Stomaco
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Lo stomaco fa parte dell’apparato digerente ed è un organo essenziale per la digestione dei cibi, per l’assorbimento dei nutrienti e per l’eliminazione delle scorie. Per questo è importante mantenerlo in salute.
Sono tante le problematiche che possono interessare lo stomaco e impedirgli di funzionare bene. In alcuni casi si tratta di piccoli malesseri passeggeri che puoi prevenire e alleviare modificando il tuo stile di vita, a cominciare dall’alimentazione. Una dieta squilibrata, infatti, può causare problemi digestivi e disturbi comuni, come il mal di stomaco. Ci sono, tuttavia, anche molte malattie, più o meno serie, che possono compromettere il funzionamento di questo organo e avere conseguenze anche gravi.
In questo articolo ti spiegheremo in dettaglio come è fatto lo stomaco e quali preziose funzioni svolge nell’organismo. Ti aiuteremo anche a capire quali sintomi possono essere il campanello di allarme di una malattia, quali sono le principali patologie gastriche e come prevenirle e curarle.
Cos’è lo stomaco
Lo stomaco è uno degli organi dell’apparato digerente, ovvero quel complesso di strutture che permettono di assumere e digerire il cibo, di assorbirne i nutrienti e di eliminare le sostanze di scarto. Questo organo gioca un ruolo cruciale soprattutto nella digestione degli alimenti, che inizia proprio dallo stomaco, grazie ai succhi gastrici, per proseguire nell’intestino.

Anatomia dello stomaco
Lo stomaco è situato nella parte superiore sinistra dell’addome. Dal punto di vista anatomico può essere considerato un allargamento a forma di sacco del tubo digerente. È collegato sia all’esofago, da cui riceve il cibo attraverso lo sfintere esofageo inferiore (o valvola cardiale), sia all’intestino tenue, da cui lo separa lo sfintere pilorico, una valvola che, aprendosi e chiudendosi, regola lo svuotamento dello stomaco.
È lungo circa 25-28 cm e largo 10-12 cm. Ha una struttura elastica che gli permette di cambiare forma e dimensioni a seconda del cibo presente al suo interno. Il merito è delle pliche ripiegate che compongono la sua parete e che, distendendosi, fanno sì che la capienza dello stomaco possa arrivare fino a 1000-1500 ml.
Le regioni dello stomaco
Lo stomaco si divide in diverse parti:
- il fondo, ovvero la parte superiore
- il cardias, cioè la valvola che congiunge esofago e stomaco
- il corpo, ovvero la parte centrale, posta tra il fondo e l’antro, che rappresenta la porzione maggiore dello stomaco e fa da serbatoio per il cibo deglutito
- l’antro cardiale e l’antro pilorico, che corrispondono, rispettivamente, alla zona vicina al cardias e a quella vicina al piloro
- il piloro, cioè l’orifizio che mette in comunicazione lo stomaco e il duodeno.
L’area superiore prende il nome di piccola curvatura dello stomaco, mentre quella inferiore si chiama grande curvatura dello stomaco.
Lo stomaco è rivestito dal peritoneo, una struttura sierosa e fibrosa che lo protegge e ne assicura l’aderenza alla parete addominale e agli organi vicini.
Nello stomaco, la vascolarizzazione arteriosa avviene tramite le arterie gastriche destra e sinistra e le arterie gastroepiploiche destra e sinistra. La vena porta drena il sangue proveniente dallo stomaco: in questo grosso tronco venoso confluiscono, infatti, una serie di vasi che hanno origine dallo stomaco, in particolare la vena gastrica destra (o vena pilorica), la vena gastrica sinistra (o vena coronaria dello stomaco) e le vene gastroepiploiche destra e sinistra.
L’innervazione è assicurata dal nervo vago, che gioca un ruolo nel controllo della secrezione acida dello stomaco.
La parete dello stomaco
La parete dello stomaco è composta da tre strati, o tonache, che si susseguono dall’interno all’esterno in quest’ordine: la mucosa gastrica, la tonaca muscolare e la tonaca sierosa.
- La mucosa gastrica è lo strato più interno: secerne i succhi gastrici, creando l’ambiente acido che caratterizza lo stomaco, e produce il muco che protegge l’organo durante la digestione. La mucosa gastrica si divide a sua volta in tre strati: la tonaca mucosa (costituita da cellule epiteliali), la muscolaris mucosae (un piccolo strato di fibre muscolari lisce) e la tonaca sottomucosa (composta in prevalenza da fibre elastiche, tra le quali si trovano le ghiandole che secernono il muco).
- La tonaca muscolare: è lo strato intermedio di muscoli che, con le loro contrazioni, permettono di rimescolare il cibo durante la digestione. È costituita da tre strati di fibre muscolari, oblique, circolari e longitudinali.
- La tonaca sierosa: è lo strato più esterno, che avvolge e riveste completamente lo stomaco.

A cosa serve lo stomaco
Lo stomaco svolge numerose funzioni: partecipa alla digestione degli alimenti, ne consente il transito verso l’intestino e permette l’assorbimento di alcuni nutrienti.
Più in dettaglio, lo stomaco:
- funge da serbatoio per il cibo introdotto attraverso la bocca e masticato (bolo alimentare), che riceve dall’esofago e immagazzina finché non viene completamente aggredito dai succhi gastrici all’avvio del processo digestivo
- inizia la digestione dei grassi e delle proteine
- con le sue contrazioni, determina il rimescolamento e la progressione del bolo verso il duodeno
- favorisce l’assorbimento di alcuni nutrienti, come la vitamina B12.
Lo stomaco, dunque, è il luogo in cui ha inizio il processo digestivo, che si completerà nell’intestino. Approfondiamo più in dettaglio come si svolge.
Stomaco e digestione
All’interno dello stomaco comincia la digestione dei grassi e delle proteine. Questi nutrienti vengono scomposti nei loro costituenti, rispettivamente gli acidi grassi e gli aminoacidi. La digestione dei carboidrati nello stomaco, invece, è limitata dal suo ambiente acido. Questa acidità, infatti, inattiva l’amilasi salivare, o ptialina, l’enzima che inizia la digestione degli amidi nella bocca.
Le funzioni digestive sono rese possibili dai succhi gastrici, prodotti dalle ghiandole gastriche, che secernono i loro tre componenti principali:
- il pepsinogeno, che viene convertito in pepsina e si occupa della scomposizione delle proteine in aminoacidi.
- l’acido cloridrico, necessario perché la pepsina possa svolgere la sua funzione
- la lipasi gastrica, che inizia la scomposizione dei grassi.
Nel processo digestivo gioca un ruolo essenziale anche il fattore intrinseco, prodotto dalle ghiandole gastriche e fondamentale per l’assorbimento della vitamina B12. In assenza di questa glicoproteina, che nel duodeno si lega alla vitamina B12 permettendole di resistere all’azione digestiva degli enzimi, questo prezioso nutriente verrebbe completamente eliminato con le feci.
Durante la digestione, la parete dello stomaco produce anche la mucina, il muco che lo protegge dall’azione corrosiva dell’acido cloridrico.
Oltre che dai succhi gastrici e dagli enzimi digestivi, il processo digestivo nello stomaco è agevolato dalle sue contrazioni, che ne rimescolano il contenuto. Grazie a questi movimenti, resi possibili dalla muscolatura gastrica, in un massimo di cinque ore lo stomaco riesce a digerire il cibo solido proveniente dall’esofago, riducendolo a una sostanza semifluida (il chimo) che dallo stomaco, attraverso il piloro, raggiunge l’intestino.
Le malattie dello stomaco
Lo stomaco può essere interessato da numerose problematiche, che in alcuni casi provocano fastidi transitori e di lieve entità, in altri sono in grado di compromettere in modo molto serio la salute.
Quali sono le patologie gastriche? Quali disturbi rappresentano un potenziale campanello d’allarme? Esaminiamo da vicino le principali malattie che possono colpire lo stomaco, le loro cause, i sintomi e le terapie più efficaci per trattarle.

Mal di stomaco
Il mal di stomaco è uno dei problemi più frequenti e si manifesta con un dolore localizzato nella parte superiore dell’addome. È un sintomo comune a molte condizioni e può essere associato ad altri disturbi, come acidità, bruciore, alito cattivo, gonfiore, nausea, vomito, diarrea o stitichezza.
Generalmente il mal di stomaco è legato ad una cattiva digestione, spesso causata da abitudini alimentari sbagliate: all’origine del mal di stomaco può esserci, per esempio, un pasto troppo abbondante o pesante, consumato troppo velocemente.
In questi casi si tratta di un disturbo transitorio, che è possibile curare e prevenire soprattutto modificando gli stili di vita che l’hanno scatenato. Per agevolare la digestione è utile fare 5 pasti al giorno, mangiare lentamente e masticare bene, limitare il consumo di alcol e bevande gassate e non sdraiarsi dopo aver mangiato.
Il mal di stomaco potrebbe anche essere la conseguenza di un periodo di forte stress, il segnale di un’intolleranza alimentare oppure un indicatore di malattie più serie, come l’ulcera gastrica. Di fronte a un mal di stomaco, soprattutto se è ricorrente e compare in persone fragili, bambini o donne in gravidanza, è quindi bene rivolgersi al medico. Sarà lui a valutare l’opportunità di un approfondimento, utile per capire meglio l’origine del disturbo e come curarlo.
Leggi l’articolo per saperne di più su “Mal di stomaco: sintomi, cause e cure”.
Bruciore di stomaco
Tra i disturbi spesso associati al mal di stomaco c’è il bruciore di stomaco, o pirosi gastrica. Si tratta di un sintomo che può dipendere dalla cattiva digestione, dal consumo di cibi acidi come gli agrumi e i pomodori, dall’assunzione di alcuni farmaci, dallo stress, dalla gravidanza e dal sovrappeso, che aumentano la pressione sullo stomaco. A scatenare il bruciore di stomaco, però, possono anche essere delle patologie gastrointestinali, come un’intolleranza alimentare, il reflusso gastroesofageo, la gastrite, ma anche alcune malattie a carico di altri organi, come l’infarto del miocardio.
In presenza di bruciore di stomaco, il consiglio è quindi quello di rivolgersi al medico, che sulla base del quadro clinico suggerirà gli accertamenti diagnostici e la terapia più appropriata. In genere, contro la pirosi gastrica è consigliato il ricorso a farmaci antiacidi o gastroprotettori. Questi medicinali, da assumere sempre dietro prescrizione medica, non curano la causa che ha scatenato il bruciore, ma possono contribuire ad alleviarne i sintomi.
Vuoi saperne di più? Leggi l’articolo “Bruciore di stomaco: cause, sintomi, cure e rimedi naturali”.
Acidità di stomaco
L’acidità di stomaco, anche detta acidità gastrica o iperacidità, è un’altra condizione molto sgradevole che può legarsi a dolore, bruciore, eruttazione con risalita di succhi gastrici.
All’origine di questo disturbo ci sono un’irritazione o un’infiammazione della mucosa gastrica, che possono essere provocate da numerosi fattori. Tra questi, la tendenza a mangiare troppo in fretta, a consumare pasti abbondanti o ad abusare di cibi speziati o acidi, che acuiscono il disturbo. Anche lo stress, alcuni farmaci, il caffè e le bevande alcoliche possono influire. In gravidanza, l’acidità di stomaco è un disturbo comune, legato ai cambiamenti ormonali e alla maggiore pressione addominale causata dall’utero che aumenta di dimensioni.
Ci sono tuttavia anche delle patologie dello stomaco che possono provocare acidità, come la gastrite, il reflusso gastroesofageo e l’ulcera. Per questo, anche se esistono numerosi farmaci per contrastarla – tra i più conosciuti c’è il Biochetasi -, il consiglio è quello di evitare il fai da te e di chiedere comunque il parere del medico, soprattutto se l’acidità di stomaco si presenta spesso.
Scopri cause, sintomi e cura dell’acidità di stomaco.

Digestione lenta o dispepsia
Una delle cause di fastidiosi malesseri come mal di stomaco, bruciore e acidità è la cattiva digestione, o dispepsia. Si manifesta con un senso di pesantezza dopo i pasti che può associarsi a gonfiore, eruttazione, sonnolenza e alitosi.
Si tratta di una problematica che, come abbiamo accennato, può dipendere da abitudini alimentari errate, come la tendenza a mangiare in fretta o in modo troppo pesante o abbondante. Questi comportamenti sovraccaricano lo stomaco, che quindi fa fatica a svuotarsi.
In questi casi, la dispepsia è un disturbo passeggero, che si può correggere e prevenire imparando a mangiare più sano. Tuttavia, come per il mal di stomaco, se la cattiva digestione è persistente può essere la spia di una patologia più seria, come la gastrite, l’ulcera gastrica, il reflusso gastroesofageo. È importante, quindi, non prenderla alla leggera e parlarne con il medico, che potrà prescrivere dei farmaci, come i procinetici per favorire lo svuotamento gastrico, ma anche richiedere degli approfondimenti per indagare le cause della dispepsia.
Aria nello stomaco
L’aerofagia è un accumulo di aria nello stomaco che può provocare gonfiore e tensione addominale, sensazione di pienezza e dolore retrosternale. Può essere causata dall’ingestione eccessiva di aria, frequente se mangiamo velocemente o se parliamo mangiando. Ci sono anche alcuni cibi che possono acuire questo disturbo, per esempio quelli ricchi di fibre, i legumi, le crucifere (cavolfiori, cavoli e broccoli), i latticini, che è quindi consigliabile consumare con moderazione se si tende a soffrire di aria nello stomaco.
Questa fastidiosa condizione può, tuttavia, anche essere il segnale di problematiche a carico dell’apparato gastrointestinale, come la sindrome dell’intestino irritabile, la stipsi o un’alterazione della flora batterica. Rivolgiti sempre al medico per comprendere meglio l’origine del problema. Se la causa non è patologica, puoi ricorrere a trattamenti farmacologici o rimedi naturali, come le tisane di camomilla o di finocchio, che insieme a un’alimentazione più equilibrata ti aiuteranno ad attenuare i disturbi.
Vuoi saperne di più sull’aerofagia? Leggi l’articolo “Aria nello stomaco: cause, sintomi e cura del fastidio“.
Vomito
Il vomito è la manifestazione fisica di un problema che può avere tantissime cause. Più correttamente denominato “emesi”, consiste nell’improvvisa emissione del contenuto gastrico attraverso la bocca provocata da una contrazione antiperistaltica dei muscoli del diaframma e dell’addome.
Non è esclusivamente legato a una patologia dello stomaco, ma può essere causato da problematiche che interessano anche lo stomaco, come la gastroenterite, un’infiammazione, per lo più di natura infettiva, che colpisce l’apparato gastroenterico (più frequentemente l’intestino tenue e il colon).
Il vomito può anche associarsi ad altri sintomi come un mal di stomaco violento e improvviso, che non deve essere trascurato perché può essere la spia di un’appendicite.
Questo disturbo tende a non essere grave o preoccupante, ma se si manifesta con una certa frequenza o si protrae nel tempo è necessario indagarne le cause.
Nel nostro articolo ti spieghiamo tutto sul “vomito nell’adulto, nel bambino e nel neonato: sintomi, cause e cure”.

Crampi allo stomaco
I crampi allo stomaco sono spasmi dolorosi e improvvisi che possono essere provocati da disturbi di lieve entità, ma anche da malattie più serie. Ansia, stress, aria nello stomaco sono alcune delle cause che possono scatenarli. Anche la dieta può concorrere a causare i crampi: soprattutto se si presentano di notte, la colpa potrebbe essere dei cibi ingeriti la sera, troppo salati oppure elaborati, quindi difficili da digerire. Dietro questo fastidioso problema possono, però, nascondersi anche condizioni patologiche a carico dell’apparato gastrointestinale, come intolleranze alimentari, gastroenterite, sindrome del colon irritabile.
In genere, i crampi sono un disturbo transitorio e non particolarmente preoccupante. Se, tuttavia, il dolore dura più di due giorni o è accompagnato da nausea, vomito, bruciore o febbre, è bene rivolgersi al medico per indagarne meglio la natura e trattarlo nel modo più opportuno.
Scopri di più sui crampi allo stomaco, sulle loro cause e sui rimedi per curarli.
Diarrea
La diarrea è uno dei disturbi più comuni e fastidiosi che possono colpire l’apparato gastrointestinale. Può essere acuta (se la durata non supera le due settimane) o cronica (quando si prolunga per 4 settimane o più) e spesso si accompagna ad altre manifestazioni di natura gastrointestinale, come crampi allo stomaco, nausea, vomito, inappetenza. Tra le principali cause della diarrea c’è la gastroenterite, un’infezione che può essere provocata da virus, batteri o parassiti. Tra le forme più comuni c’è la diarrea del viaggiatore, che colpisce in viaggio, spesso per l’ingestione di cibi o acqua contaminati.
Generalmente la diarrea è una condizione non preoccupante, che tende a guarire spontaneamente nell’arco di pochi giorni. È comunque bene informare il medico, specie se si accompagna a febbre, sangue nelle feci, dimagrimento inspiegabile.
Cosa mangiare quando si ha la diarrea? La dieta gioca un ruolo importante nell’attenuare questo disturbo: tendenzialmente è bene consumare pasti leggeri e nutrienti, meglio se a base di cibi solidi, evitando alimenti piccanti e grassi.
Vuoi saperne di più sulla diarrea, sulle cause, le cure e i rimedi per guarire velocemente? Leggi il nostro articolo e scopri anche quali sono i cibi consigliati per far passare più rapidamente questo disturbo.
Reflusso gastroesofageo
Il reflusso gastroesofageo è una condizione molto fastidiosa che consiste nella risalita del contenuto gastrico, prevalentemente acido, dallo stomaco all’esofago, causata da un’incompleta chiusura del cardias, la valvola che li collega. Si manifesta con un forte bruciore di stomaco che in genere compare dopo i pasti, ma che può presentarsi anche durante la notte. Tra gli altri sintomi c’è spesso la tosse, perché il cibo ingerito che risale verso l’esofago ne infiamma le pareti. Un altro disturbo frequente è rappresentato dai battiti cardiaci anomali, dovuti al fatto che lo stomaco, restando più disteso del dovuto, interferisce con il lavoro del cuore. Per questo motivo non è sempre facile distinguere il reflusso da un attacco cardiaco.
Questa problematica può diventare una malattia vera e propria (MRGE, ovvero malattia da reflusso gastroesofageo) quando causa sintomi frequenti o complicanze come l’esofagite o l’esofago di Barrett. Il sovrappeso e l’obesità possono aumentare il rischio di soffrirne a causa dell’aumento della pressione intra-addominale.
In presenza di reflusso è importante adottare alcune buone abitudini che aiutano a contenere i disturbi, come non sdraiarsi dopo mangiato, non indossare abiti o cinture troppo stretti e limitare gli sforzi fisici. Anche la dieta aiuta: è bene evitare i cibi che possono irritare le pareti dello stomaco, per esempio quelli acidi come pomodori e agrumi, ma anche caffè e bevande alcoliche. La terapia può prevedere il ricorso a farmaci antiacidi e antireflusso, da assumere dietro prescrizione medica.
Leggi il nostro articolo per scoprire tutto quello che c’è da sapere su sintomi, cause, cure e rimedi contro il reflusso gastroesofageo.

Gastrite
La gastrite è un’infiammazione delle pareti interne dello stomaco. Si manifesta con bruciore alla bocca dello stomaco o dolore al centro del petto, che possono essere associati a gonfiore, nausea, vomito, diminuzione dell’appetito, digestione difficoltosa, eruttazione.
È causata da un’eccessiva secrezione di acido cloridrico, che può essere legata a una scorretta alimentazione, all’assunzione di farmaci antinfiammatori, all’abuso di alcol o allo stress. Dietro la gastrite può esserci anche un’infezione da Helicobacter pylori, un batterio Gram-negativo a forma di spirale che può colonizzare la mucosa dello stomaco e provocarne l’infiammazione. Questo germe è una delle principali cause (il 60% dei casi) della gastrite cronica, che si chiama così perché non guarisce spontaneamente ma tende a perdurare nel tempo. La gastrite cronica si differenzia dalla gastrite acuta, che ha un’insorgenza improvvisa ma una durata in genere molto contenuta.
La cura farmacologica prevede l’assunzione di farmaci antiacidi e inibitori della pompa protonica (PPI) per ridurre la produzione di succhi acidi nello stomaco, o di antibiotici se il disturbo è di origine batterica. Anche l’alimentazione gioca un ruolo cruciale.
Cosa mangiare con la gastrite per stare meglio? È importante, per esempio, evitare i cibi che possono aggravare i sintomi, come quelli bollenti o troppo freddi, gli alimenti piccanti, troppo ricchi di grassi o fritti, privilegiando metodi di cottura semplici, come in padella o al forno, e limitando i condimenti.
Leggi gli approfondimenti sulla gastrite per conoscere sintomi, cause, cure e accorgimenti da adottare per prevenirla.
Intossicazione alimentare
L’intossicazione alimentare è causata dall’ingestione di alimenti contaminati o di cibi conservati o preparati senza osservare le basilari norme igieniche. Può manifestarsi con vari sintomi a carico dell’apparato gastrointestinale, come vomito, diarrea, nausea, dolori addominali e crampi allo stomaco, ma anche con un malessere più generale, febbre, brividi e debolezza.
L’intossicazione alimentare può essere scatenata da diverse tipologie di agenti, come batteri, virus, parassiti, tossine o prodotti chimici, per esempio pesticidi, metalli e additivi. Tra i batteri spiccano la salmonella, seguita dal Campylobacter e dal C. botulinum (botulismo). Tra i parassiti, può provocare un’intossicazione alimentare il toxoplasma gondii, causa di toxoplasmosi. Nell’uomo, questa malattia può essere la conseguenza del consumo di carne cruda o di frutta e verdura contaminati da feci e non adeguatamente lavati ed è particolarmente pericolosa in gravidanza. Tra i virus maggiormente responsabili di intossicazione alimentare c’è quello dell’epatite A (HAV), che è possibile contrarre mangiando molluschi (cozze, vongole, ostriche) crudi.
In tutti i casi, l’intossicazione alimentare è una problematica da non trascurare: se avverti disturbi sospetti, rivolgiti subito al medico. L’intervento specialistico e tempestivo è essenziale soprattutto in presenza di fattori di rischio o fragilità, per esempio se l’intossicazione interessa persone anziane o con malattie croniche, donne in gravidanza, neonati e bambini piccoli, per cui le conseguenze potrebbero essere particolarmente gravi. È molto importante anche prevenire le intossicazioni alimentari attraverso una corretta cottura, preparazione e conservazione degli alimenti,
Nel nostro articolo, “Intossicazione alimentare: sintomi da riconoscere, cause e cosa fare”, ti spieghiamo come proteggerti dalle intossicazioni alimentari, come capire se tu o qualcuno della tua famiglia ne è stato colpito e come intervenire nel modo più opportuno.

Ernia iatale
L’ernia iatale è una condizione caratterizzata dal passaggio di una parte più o meno ampia dello stomaco nel torace. È determinata dall’allentamento delle pareti dello iato, una piccola apertura del diaframma attraverso la quale passa l’esofago. Può essere asintomatica, oppure causare disturbi da reflusso gastroesofageo, come bruciore retrosternale e rigurgito di materiale acido, che sono i sintomi più comuni. Tra i sintomi atipici, invece, ci sono il dolore toracico (che può simulare un infarto), la tosse, l’asma, le bronchiti ricorrenti, la raucedine, la sensazione di nodo in gola e la disfagia, ovvero la difficoltà a deglutire.
Esistono diversi tipi di ernia iatale:
- ernia iatale da scivolamento: è la più frequente ed è caratterizzata dal passaggio, attraverso lo iato esofageo, di una porzione più o meno estesa della parte prossimale dello stomaco
- ernia iatale paraesofagea: è più rara ma anche più pericolosa, perché determina il passaggio dallo iato del fondo dello stomaco. Le conseguenze possono, quindi, essere lo strozzamento dell’ernia e la compromissione dell’afflusso di sangue nella zona
- ernia iatale mista, la tipologia di solito più voluminosa, in cui oltre al fondo risale anche il cardias (la valvola che collega l’esofago allo stomaco).
Le ernie iatali possono essere di piccole dimensioni (2-3 cm) o interessare gran parte dello stomaco. Il trattamento prevede, in genere, un intervento chirurgico di riposizionamento dell’organo nella sua sede originaria.
Ulcera gastrica
L’ulcera gastrica è una ferita, di forma rotonda oppure ovale, che si forma nella parete interna dello stomaco. Si chiama gastrica proprio perché la lesione interessa la mucosa dello stomaco, a differenza di quella duodenale in cui l’erosione è localizzata nel duodeno.
Il principale sintomo con cui si manifesta è il mal di stomaco, che si concentra nella parte superiore e centrale dell’addome e può essere associato a bruciore, ma anche a problematiche più gravi, come il sanguinamento. L’ulcera gastrica, infatti, se non diagnosticata e trattata, può portare a complicanze anche gravi, come emorragie e perforazione dello stomaco.
Come per la gastrite, la maggior parte dei casi di ulcera (80-90%) sono provocati da un’infezione da Helicobacter pylori e sono la conseguenza dello stato di infiammazione cronica (gastrite cronica) scatenato da questo batterio. Tra gli altri fattori che possono determinare lo sviluppo dell’ulcera ci sono anche l’abuso di fumo e di alcol, l’assunzione prolungata di alcuni farmaci, come i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), lo stress, il consumo di cibi piccanti. Tutte queste condizioni indeboliscono la mucosa dello stomaco, che diventa quindi soggetta a erosioni.
La terapia dipende dalle cause che hanno provocato l’ulcera e può prevedere il ricorso a farmaci gastroprotettori (inibitori della pompa protonica) o antibiotici, se la patologia è di origine infettiva.
Tumore allo stomaco
Il tumore dello stomaco, o adenocarcinoma gastrico, è il più diffuso dei tumori maligni che colpiscono questo organo. Nella maggior parte dei casi questa neoplasia è provocata da una massa di cellule che crescono in modo incontrollato nel rivestimento interno dell’organo, la mucosa.
Il tumore allo stomaco è una patologia multifattoriale. A giocare un ruolo accertato nel suo sviluppo è l’infezione da Helicobacter pylori. Questo batterio, infatti, è in grado di sopravvivere nell’ambiente acido dello stomaco, determinando uno stato infiammatorio cronico che nel tempo può alterare la mucosa in senso neoplastico.
Anche alcuni fattori ambientali e genetici possono favorire lo sviluppo di questa patologia. Tra questi, il fumo di sigaretta e un’alimentazione ricca di grassi e cibi conservati. Esiste anche una predisposizione familiare che contribuisce alla genesi della malattia.
I sintomi del tumore allo stomaco sono comuni anche ad altre patologie e includono nausea, gonfiore, digestione lenta, vomito, bruciore, debolezza, perdita di peso, presenza di sangue nelle feci, inappetenza.
Per formulare la diagnosi, in genere, si fa ricorso a una gastroscopia con biopsia.
La chirurgia, che prevede l’asportazione di tutto lo stomaco o di una sua parte, rappresenta il trattamento di prima scelta per il tumore allo stomaco nelle sue fasi iniziali. Negli stadi avanzati, l’opzione terapeutica privilegiata è la chemioterapia. Si tratta, purtroppo, di una patologia aggressiva, caratterizzata da un alto tasso di recidiva e, in Italia, da una sopravvivenza del 25% a 5 anni dalla diagnosi, tra le più basse in Europa, come sottolinea il volume “I numeri del cancro in Italia 2021“, redatto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e dall’Associazione Italiana Registro Tumori (Airtum). La ricerca sta lavorando per migliorare le terapie e la sopravvivenza dei pazienti.
Vuoi saperne di più? Leggi l’articolo “Tumore allo stomaco: cause, sintomi e cura della malattia”.

Stomaco: i disturbi comuni in gravidanza
Alcuni disturbi dell’apparato gastrointestinale si presentano frequentemente in gravidanza. Questo periodo, infatti, determina molti cambiamenti fisici, ormonali e di stile di vita, che rendono la donna più soggetta a soffrire di determinate problematiche.
Stitichezza
Tra i fastidi più comuni c’è la stitichezza, che in genere inizia a manifestarsi già durante il primo trimestre di gravidanza a causa dell’azione del progesterone. Questo ormone, che ha il compito di favorire il rilassamento della muscolatura interna dell’utero, agisce anche su altri organi, compreso l’apparato gastrointestinale, dove provoca un rallentamento dell’attività intestinale e, di conseguenza, la stipsi. Dopo il terzo trimestre entra in gioco un altro ormone, l’aldosterone, che favorisce il riassorbimento di acqua nel colon rendendo le feci meno morbide e più difficili da espellere. Una dieta sana, una vita attiva e il ricorso ai lassativi dietro prescrizione medica aiutano a contrastare questo disturbo.
Leggi il nostro articolo sulla stitichezza in gravidanza per sapere come affrontare la stipsi mese dopo mese.
Nausea in gravidanza
Anche la nausea è uno dei disturbi più frequenti in gravidanza, soprattutto nel primo trimestre e al mattino, anche se le caratteristiche e la durata di questo malessere possono variare da donna a donna. Le cause della nausea in gravidanza sono per lo più ormonali, ma anche le infezioni urinarie, l’ansia e lo stress possono giocare un ruolo nella comparsa di questo disturbo. Si tratta di un fenomeno del tutto normale, che in alcuni casi, tuttavia, può rappresentare un rischio per mamma e bambino. Succede se la nausea provoca un vomito che si protrae a lungo, perché la conseguenza può essere una forte disidratazione. Fatta eccezione per queste situazioni, che devono essere tenute sotto attenta osservazione, è possibile alleviare la nausea e vivere una gravidanza più serena con i cibi giusti, i rimedi naturali e, se il medico li prescrive, alcuni farmaci antiemetici.
Nel nostro articolo sulla nausea in gravidanza ti spieghiamo tutto quello che devi sapere: quando inizia, quando finisce e cosa fare per attenuare questo disturbo.
Come abbiamo visto, lo stomaco è un organo cruciale per la nostra salute perché pone le basi per una digestione corretta e per un ottimale assorbimento dei nutrienti, oltre che per l’eliminazione delle sostanze di scarto. Per questo è importante prendersene cura, adottando buone abitudini per preservarne il benessere. Una dieta poco equilibrata, uno stile di vita troppo frenetico, lo stress, il fumo e l’alcol, infatti, possono alterare il suo delicato equilibrio. È essenziale non trascurare alcun disturbo, neanche quelli che consideriamo banali, come il mal di stomaco, perché potrebbero essere un segnale che ci avvisa che qualcosa non va. Impariamo ad ascoltarli e rivolgiamoci al medico in caso di sospetti, per individuare subito un’eventuale malattia gastrica e curarla tempestivamente e al meglio.