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Alimentazione, troppo fruttosio danneggia il fegato

Contrariamente a quanto si pensasse, non serve ingrassare perché troppi zuccheri danneggino la salute: anche restando magri il fegato può risentire fortemente di una dieta troppo dolce

Alimentazione, troppo fruttosio danneggia il fegato

Quantità troppo elevate di fruttosio nella dieta, come quelle associate ad un’alimentazione ricca di prodotti dolcificati con lo sciroppo di fruttosio, danneggiano il fegato anche quando non fanno ingrassare. E’ questa la conclusione cui sono giunti i ricercatori del Wake Forest Baptist Medical Center di Winston-Salem (Stati Uniti) al termine di uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition.

Già in passato studi condotti sulle scimmie avevano evidenziato un aumento dell’incidenza di steatosi epatica negli animali alimentati con una dieta ricca di fruttosio. All’epoca, però, non era stato possibile stabilire se questo effetto fosse dovuto più all’aumento di peso degli animali o alle eccessive quantità di questo zucchero.

Per eliminare questo dubbio i ricercatori, guidati da Kylie Kavanagh, docente di patologia e medicina comparata, hanno programmato uno studio in cui alcune scimmie hanno assunto livelli elevati di fruttosio per 6 settimane seguendo, però, una dieta controllata che ha fatto si’ che non ingrassassero. Al termine di questo periodo sono stati analizzati i marcatori dei danni al fegato nel sangue e i ceppi batterici presenti nell’intestino degli animali.

E’ stato, così, scoperto che nelle scimmie che avevano assunto molto fruttosio i batteri intestinali migravano il 30% più rapidamente verso il fegato di quanto osservato nelle altre scimmie, danneggiandolo.

Secondo Kavanagh

quello che possiamo dire è che livelli eccessivi di zuccheri aggiunti fanno uscire i batteri dall’intestino, li fanno entrare nel circolo sanguigno e danneggiare il fegato.

Ciò che ci ha sorpreso più di tutto è quanto velocemente il fegato è stato colpito e quanto era esteso il danno.

Nel caso dell’uomo, il danneggiamento potrebbe essere altrettanto rapido.

Sei settimane nelle scimmie

ha precisato Kavanagh

equivalgono a circa 3 mesi nell’uomo.

Via | Wake Forest Baptist Medical Center
Foto| da Flickr di nafmo

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