, ma non è unica la presenza di grassi saturi. Si potrebbe ottenere anche lo stesso effetto mangiando una quantità eccessiva di burro, che presenta una quantità elevata di grassi saturi. Quindi credo che la questione sia come mangia il soggetto che eventualmente introduce l’olio di palma, che alimentazione ha e cosa va ad aggiungersi.

Che fare, quindi, alla luce di tutto ciò?

L’olio di palma ha caratteristiche che lo riportano un po’ più vicino ai grassi di origine animale, quindi se c’è deve essere in quantità ridotta, se non c’è non si perde nulla.

Foto | da Flickr di oneVillage Initiative

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