A volte può capitare che il cuore si indebolisca a tal punto da non riuscire a richiamare abbastanza sangue al suo interno, a spingerlo verso il resto dell’organismo o addirittura a svolgere entrambi questi compiti. Alla base di questa debolezza può esserci una miocardiopatia restrittiva, una condizione in cui il cuore non riesce a rilassarsi adeguatamente tra un battito e l’altro e che è a sua volta scatenata da malattie che colpiscono il muscolo cardiaco.
Le cause più comuni sono l’amiloidosi o la formazione di cicatrici, a volte di origine sconosciuta. Una miocardiopatia restrittiva può però essere associata anche a patologie cardiache da carcionoidi, a malattie dell’endocardio (ad esempio la fibrosi endomiocardica o la sindrome di Loeffler), all’emocromatosi, a una radio- o una chemioterapia, allo scleroderma e a tumori al cuore. Infine, in alcuni casi può essere una complicazione di un trapianto di cuore.
In genere i sintomi compaiono poco alla volta. Il cuore è di dimensioni normali o solo leggermente ingrossato e i segnali della presenza di una miocardiopatia sono altri, come:
In alcuni casi questi sintomi possono anche comparire improvvisamente e appaiono gravi di dall’inizio.
In genere la prognosi non è buona e l’aspettativa di vita dopo la diagnosi è di 9 anni. Se i sintomi sono gravi o se la funzionalità del cuore è compromessa può essere necessario un trapianto. Negli altri casi il trattamento è mirato alla riduzione dei sintomi e al miglioramento della qualità della vita e si basa sull’assunzione di farmaci di diverso tipo a seconda del problema che si deve contrastare e variano dagli anticoagulanti agli steroidi, passando per diuretici, farmaci per controllare il battito cardiaco e chemioterapici.
Via | MedlinePlus