La relazione tra equilibrio psicofisico e Facebook è stata contrastante e contrastata sin dall’inizio dell’era del social ego. Se alcuni studi hanno sottolineato il ruolo non proprio positivo della piattaforma sulla nostra autostima, a causa della rivalità che si scatena sulle bacheche a suon di foto e status, altri hanno invece messo in evidenza i benefici della vita online per le persone sole, timide ed introverse.
Come per tutti i nuovi mezzi di interazione virtuale è l’approccio, più o meno equilibrato, a fare la differenza tra uso e dipendenza, tra espressione delle nostre emozioni e sfogo incontrollato. Tempo fa ne parlai con Luca Mazzucchelli, psicologo milanese tra i promotori di una psicologia 2.0 che si avvale di Skype e dei gruppi Facebook per raggiungere i pazienti.
L’io virtuale, mi spiegò, è una proiezione di quella parte di noi che vorremmo vedere realizzata, se non nella vita reale almeno in rete. Le nuove tecnologie di comunicazione, pertanto, non vanno demonizzate. Altro non sono che uno strumento per comunicare al mondo un disagio che altrimenti avrebbe trovato altri canali per manifestarsi. Ma quando possiamo parlare di dipendenza da Facebook?
Come per ogni genere di dipendenza, i segnali spia si individuano nell’effetto che ci fa l’astinenza e nella quantità di tempo che trascorriamo in compagnia del nostro vizio. Se rispondete in modo affermativo ad almeno cinque di queste domande, siete caduti nella morsa della Facebook dipendenza:
Nel prossimo approfondimento vedremo come liberarci dalla Facebook dipendenza.
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